Roncobello-Laghi Gemelli
E' la prima volta che scrivo ad una settimana di distanza da una corsa. Un po' per forza di cose, un po' anche per vedere cosa raffiora alla memoria quando il tempo passa e non si e' ancora freschi di chilometri. Una settimana fa c'era aria di vigilia. Avevo scritto due giorni prima che il tempo sarebbe potuto essere brutto, previsti temporali. Quando siamo arrivati a Roncobello domenica mattina ci ha accolto invece il tempo perfetto per correre. Il tempo giusto per cambiarci e ci siamo trovati sulla linea di partenza, al campo sportivo. Nei pochi minuti che mi hanno diviso dall'inizio ho ripercorso tutta la strada fin al rifugio del giro di boa e ritorno, memore delle gite degli scorsi anni: salita asfaltata fin dopo Capovalle, bosco fitto fino ai rifugi di Mezzeno, salita sull'erba fino al bivio dei Tre Pizzi, poco dopo la baita dove lo scorso anno ci hanno fatto ridiscendere a valle, il Passo di Mezzeno e la sua croce e finalmente i laghi. Poi tutto da capo, ma al contrario. Tutto in qualche decina di secondi, nitido, preciso.
Allo sparo non mi sono fatto prendere dalla smania di stare davanti memore della fatica di trecentosessantacinque giorni fa. Sono rimasto nel primo gruppo ma controllando l'andatura. Il pezzo duro comincia gia' dal boschetto che taglia i quattordici tornanti per arrivare all'inizio dei sentieri. La temperatura a dir poco perfetta. I temporali della notte hanno rinfrescato ben bene l'aria. Conto subito quanti ho davanti a me. L'obiettivo è arrivare tra i primi quaranta ed andare a premi. Inizialmente avrei voluto anche provare a rimanere sotto le due ore, ma parlando con Federico il giorno precedente mi sono reso conto che la cosa non sarebbe potuta essere realizzabile (avrebbe voluto dire arrivare tra i primi dieci, n.d.a.). Dopo circa il primo chilometro mi vedo affiancato da Franco, che a sorpresa incontriamo poco prima della partenza con il pettorale numero due. Una bella sorpresa, soprattutto perchè anche lui vestito con divisa Gazzetta Runners Club. Rimaniamo affiancati per qualche minuto, poi all'entrata del bosco dopo Capovalle ci perdiamo. Da subito ho avuto il fiato corto. Non sembra ma già la strada asfaltata ha una bella pendenza. L'entrata nel boschetto dà il via alla vera gara in salita. La pioggia della notte ha reso i sentieri particolarmente scivolosi. Il sole benchè alto non riesce a filtrare i rami e ad asciugare radici e pietre. Si scivola parecchio. Ho potuto constatare la differenza che c'è nel correre in montagna con scarpe da running e scarpe da trail. Un abisso. Mi sento molto piu' sicuro con le seconde, nonostante non siano troppo rigide, sia in salita che in discesa. Altra scelta azzeccata è stata la fascetta frontale. Correre nel bosco, con l'umidita', fa sudare tantissimo. La mancanza di aria dovuto al passo più lento del solito fa scendere ettolitri di sudore dalla fronte che finiscono in occhi, naso e bocca. Ho visto tanti fare la mia stessa scelta. Pochi invece usare i booster per i polpacci, cosa che però per me è risultata particolarmente utile per salvaguardare i muscoli ormai provati nelle ultime settimane. Tutto bene quindi. Come bene è iniziata la gara, attorno alla ventesima posizione. Lungo il bosco ho lasciato che qualcuno piu' veloce mi sopravanzasse. Li ho contati uno ad uno per sapere se dover recuperare o meno. I tratti di bosco li ho imparati praticamente a memoria, alternati con alcuni lunghi pezzi di asfalto. Rispetto lo scorso anno ho sempre saputo in che punto del percorso mi trovassi. Ho perso qualche posizione, fino ad arrivare attorno alla ventiseiesima prima di sbucare al primo ristoro alle Baite di Mezzeno. Primo gel e primo controllo cronometrico, 36'. Ottimo ritmo. Qui c'e' l'unico tratto piano di tutta la corsa prima di arrivare ai laghi. Un attimo per rifiatare, un gel e poi inizia il tratto di arrampicata sull'erba. Nessuno davanti segue i sentieri. Nelle skyrunner solitamente si e' quasi sempre liberi di scegliere le traiettorie e allora seguo quelli che si inerpicano davanti a me lungo il versante della montagna. Perdo qualche altra posizione, ma io so dove poter recuperare. E' praticamente quasi impossibile correre, la pendenza e' decisamente molta, 1400 m di dislivello positivo in 11 Km, 22 i totali. Si scivola parecchio, sempre per la pioggia, ma piu' si va avanti piu' le distanze con chi mi sta dietro si allungano. Divento fiducioso. Alla roccia del bivio dei Tre Pizzi, sono in anticipo di un minuto rispetto allo scorso anno, 57'. Poco piu' sopra, il secondo ristoro, volante. Lungo il percorso c'e' parecchia gente, quasi tutti sostenitori di chi sta correndo. A questo punto ne ho una trentina davanti a me. Cerco di rifiatare un attimo prima della salita al Passo dove la pendenza aumenta ancora. Perdo ancora qualche posizione arrivando attorno alla trentacinquesima. La temperatura diminuisce di parecchio, anche se il cielo comincia ad essere azzurro e il sole alto. Ma non fa per nulla caldo. Passo i due pianori erbosi e poi inizio a scalare i roccioni che ci porteranno al punto piu' alto del percorso. Di correre qui proprio non se ne parla. Almeno per me. In due ancora mi sopravanzano, trentasettesimo. Spero ardentemente di non aver sbagliato i conteggi perche' sono al limite con quello che mi sono prefissato. Piu' ci avviciniamo alla vetta, piu' pero' sento di stare bene. In cima c'e' molta gente, tutti rinchiusi in giubbotti e k-way per ripararsi dall'aria. Guardo in alto ma allo stesso tempo mi godo il paesaggio, il silenzio, rotto solo dal rumore dei passi e dai versi di sforzo di chi si arrampica attorno a me. Guardo in alto e conto i metri che mi separano dall'arrivo volante e dal cancello in vetta. Gli incoraggiamenti non mancano e finalmente inizia la prima parte di discesa. Il cronometro segna 1h 10' 39". Non si vedono ancora i laghi ma mi posso buttare giu' lungo il sentiero. Non e' affatto semplice la discesa sull'altro versante, soprattutto nella prima parte, visto che il sentiero e' dispero in mezzo alle rocce rese scivolose sia dalla pioggia che dai ruscelli che scendo a valle. Mi butto come meglio posso cercando comunque di non sprecare troppe energie, viisto che poi da li dovro' anche risalire. A meta' discesa incrocio il primo, gia' sulla via del ritorno. A ruota arrivano anche il secondo e subito dopo il terzo. Concentrati, affaticati. Come stambecchi che risalgono una scarpata. Li saluto e li incoraggio. Prima della fine della mia discesa perdo ancora due posizioni e arrivo al limite del mio obiettivo, trentanovesimo. Per sicureza riconto quanti incontro e i conti tornano. Finalmente vedo i Laghi Gemelli, con il loro blu profondo e attraente. Non sento freddo seppur l'aria sia fresca. Risalgo fino al rifugio lungo il sentiero pianeggiante che costeggia i laghi. Vedo che qualcuno e' stanco, ma io ho ancora qualche cartuccia da sparare, ma al di la' dell'altro versante. Prendo al volo un bicchiere d'acqua e comincio la mia strada di ritorno dopo 1h 21' 26". Franco e' in ritardo solo di qualche minuto. Un saluto veloce quando ci incontriamo, poi ci rivedremo solo all'arrivo. Recupero subito due posizioni sul tratto pianeggiante dove mi sento pienamente a mio agio. Guardando la salita al Passo di Mezzeno cerco la via piu' semplice ad occhio e sto tutto sulla sinistra dove incrocio meno runners in discesa. Ultimo chilometro di salita e so che poi ci sara' solo da lasciare andare le gambe. Mi arrampico anche con le braccia in alcuni passaggi tra le rocce e poi quasi in cima vedo arrivare Chiara, sicuramente tra le prime dieci donne. Un bacio e un saluto volante e le strade si dividono subito. Arrivo al Passo recuperando qualche altra posizione, ultimo bicchiere d'acqua per riprendere fiato e poi giu' verso la Valle Brembana. Dal retro qualcuno mi risupera saltellando senza paura da una roccia all'altra. Guardo il panorama mozzafiato. Guardo quelli che ancora stanno salendo. Guardo le rocce e mi butto anche io. Mi sono subito accorto che la paura dopo l'infortunio di tre ani fa poco alla volta e' passata. Scendo bene e con passo controllato. E' un attimo ripassare la trada fatta prima in salita. Solo qualche secondo per ogni decina di metri. Ho l'unica incognita della schiena, che lo scorso anno ha sofferto molto questo tratto. Cerco di controllare con ginocchia e addominali i salti più alti. Concentrato. Guardo avanti e in basso. Recupero qualche posizione, ma non è ancora il mio tratto, troppo ripido. I sassi lasciano il posto all'erba e l'erba ai sentieri. Quelli che incontro incitano tutti, dal primo all'ultimo. Tra l'uno e l'altro abbiamo parecchi metri di distanza, anche minuti. Quando intravedo i sentieri alle Baite di Mezzeno taglio dritto lungo il pratone che mi separa dall'imbocco del boschetto. Inizio qui a tirare. Davanti vedo i primi su cui sto recuperando. In qualche tratto scivolo, ma fortunatamente senza alcuna conseguenza e senza mai cadere, poggiando solo la mano per riprendere l'equilibrio. Non fa piu' freddo e il sole comincia ad essere alto. All'imbocco del bosco i volontari dello staff ci dicono di stare attenti al terreno scivoloso. Pochi metri e quello appena davanti a me lancia un urlo di dolore accartocciandosi sulla caviglia. So cosa si prova. Lo raggiungo e provando a fermarmi scivolo a mia volta finendogli tra le gambe, ma fermandomi a tempo. Mi sincero delle sue condizioni e poi riparto. Trentasettesimo. Ancora una decina di metri e metto il sei come ultima cifra superando un ragazzo impaurito dal terreno scivoloso. Io saltello tra i sentieri, tra le radici, tra le rocce. Mi sento bene e sicuro. Le ginocchia un po' stridono, ma la schiena regge. Intravedo tra gli alberi un'altra maglia bianca e la punto, con calma. Di tempo e di strada ce n'è a sufficienza. Il tratto di cui ho piu' paura sono i passaggi che tagliano i tornanti sull'asfalto, dove lo scorso anno la schiena ha ceduto. Li prendo con calma, stando attendo ad ammortizzare bene i salti. Indenne. Finisce anche il bosco e mancano i soli chilometri di asfalto. Già da Capovalle la gente in paese si fa più presente. Passiamo a distanza l'uno dall'altro e gli incitamenti sono tutti per sè. Da una finestra uno spettatore mi urla “Dai che lo prendi!” ed allora aumento il passo come se mi avessero passato la pozione magica di Asterix. Cerco anche gli unici che potrei conoscere tra i paesani, Sara e Teo, e li trovo proprio alla fine del paesello. Quasi non mi riconoscerebbero se non li salutassi per primo. Appena entratti a Roncobello riprendo quello che mi stava davanti e la sua posizione e punto subito il successivo. Mi sembra di volare anche se le gambe non ce la fanno più. Comincia a fare caldo ed anche i piedi bruciano ad ogni contatto con l'asfalto. Prima dell'ultimo tornante recupero un'altra posizione. La gente grida ed applaude, i bambini chiedono un cinque che non manco mai di dare. Chissà quanto un domani saranno dall'altra parte a farlo a loro volta. Ultima curva e lo speaker legge il mio nome. Arrivo in solitaria, senza spingere. Passo sotto il traguardo aumentando ancora un po' nell'ultimo tratto e il cronometro si ferma dopo 2h 14' 18", trantaquattresima posizione. Obiettivo raggiunto. Ho sete, tanta sete. E le gambe fanno male. Penso a quanto ho voluto negli anni questa corsa e finalmente ce l'ho fatta. Tutta. Da solo. E a premi. Posizioni dimezzate rispetto ad un anno fa. Meno di due ore e un quarto per andare e ritorare. Non potevo chiedere di piu'. Mi butto sotto la doccia mentre aspetto che ritornino anche Franco e Chiara (ottava donna classificata e anche lei a premi, n.d.a.). Aspettiamo le nostre premiazioni mentre la giornata diventa sempre piu' calda e la fame cresce. Ci aspetta una polenta taragna e finalmente un'estate per rifiatare. Da settembre si ricomincia ancora piu' forte.