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10 Meilen von Köln, la dieci miglia di Colonia

Comincio a giungere alla conclusione che la terra germanica mi porta bene. Non un risultato strepitoso. Pero' ogni volta sempre un posizionamento di rispetto. Anche questa volta ho rischiato di correre in una giornata autunnale anche se siamo alla fine di luglio. Fosse stato sabato e non domenica avremmo preso solo tanta acqua e tanto freddo. Ieri invece giornata quasi ideale per correre. Quasi, perche' non ci fosse stato quel fastidiosissimo vento, temperatura e sole sarebbero stati a dir poco perfetti. Aria fresca, a tratti quasi fredda, l'ideale per correre, soprattutto quando si e' abituati ad arrivare da giornate di caldo afoso a trenta gradi. E sole che splende nel cielo azzurro costellato da nuvoloni che passano ad una velocita' incredibile. La mia crapa-pelata si e' accorta che il sole c'era e ben presente.

Dicevo quasi perfetta perche' poi ci si e' messo di mezzo un vento fastidiosissimo, freddo, contrario, tagliente. Ho rimpianto, e non poco, la tuta che non avevo con me sia prima che dopo la gara. La location della corsa era poi proprio come me l'ero immaginata. Lungo-Reno, immerso completamente nel verde, senza auto, senza confusione, col profumo d'erba che ti avvolge, l'ombra degli alberi che ti accompagna e tante bici tutt'intorno. La calma, durante la tua battaglia. Erano in previsione tre gare ieri mattina: 5 Km, 10 Km, 10 Miglia. Chiara e Nicola partono un'oretta e mezza prima di me per la classica da dieci, per cui gia' sul presto siamo sul posto. Bene per me, in modo che mi posso un po' studiare l'ambiente e capire cosa e come fare senza paura di sbagliare qualcosa dato che tutto e' scritto e detto solo in tedesco. Mi sono guardato classifiche e risultati delle edizioni precedenti e credo di poter stare tra i primi quindici. L'attesa mi rende non poco nervoso. E forse anche il vento freddo. E' la cosa che piu' mi spaventa a dir la verita'. Corriamo per un lungo tratto lungo la riva del Reno, senza riparo, e li il vento e' decisamente forte. Laterale, ma fastidioso. Dopo circa due chilometri e mezzo, si passa in un piccolo boschetto dove c'e' il giro di boa e dove ci potrebbe essere l'unico tratto a favore di vento, ma la strada invece di salire in verticale si sposta in obliquo lasciando che l'aria rimanga sempre laterale e mai a favore. Poi per ancora due chilometri circa si ritorna verso la partenza seguendo il sentiero all'interno, prima sulla ciclabile e poi al fianco della strada semi-bloccata alle auto (che in realta' poi non passano mai). Qui c'e' l'unico tratto di un centinaio di metri dove si rimane per un attimo coperti e non si sente fischiare il vento nelle orecchie. In base alla gara a cui si partecipa i giri da fare sono uno, due o tre, con partenze leggermente sfasate lungo il percorso per l'esatto numero di metri. La partenza della 10 Km e' quasi imbarazzante, lungo la ciclabile che costeggia il Reno, nel tratto in cui la strada, tutta a mattoncini, non sara' piu' larga di due metri. Fortunatamente la nostra e' esattamente sul lato opposto, lungo il viale alberato che costeggia la strada e per lo meno i metri della carreggiata sono almeno quattro. Non ci sono grandi cartelli, striscioni, gonfiabili a cui siamo abituati in Italia. Solo i rilevatori di chip per terra e uno striscione con scritto Start teso tra due tronchi. Non c'e' nemmeno ressa alla partenza.

Chi sa di essere piu' veloce si piazza in prima fila, gli altri dietro. Mi guardo attorno, mentre Chiara mi fa da assistente linguistica, e mi metto nel primo gruppetto. Al megafono lo starter spiega velocemente com'e' strutturata la corsa nei suoi tre giri e poi inizia il count-down... trei, zwei, ein, go! Vorrei provare a tenere i 3' 45" costanti per tutta la corsa che vorrebbe dire arrivare intorno all'ora di gara. Le ultime settimane sono state pregne di gare e pesanti. Ma ci voglio provare ugualmente. Nonostante nel riscaldamento mi sembrasse di avere le gambe un po' imballate, invece appena cominciata la corsa mi sento leggero. Lascio che il passo lo facciano i padroni di casa e mi accodo al primo gruppetto, siamo in cinque o sei. Cerco di rimanere nel mezzo per essere riparato dal vento. Facciamo la piccola discesa che porta all'arrivo e poi iniziamo il lungo tratto sul Reno. Al cartello del primo chilometro il cronometro segna 3' 35", troppo per me. Rallento subito lasciando che prendano qualche metro di vantaggio. Le fila sono gia' lunghe dopo neanche cinque minuti di gara. Il primo, che restera' in testa fino alla fine senza nessuno che lo possa contrastare, ha gia' preso qualche buon metro di vantaggio anche su quelli davanti a me. Decido di guardare solo il mio passo e di lasciarmi superare da chi riesce a rimontarmi. Spacco al secondo tutti i successivi step, 3' 45" per tutto il primo giro. Oltre al vento mi accorgo che, soprattutto dalla meta' in poi, il terreno non e' proprio in piano. Ci sono continui sali-scendi e piccole curve che fanno cambiare spesso ritmo alle gambe, con due strappetti di una decina di metri che soffro parecchio. Ma tengo il passo costante e alla fine dei primi cinque chilometri abbondanti, 19' 45", sono sesto. Il vento, appena ritorniamo lungo il Reno, comincia a darmi davvero fastidio. Odio fare corse con piu' giri e so che il secondo lo soffro particolarmente. Prendo un po' d'acqua per la testa al primo ristoro e cerco di rifiatare un attimo. Mi passano in due prima del giro di boa. Provo a fare un po' di resistenza, ma il buonsenso poi mi consiglia di pensare al mio ritmo e basta. Mentalmente anticipo i passaggi che ho gia' visto e calcolo le distanze che mi separano dai miei riferimenti. Sento che l'aria non accenna minimamente a diminuire. La canottiera e il pettorale sono quasi sempre sul fianco spinti dal vento. Alla fine del primo giro avevo gia' doppiato l'ultima persona in coda alla corsa, ma nel secondo giro sono stati poi parecchi quelli superati. Il terzo diventa quasi uno slalom continuo. Il secondo tratto l'ho chiuso con un minuto in piu' rispetto al primo. Provo a forzare leggermente, ma la stanchezza comincia ad uscire. Sempre lungo la riva del Reno vengo superato ancora una volta e passo in nona posizione. Ogni tanto mi volto, ma non vedo molta gente alle mie spalle se non il folto gruppo dei doppiati. Mantengo il passo piu' che posso soffrendo come non mai i cambi di ritmo della ciclabile. Ultimo ristoro, ultima acqua in testa e ultimo sorpasso che subisco. Questa volta in coppia. Provo ad accodarmi, ma non resisto piu' di una ventina di metri. Li vedo allontanarsi davanti a me poco alla volta. Il vento continua a soffiare forte dal lato sinistro e preferisco cercare l'ombra degli alberi per ripararmi dal sole. Ultimo chilometro. Guardo il cronometro e so che anche il personale non e' raggiungibile. Non so se sono le mie condizioni o quelle atmosferiche. O forse entrambe le cose. Qualche bambino sporge la mano per farsi dare un cinque che non manco mai di dare. Piu' la fine si avvicina piu' le gambe sembrano girare meglio, forza dell'adrenalina. Alla piccola discesa prima dell'arrivo svolto la curva in solitaria e taglio il traguardo dei 16,1 Km da solo, 1h 02' 22", undicesima posizione e secondo di categoria (1h 02' 01" i 16 Km). Direi piu' che soddisfacente. Mi avvicino ad una piccola bambina bionda che non avra' piu' di quattro anni e un po' intimidita per farmi dare la mia medaglia. Vorrei che me la mettesse al collo, ma non so come dirglielo e me la passa in mano. Va bene anche cosi'. Piu' che bene. Se penso a tutte le condizioni sono piu' che soddisfatto, soprattutto guardando la classifica e vedendo che tra i dieci arrivati prima di me solo in due sono piu' vecchi. In tre ragazzi sotto i trent'anni e quattro non sono amatori. Peccato che ancora una volta non ci siano premi di categoria. Ma intanto io sono ancora qua (cit.). Aufidersen!