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Run&Bike della Brianza

Ero fiducioso sul fatto che prima o poi sarebbe successo. E come succede sempre, proprio nella gara in cui non ci pensi accade. O meglio, in quella meno programmata. In questo periodo erano altre le corse ormai pronte da tempo e il Run&Bike della Brianza è stata quasi una gara improvvisata negli ultimi giorni per una concomitanza di eventi. Eventi che per una volta hanno cominciato a girare nella direzione giusta. E così è arrivata anche la mia prima vittoria. La nostra vittoria, visto che eravamo in coppia. Ma per me la prima volta sul gradino più alto del podio. In realtà sia prima della partenza che durante la gara ci ho creduto, guardando gli avversari, studiando una strategia improvvisata strada facendo, sentendo le sensazioni passo dopo passo. Il resto è venuto da sé, con il sudore, la fatica, la voglia. Come il sorriso quando tagli il traguardo.

Si ringraziano Podisti.net e Roberto Mandelli per la gentile concessione sull'utilizzo delle fotografie.

Quando siamo partiti verso Lomagna sembrava che la domenica mattina ci riservasse una gara bagnata. Il cielo era completamente coperto da nuvoloni e anche la temperatura era nettamente più fresca rispetto alle ultime settimane. Ma è bastato che il sole salisse un po' di più per far comparire un cielo azzurro e limpido e far sentire la sua presenza. Non so se sarebbe stato meglio o peggio con la pioggia. Come sempre prima di ogni corsa i saluti diventano d'obbligo, un rito quasi iniziatico, scaramantico. Incontro Rocco, Manlio, Franco a sorpresa, Roberto con la sua immancabile macchina fotografica. Conosco Alfredo col quale mi ero scambiato qualche e-mail negli ultimi giorni. Siamo ben in anticipo e con calma ritiriamo i pettorali e ci cambiamo. Io e Chiara corriamo per il team Runner's World, che ci sponsorizza, per la prima volta, grazie a Pier. Anche per questo la voglia di far bene non manca. Non siamo in moltissimi, un centinaio di coppie divise tra 10 Km e 20 Km. Mi guardo subito in giro per capire chi possano essere i nostri avversari diretti. Poco prima del via ci fanno un veloce briefing spiegandoci il percorso, che corre tutto all'interno del Parco del Curone attorno a Montevecchia e quasi completamente su sentieri, e ricordandoci le regole. Ogni coppia ha un componente in bici ed uno a piedi, sono possibili quanti scambi si voglia pur di rimanere insieme, sempre con il runner a fare da apripista. Comincia a fare caldo, soprattutto con il casco da bici fisso in testa. Alla partenza ci dispongono ad un centinaio di metri di distanza dal nostro compagno, davanti i runners e dietro i ciclisti. Cerco di non perdere subito posizioni, provando a sfruttare l'asfalto iniziale per guadagnare un po' di secondi. Mi accorgo solo guardando le fotografie del dopo-gara che al mio fianco, come tre mesi fa alla Maratona di Milano fa c'è Gianni. Al via è subito bagarre. Non mi accorgo di partire davvero troppo forte fino a quando Chiara non mi affianca dopo quasi un chilometro e mi dice che stiamo girando poco sopra i 3' al chilometro. In effetti stavo facendo parecchia fatica. Ma cerco di mantenre un ritmo alto anche se la gara sarà lunga. Rallento leggermente e davanti ci sopravanzano in poco meno di una decina, ma tutte coppie maschili. Noi dobbiamo guardare alla classifica mista, per cui non mi preoccupo troppo, pensando solo a seguire il ritmo di chi mi sta davanti. Non conosco molto bene la zona e soprattutto non riesco a capire dove ci dirigiamo riconoscendo solamente in alto sulla sinistra il santuario di Montevecchia dove ero passato durante l'allenamento di mercoledi. L'asfalto ci abbandona quasi subito e ci inoltriamo nelle campagne che salgono verso le colline. Passando sotto gli alberi l'ombra da un po' di sollievo. Ogni tanto mi volto a controllare la situazione alle spalle e attorno al quarto chilometro veniamo raggiunti dalla prima coppia mista, come noi lui di corsa e lei in bici. Mi si piazza alle spalle lasciando che sia io a fare il passo. Non correre più da solo ed avere la pressione alle spalle mi deconcentra e comincio a sentire più fatica. Vorrei provare ad arrivare al quinto chilometro, ma preferisco chiedere subito il cambio a Chiara. La partenza troppo veloce comincia a farsi sentire. Ci scambiamo al volo la bici e lascio che sia lei a tirare per qualche minuto. L'incognita maggiore sarà capire come si comporteranno le mie gambe scendendo poi dai pedali. Perdiamo qualche metro dai nostri avversari ma la cosa non ci preoccupa, soprattutto perchè, a quanto mi dice Chiara, loro sono intenzionati a non darsi mai il cambio. Alle spalle una seconda coppia mista in divisa rossa si sta avvicinando. Il gioco comincia a farsi serio. Se fino ad una decina di minuti prima pensavo che avremmo potuto gestire il nostro vantaggio iniziale, mi accorgo che non sarà affatto così. Quando Chiara non ce la fa più a mantenere il suo ritmo, ci riscambiamo di posizione. Pedalare in piano aiuta a rifiatare parecchio e riesco a ripartire con un buon ritmo, anche se nei primi metri di nuovo a piedi mi accorgo che le gambe sono un po' imballate. Riprendiamo subito la coppia davanti a noi. Rimaniamo qualche minuto al loro passo fino alla prima vera salita che si inerpica lungo un sentiero dove si fatica anche solo a correre. Le nostre compagne rimangono attardate mentre noi risaliamo la china. Non mi volto a guardare la situazione anche se so che dovranno portarsi in cima la mountain-bike a spinta. Le gambe cominciano a diventare parecchio pesanti e siamo solo tra il quinto e sesto chilometro. Le distanze non sono segnate in maniera regolare, ma solo sporadicamente. Io corro totalmente a sensazione non avendo alcun riferimento se non il gps di Chiara. Dopo qualche minuto le bici ci riraggiungono. Chiedo subito un altro cambio per far riprendere i muscoli. Passiamo in una zona periferica con alcuni tratti ancora in asfalto. La coppia in divisa rossa ci supera e affianca gli altri nostri avversari poco più avanti. Li lasciamo andare ma sempre sotto controllo. L'importante è non perdere il contatto visivo. Ritorno a correre poco prima del primo tratto di bosco. Affianco quasi subito il ragazzo in divisa rossa e lo supero e ci lasciamo alle spalle invece l'altra coppia che comincia a subire il non alternarsi tra run e bike. Nel boschetto mi sento subito a mio agio. Mi butto lungo il sentiero sia in salita che in discesa distanziando subito i miei avversari e anche Chiara che rimane un attimo attardata. Vengo invece affiancato da un altro runner. Attraversiamo tutto il bosco insieme, al fresco creato dall'ombra degli alberi, scambiandoci anche qualche parola nei tratti meno insidiosi. Altra ripida salita e fuoriusciamo all'aperto. Le bici tardano ad arrivare. Vedo solo Chiara in lontananza che mi recupera, mentre il mio neo-compagno deve rallentare per aspettare il suo alter-ego. Non so in quale paese stiamo passando quando chiedo il nuovo cambio e la coppia in divisa rossa ci recupera e ci passa. Da qui in poi è tutto un susseguirsi di recuperi e sorpassi alternati. Siamo sfasati come cambi e non riesco quasi mai a correre insieme al ragazzo dell'altra coppia. Risalendo per l'ultima volta verso le colline di Montevecchia rimaniamo ancora attardati. Chiara stringe i denti e prova a tenere il loro passo. Al successivo cambio lo riesco a raggiungere in corrispondenza di una nuova salita ripida. Rimaniamo soli io e lui. In discesa riesco a prendere un buon vantaggio, ma in salita mi lascio recuperare. Le donne intanto rimangono indietro. Rifiatiamo entrambi per un chilometro scambiando due chiacchere e ridendo insieme come non fossimo lì per giocarci il primo posto. Alla successiva discesa riparto mentre le mountain-bike ancora non si vedono. Lui risponde quasi subito e rimane attardato solo di qualche decina di metri. Ultimo boschetto. Sembra non finire mai. In corrispondenza del cartello dei 18 Km sento una fitta al flessore della coscia sinistra ogni volta che alzo troppo la gamba. Ancora i crampi. In effetti fa parecchio caldo e il continuo cambio di passo non aiuta certo i miei muscoli. Cerco di massaggiarmi la gamba senza smettere di correre lungo il sentiero, prima tra gli alberi poi fuori uscendo nuovamente nelle campagne. Non appena Chiara mi raggiunge chiedo l'utlimo cambio prima del finale. Voglio far respirare le gambe ma appena alzo il piede per pedalare la coscia si stringe in una morsa e devo tirare la gamba. Perdo qualche decina di metri. Anche i nostri avversari che ci hanno riraggiunto cambiano. Lasciamo che siano le due donne a macinare le ultime centinaia di metri prima di rientrare in città. Io intanto recupero. Chiedo a Chiara di tenere duro fino all'asfalto. Siamo noi i primi a riscambiarci, ma subito anche loro rispondono. Recuperiamo piano piano qualche metro fino a  quando all'ultimo chilometro siamo nuovamente riaffiancati tutti e quattro, perfettamente in linea. Ci scambiamo due battute e poi decido di aumentare il passo. Prendiamo una decina di metri di vantaggio. Chiara mi scandisce la distanza dall'arrivo ogni duecento metri. Curva a sinistra, poi a destra. In lontananza riconosco la maglia di Franco che ci sta aspettando poco prima dell'arrivo. Abbiamo un buon vantaggio, ma incitandoci ci avverte che dal dietro ci stanno recuperando. Altra curva a sinistra e poi... ci infiliamo lungo la discesa di un box perchè qualcuno ha spostato un cartello. Ce ne accorgiamo subito ma i nostri avversari ci recuperano e superano. Mancano trecento metri. Siamo subito addosso, ma il cambio di direzione e di ritmo mi ha spezzato il fiato. Con una pacca sulla schiena dico al mio avversario di non aspettare e di andare ma lui si lascia superare. Le bici ci rimangono al fianco all'ultima curva a destra. Io riparto per lo sprint finale affiancato da Chiara. Sento l'adrenalina scendere nelle gambe che ormai girano da sole sempre più veloci. Esperienza da campestre. Quando entriamo nel centro sportivo lo speaker ci accompagna fin sotto al traguardo tra l'applauso della gente. Primi in 1h 25' 25". Bacio e abbraccio Chiara ancora in sella alla bici appena dopo il traguardo. Non capisco molto fin quando non mi rovesciano una bottiglia di acqua fresca sul collo. Mi volto e vado a salutare i nostri avversari, degni compagni di una corsa veramente dura. In tanti vengono a farci i complimenti e ancora non ci credo. E' stata diversa da tutte le gare fatte fino ad ora. Per tanti motivi. Essere in coppia e non da soli. Poter gestire la fatica. Lottare per un podio e non solo per il proprio tempo. Studiare una strategia strada facendo. Non avere riferimenti. Fatica e testa che si mischiano. Ma poi tutto si risolve in un sorriso quando scopri che ce l'hai fatta. Ti guardi negli occhi e dici "Siamo una squadra fortissimi... siamo primi".