Campionato Brianzolo di Cross (Oggiono)
Me l'ero immaginata così, già la scorsa settimana quando poi invece la gara era stata annullata. Corsa vuol dire fatica e non c'è fatica più bella di qualcosa di nuovo e di inaspettato. Una nuova sfida. Un po' di timore l'ho avuto avvicinandomi al campo di gara, ma quando ho visto il percorso completamente coperto dalla neve è arrivata anche la voglia. Quella paura che genera l'adrenalina, la voglia di fare qualcosa pur sapendo che non sarà facile. Temperatura a -2°C, una leggera brezza che si alzava soprattutto nella parte più lontana del percorso rispetto alla partenza. Poi solo bianco, tanto bianco, infinito bianco percorso da sottili strisce di plastica bianche e rosse che delimitavano il percorso. Freddo.
Ero indeciso se usare la solita divisa o se quasta volta provare i pantaloni lunghi, ma alla fine le gambe sono forse la parte che soffre meno, soprattutto su una gara di 6 Km. Oggi avevo insieme a me un piccolo pubblico al seguito, più i soliti di ogni corsa. E' sempre un piacere avere qualcuno che ti sprona, ti stimola, ti aiuta. Mi sono studiato il percorso appena arrivato, prima sulla carta poi facendo un giro a piedi. Pensavo che la neve sarebbe stata schiacciata e quasi ghiacciata col passaggio delle batterie prima della nostra e invece così non è stato. Solo il tratto di arrivo e partenza era solido, il resto un farinoso e quasi sabbioso insieme di granelli ghiacciati in cui i piedi sprofondavano fino a sbattere sulla lastra di ghiaccio sottostante. Pochi i tratti in cui i chiodi delle scarpe riuscivano a penetrare e a dare sia spinta che stabilità. Ho iniziato a scaldarmi quasi quaranta minuti prima del via. Ho anche avuto paura di non farcela ad un certo punto, quando una fitta al crociato interno del ginocchio destro ha cominciato a farsi sentire troppo forte. Per il resto tutto bene se non per il terreno completamente instabile. Vengo prima raggiunto dal Cune e poi incontro Andrea, compagno della Strongman Rundello scorso anno. Due chiacchiere mentre aspettiamo il via trotterellando sulla neve e poi si parte. Sto attento a far partire bene il cronometro memore delle ultime gare e come previsto mi inceppo subito perdendo i primi dieci secondi dopo lo sparo. Niente di praoccupante, tanto so che il giro è di 2020 metri (6,060 Km il totale). Cerco di non perdere terreno ma senza farmi trascinare troppo dal gruppo. Mi guardo intorno per vedere le velocità di quanti conosco e prendere i miei riferimenti. Dopo trecento metri è subito salita. Un leggero tratto, ma lungo e ripido. Un passaggio angusto quanto caratteristico tra gli alberi spogli, per poi svoltare subito indietro e ricadere lungo una discesa altrettanto ripida che ci riporta sul tracciato piano. Non ci sono tante curve, ma il dissestamento del terreno è più che sufficiente a rendere tutto più complicato.
Tutta la prima parte è coperto da neve farinosa e pesante in cui i piedi sprofondano, fino a quando non si svolta nel campo centrale dove si alternano buche e fossetti nascosti tra la neve, un disastro per gambe e ritmo. Cerco di mantenere almeno la posizione aspettando che i primi davanti a me, partiti troppo forte, comincino a rallentare. Conosco i miei polli. Ed infatti appena passati nella parte finale verso l'arrivo dove il terreno mi è più congeniale ne supero buona parte. Ad occhio so di averne davanti non più di una ventina. La fatica però è tanta. Al secondo giro sento che finalmente le mani si scaldano, ma la fatica aumenta di passo in passo. So dove poter spingere e dove trattenermi. Nella parte centrale sento più volte Lorenzo indicarmi la strategia da seguire: unirmi al gruppetto, farmi trascinare, puntare quello davanti a me. Ascolto dato che è sicuramente più lucido di me. Le sensazioni del primo giro si ripetono esattamente anche nel secondo. Il ginocchio fortunatamente ha smesso quasi subito di farmi male, probabilmente scaldandosi, non so. Dove il terreno mi permette di sopravanzare provo a sgomitare con quelli davanti e nei trecento metri prima del gonfiabile recupero una o due posizioni. All'ultimo giro cerco di non sprecare troppo nella prima parte per poi dare tutto nel finale. Dietro a me c'è quasi il vuoto, con abbondando ytrenta metri di vantaggio su chi mi segue. Arrivati nella parte centrale riesco ad unirmi al duo che mi precede e mi metto in coda, seguo una, due, tre curve aspettando lo sprint finale dopo l'ultima.
Ma appena svoltato i due partono in quarta dandomi subito due-tr emetri che non recupero più. Dietro non ho nessuno per cui aumento il passo ma solo per arrivare. Roberto mi fotografa mentre taglio il traguardo in 22' 55", 22° di batteria e 6° di categoria. Non mi posso buttare per terra per la neve e cerco di riprendere fiato senza stramazzare. Bel tempo dopotutto vista la condizione del terreno. Aspetto che arrivino i miei, prima il Cune e poi Andrea e li saluto con un cinque. Dietro a noi c'è ancora tanta gente che è rimasta intrappolata dalle fatiche della gara. Sfilano più lenti lungo la corsia a strisce e pian piano tutti arrivano. Io sono soddisfatto, contento e soprattuto sorpreso dal distacco dai primi. Avanti così, c'è sempre un'altra corsa.