Trail 32 Cippi (Gradisca d'Isonzo)
Ad una settimana di distanza sono ritornato sui sentieri del Carso ripercorrendoli per gran parte in senso contrario. Ed è stato come se tutto il mondo si fosse ribaltato. Salite che son diventate discese e discese che sono diventate salite. Sole caldo ed estivo che si è trasformato in una pioggia rinfrescante primaverile. Una rilassante tapasciata (o marcialonga che dir si voglia) che si è evoluta un fantastico trail competitivo. Magie della corsa.
Me la sono goduta. Estremamente. Avevo proprio voglia di correre e di correre un trail. Voglia che mi è rimasta nelle gambe (e come un tarlo nella mente) da quando sono tornato dalla due-giorni francese con il team Mizuno. E finalmente ho potuto sfogarla. Dopotutto essere in terra friulana ha anche i suoi vantaggi. Il 32 Cippi Trail ripercorre i sentieri del Carso Goriziano (teatro delle Dodici Battaglie dell'Isonzo della Grande Guerra) partendo da Gradisca d'Isonzo e salendo poi su Monte San Michele. Percorso caratterizzato dalla presenza di 32 monumenti commemorativi (i cippi appunto) dedicati ai vari reparti militari che hanno combattuto sull'altopiano carsico. Percorsi famigliari e comuni per chi abita in zona, ma totalmente suggestivi per chi come me è solo uno sporadico visitatore. Esserci passato solo sette giorni fa mi ha anche dato una leggera tranquillità, ben sapendo cosa mi sarei dovuto aspettare. Ma devo dire che questa seconda volta è stata nettamente migliore.
Poco più di trecento al via di questa seconda edizione. Piccolo giro di lancio passando per il centro di Gradisca e, una volta superato il lungo ponte vecchio sul fiume Isonzo, l'inizio del percorso sterrato risalendo il Carso immersi tra il verde e l'ombra del bosco. Ombra che non ha avuto lo stesso potere rinfrescante della scorsa settimana, visto il fresco temporale che ci accompagnati dal primo all'ultimo metro di gara. Nubi nere che da ovest di sono avvicinate alla partenza ed hanno aspettato il via ufficiale per scatenarsi. La salita non è stata un problema. Fortunatamente le Mizuno Mujin 3 per le quali ho optato si sono rivelate ottime compagne proprio per questa tipologia di gara e di percorsi. Ma al primo attacco un po' più impegnativo subito qualche posizione me la sono giocata. Semplicemente per la non attitudine alla tipologia di gara e alla forma latitante degli ultimi mesi. E da undicesimo sono passato a quindicesimo.
Due chilometri e mezzo di salita non-stop, quasi completamente su percorso in single-track, che ben presto è diventata una corsa in solitaria non scorgendo nessuno più davanti e non sentendo più nessuno alle spalle. Solo il rumore dei tuoni, il ticchettio sommesso della pioggia sulle foglie e l'affondare discreto delle scarpe nella fangiglia appena formata. Fortunatamente le balise presenti erano ben visibili e numerose. Fronde degli alberi e rovi rigogliosi che non ci hanno abbandonato lungo il nostro passaggio fino a quando non hanno lasciato spazio a rocce ed arbusti poco prima di scollinare e scendere verso San Martino del Carso. Un peccato che il cielo fosse plumbeo e la foschia stesse dominando su tutta la pianura sottostante.
Ho riconosciuto parecchi passaggi. Svolte improvvise percorsa al contrario, stralci di sentiero fatti velocemente in discesa e questa volta ripresi in senso opposto. Ed è stato lo stesso per il tratto in paese che ci ha invitato sulla lunga salita asfaltata prima di raggiungere la sommità di Monte San Michele. Salita particolarmente fredda vista l'esposizione al temporale senza alcuna possibilità di riparo. Ma anche più suggestiva, con il doppio passaggio attraverso le trincee e le cannoniere abbandonate poste sulla vetta. A memoria ho cercato di ricordare il percorso per capire quanta salita ci fosse ancora, ma ben presto è stato il tracciato stesso a farmi capire che la lunga discesa finale stava per cominciare.
Nonostante alle spalle, negli ultimi tratti di salita, qualcuno si stesse rifacendo sotto, ho subito ripreso vantaggio nella parte di discesa d'asfalto poco dopo il passaggio davanti al Museo della Grande Guerra. Vantaggio però che ha ricominciato a ridursi scendendo attraverso i sentieri impervi e scivolosi del versante opposto. Sottobosco che non mi ha certo aiutato nella mia titubante azione per mantenere la posizione. Appoggio troppo incerto e piedi fradici anche dentro la scarpa per la pioggia abbondante. Quando il sentiero si è leggermente allargato, permettendo l'attraversamento a-due, ho lasciato che chi fosse alle spalle continuasse col suo ritmo. Cosa che in una gara su strada non avrei mai fatto. Ma anche fiducioso che nell'ultima parte, su asfalto, qualche posizione l'avrei comunque recuperata. Ma il passaggio tra i sentieri mi è sembrato non finire mai. Prima rocce scoscese e scivolose rese ancora più impervie dalla pioggia, poi tratti larghi ed erbosi dove le gambe hanno dato il meglio, per arrivare agli ultimi passagggi sulle carrettiere che ci hanno letteralmente gettati sulle strade del piccolo abitato di Poggio Terzarmata.
Mi è bastato qualche minuto per riprendere i primi avanti a me e lasciarli alle spalle nonostante il loro tentativo di resistere. Ho trovato complicato riuscire a gestire le forze durante tutto il percorso e anche l'ultimo tratto su strada non è stato differente. Non sapendo quanto realmente mancasse all'arrivo ho avuto paura a spingere troppo fin dopo il riattraversamento sul ponte dell'Isonzo e l'ultimo breve passaggio sterrato sui bastioni del Castello di Gradisca. Ma mi sono accorto troppo tardi che ormai i chilometri erano diventati solo centinaia di metri. Quando all'ultima curva ho intravisto Chiara e Tommaso ad aspettarmi sotto la pioggia ho allungato per lo sprint finale, quasi fosse una gara di duecento-metri. E solo per un secondo (ma probabilmente anche meno) non ho recuperato quella posizione che mi avrebbe permesso di salire sul gradino del terzo posto di categoria. Non si smette mai di imparare. Ma 13,6 Km (14,5 Km quella ufficiale) in 1h 02' 17" (17° posizione assoluta) goduti dal primo all'ultimo metro. Ci saranno giornate più buone per i risultati, ma non c'è sicuramente momento migliore per correre quando sia ha voglia di divertirsi.