Progressivo alla Mezza del Castello
Un'altra mezza tutta da scoprire, questa volta a Vittuone. Fortemente voluta. Non tanto per provare la gara, ma per avere un aiuto concreto nel primo medio-lungo oltre i venti chilometri di questa preparazione in vista della maratona. Ma anche per respirare un po' di aria di competizione. Stare lontano dalle gare affievolisce l'istinto agonistico. E anche quello va allenato costantemente per non rimanerne poi schiacciati sul più bello.
Quando Corrado, qualche giorno fa, mi ha confermato che mi avrebbe ceduto il suo pettorale causa-infortunio, ho tirato un sospiro di sollievo (per me). Lo stesso allenamento lungo la sponda del Naviglio non avrebbe avuto lo stesso sapore e non sarebbe stato altrettanto facile. Sempre che di facile si possa parlare considerando un'uscita di 26 Km in progressione. Ed ero anche curioso di provare la Mezza del Castello della quale ho sempre sentito parlare, ma alla quale non avevo mai partecipato. Di sicuro non mi sarei mai aspettato una presenza così massiccia, quasi milleduecento i partenti. Come non mi sarei aspettato di incontrare tanti amici di Corro Ergo Sum. Un saluto collettivo è d'obbligo a tutti quelli che mi hanno salutato prima, durante e dopo la gara. A chi è venuto e si è presentato, a chi ha condiviso qualche tratto di corsa insieme a me, a chi mi ha incitato e superato nella prima parte. E' stato bello e importante avere un così grosso riscontro anche sul campo di battaglia. Un conto è raccontare e leggere, un conto è sudare insieme.
Il prof. Massini ha programmato un mese di fuoco (e l'ho scoperto solo ieri sera dopo la corsa) per le prossime settimane e Vittuone è stata solo la prima e più semplice tappa. Ventisei chilometri in progressione suddivisi in 10 Km a 4' 30", 6 Km a 4' 15", 10 Km a 4' 00". I primi cinque li ho corsi in riscaldamento sfruttando il ritmo blando. Avanti e indietro per i primi due chilometri e mezzo di percorso, a scoprire subito inizio e fine gara con i suoi piccoli segreti: leggero falsopiano in discesa all'andata e leggera salita nel ritorno. Questione di secondi. Neanche il tempo di scattare una foto insieme a Chiara e la mezza è partita.
Si ringraziano Antonio Andòcorri Capasso e Arturo Barbieri per la gentile concessione sull'utilizzo delle fotografie.
Se dosare le forze in partenza è difficile quando di vera gara si tratta, farlo a ritmo blando è ancora più dura. E infatti il primo chilometro è passato subito in 4' 08". Freno a mano subito inserito. Tra un saluto e qualche chiacchiera veloce con chi ha iniziato a superarmi i primi chilometri sono passati in un attimo. Strada con poche curve, un po' stretta e sempre asfaltata. Difficile superare nei tratti iniziali per chi è partito nelle retrovie. E quasi con un sospiro di sollievo ho accolto l'intermedio del quinto chilometro (per me il decimo) che ha dato un po' di respiro alle gambe vogliose di aumentare il ritmo. In realtà il ritmo che fino a quel momento avrei dovuto tenere era già stato più veloce di una decina di secondi e altri cinque li ho poi guadagnati sui successivi sei corsi insieme a Diego, raccontandoci le nostre reciproche avventure.
Percorso sempre molto regolare tra le campagne comprese tra Magenta, Abbiategrasso e Milano. Un giro in tondo fino a passare sotto il rustico Castello di Cusago e ritornare verso la partenza. Temperatura in crescendo, insieme al sole, passando dai 4°C del riscaldamento agli oltre 15°C dell'arrivo. Avessi corso subito a ritmo più alto sarei partito più leggero. Ma, vista la prima parte più lenta, è stata ottima la scelta di maniche lunghe e doppio strato, sofferto solo un po' nel finale quando il ritmo è aumentato. Esattamente al chilometro undici. Il difficile, come sempre, è stato trovare il ritmo giusto. Primo chilometro troppo veloce, 3' 49". Ed evidentemente gli allenamenti di Fulvio sono serviti, perchè con i successivi ho recuperato la fatica per il ritmo troppo alto, ma senza perdere velocità. In realtà la parte più difficile è stata quella da combattere contro la testa. Ritornare a non cedere alla fatica immaginaria. Quell'idea che ti fa pensare nel momento di difficoltà che comunque puoi sempre rallentare e rifiatare. Correre contro il cronometro, o pensando al podio, alleggerisce i pensieri. Semplicemente allenarsi è più difficile. Anche per questo essere in gara è un aiuto da sfruttare.
Abbandonare l'idea che solo qualche mese fa i ritmi erano altri non è semplice. E soprattutto per ritrovarli non c'è altro modo che correre e soffrire un po' di più. Ma col passare dei minuti la situazione è migliorata. I saluti sporadici di chi ho superato un grosso aiuto. Come anche il pensiero agli ultimi chilometri di percorso, sul tracciato già fatto all'andata e durante il riscaldamento. Non ci è voluto molto prima di ritrovarli. Nonostante il falsopiano in salita il ritmo è rimasto buono, con le gambe che hanno provato a spingere sempre un po' di più. Dolore ai quadricipiti per la distanza non più familiare, ma polpaccio sinistro che non ha dato segni di indolenzimento. Ho recuperato posizioni pensando già all'allungo dell'ultimo chilometro. E invece la sorpresa che non t'aspetti. Prima dell'arrivo, deviazione e piccolo passaggio sul cavalcavia pedonale in legno che attraversa la statale. Ho ringraziato di non essere veramente in gara. Qualche secondo pagato e nulla più. Ventisei chilometri in 1h 50', 4' 11" di media. Ma la consapevolezza di non aver avuto problemi. Forse per questo Fulvio ha deciso che le prossime domeniche diventeranno più dure. Trentadue, trentaquattro e trentotto prima di ricominciare a scaricare. E già dalla prossima con ritmo maratona a quattro.