DeeJay Ten
Che non fosse un bel periodo ne ero già al corrente, ma quando poi capitano le cose successe questa mattina, tirando le somme, poteva andare decisamente peggio. Dipende da che parte si guarda il bicchiere. Il mio compagno di giornata era Simone, alla sua prima vera corsa. Ci troviamo sul presto all'Arena Civica per questa prima DeeJay Ten con nuovo percorso nel centro di Milano. L'idea mi ha stuzzicato subito appena avevo sentito la notizia alla radio. Le corse a Milano sono sempre veloci e quelle in centro mi piacciono particolarmente. Con tutta la calma del caso ci scaldiamo lungo il Parco Sempione fino ad un quarto d'ora prima della partenza.
Quando ci infiliamo nella gabbia c'è subito il primo intoppo: già troppa gente ci ha preceduto. Uno dei tanti lati negativi della DeeJay Ten è sempre stata la tantissima affluenza di gente e la poca organizzazione e assistenza. La mole di gente richiederebbe una partecipazione di volontari quasi come la Stramilano o la Maratona. Oggi tra Ten e Five eravamo quasi dodicimila. Ci infiliamo in gabbia e cerco di avvicinarmi il più possibile alla partenza passando tra le fila di chi mi sta davanti. Molti mormorii e commenti. Mi guardo intorno e la cosa che più mi fa arrabbiare è che molti di quelli che parlano andranno sicuramente più lenti di me, quindi non capisco cos'abbiano da lamentarsi. In cinque minuti recupero qualche decina di metri, ma ad un certo punto mi devo fermare forzatamente, ma ancora molto lontano. Di fianco a me una donna ha addirittura addosso una maglia invernale, giusto per fare capire la diversità di preparazione. Non sarò un top-runner, ma forse sarebbe meglio anche salvaguardare chi corre ad un certo ritmo piuttosto di chi va più piano. Allo sparo guardo il cronometro sopra l'arco di partenza. I secondi passano e dopo un minuto non ho ancora sorpassato la linea di partenza. Ci passo circa ancora trenta secondo dopo. Premo il mio cronometro nella calca di quanto mi stanno davanti e cerco di prendere il mio passo. Tutto va storto. Il cronomentro non parte, ma me ne accorgo solo dopo almeno cinquecento metri e soprattutto non riesco a scavalcare i runners che mi stanno davanti che hanno un passo lentissimo. Le transenne sono troppo strette per permettere un buon flusso e rimango ingabbiato per tutta la prima parte di strada nonostante davanti a noi ci sia solo un lungo rettilineo di quasi due chilometri lungo Corso Sempione. Mi faccio strada anche con i gomiti dove serve fino a quando lo spazio si fa un po' più largo. Quante energie sprecate da subito. Guardo il cronometro e mi accorgo della malefatta. Non posso fare altro che azzerarlo e farlo partire dal secondo chilometro. Giro di boa e alla seconda bandiera mi cronometro. Supero quasi subito Linus e il suo gruppetto che vengono presi in giro da quanti li riconoscono. Mi concentro sul passo cercando anche di recuperare i secondi persi nel primo tratto. Al terzo intermedio vedo di avere un passo troppo veloce a 3' 44" e calcolo di non aver impiegato più di 4' nel primo. Cerco di mantenere un buon passo mentre ripercorriamo il primo tratto di strada già fatto tante altre volte alla Stramilano. Anche l'intermedio successivo è intorno ai 3' 40" ed ho paura di essere troppo veloce e di pagare poi più avanti la foga. Il quinto e sesto sono in linea col tempo che mi ero prefissato di 3' 50" ma poi comincio a subire un po' la stanchezza. Anche non conoscere perfettamente le distanze tra le varie strade mi penalizza un po'. Il percorso intorno a San Siro lo conosco alla perfezione e so sempre dove mi trovo. Faccio un chilometro un po' più lento e il successivo addirittura attorno ai 4'. Negli ultimi due intermedi ritorniamo verso Sempione e circumnavighiamo il Castello Sforzesco. Bellissimo giro. E soprattutto grande colpo d'occhio delle due corse, Ten e Five, che sfilano parallelamente per il centro. Cerco di spingere senza esaurire le forze prima dell'arrivo. Lungo la strada penso al fatto che a fine gara non saprò subito il risultato esatto visto che il cronometro ha un chilometro in meno, ma confido sulle classifiche istantanee appese all'Arena. Avvicinandoci all'arrivo si sentono musica e le parole di Silvio, ennesimo speaker di giornata. Ultima curva e sprint finale. Il cronometro ufficiale segna più di quaranta minuti, ma io sono partito con almeno un minuto e mezzo di ritardo. Un rapido calcolo e una verifica e conto di essere appena sotto i trentanove minuti di una decina di secondi. Sono comunque tra i primi ad arrivare, perchè il grosso mi rimane alle spalle, ma all'arrivo c'è già subito confusione. Ma nulla come quanto trovato al recupero del deposito borse dove è l'anarchia a farla da padrone. Poco spazio, pochi volontari e l'intera mandria di runners che si tuffa sotto al gazebo alla ricerca del proprio cambio. Una bolgia infernale, con la preoccupazione di non riuscire a recuperare la propria borsa per la confusione generatasi. Mi tuffo anche io e con sorpresa ne esco, almeno da lì, vincitore. Mi aspetto che domani ci siano polemiche e polemiche per questo fatto. Anche a ragione, nonostante poi la confusione in realtà si sia creata per colpa di chi non ha rispettato le regole. Ritrovo Simone ed entriamo all'Arena per cercare la classifica, ma qui il nuovo intoppo: confusione, chip monouso nuovi, strada troppo stretta hanno mandato in tilt i computer e la classifica generale non c'è. Ho dovuto aspettare questa sera per avere il mio risultato finale-ufficiale dal sito, quando ancora ora moltissimi non sono ancora stati presentati. Avrei voluto abbassare il personale, ma questa volta non ce l'ho fatta: 39' 08", che però è comunque il miglior risultato in gara-competitiva. C'è solo da scegliere se guardare il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto.