Corri tra le Masserie del Nord Salento
Dopo neanche ventiquattr'ore, di nuovo in pista. O meglio, in strada. Questa volta un po' più su, a Casalabate. Tutta un'altra storia. A partire dall'orario. 18.30. Decisamente forse troppo presto per una corsa al mare, quando il sole è ancora alto nel tardo pomeriggio e la temperatura non ha minimamente iniziato a scendere. Tutta esperienza. Ma, un'altra storia, anche e soprattutto per il tipo di gara. Non più sali-scendi, non più ritmo sfrenato e intenso da circuito cittadino breve, ma un diecimila, solo un po' più lungo. 10,5 Km tra le campagne del Salento, in una zona forse un po' meno turistica, più rustica. Ma soprattutto con otto chilometri della sera precedente già nelle gambe. Caldo che bagna l'asfalto di sudore ancora prima di iniziare il riscaldamento. Come se ce ne fosse bisogno. Le gambe che sembrano macigni. Eppure non ci sarebbe stato altro posto in cui saremmo voluti essere in quel momento. Running Summer Tour, la terza tappa.
Quando si tratta di distanze standard, il personale è quasi sempre un sogno. Ma in certe condizioni è quasi proibitivo solo pensarlo. Infatti una delle incognite costanti di queste gare è sempre quale ritmo impostare. La risposta sempre la stessa... a sensazione. Che la corsa non potesse essere presa troppo sotto gamba è stato chiaro fin da subito, quando lo speaker ha annunciato i papabili concorrenti al podio. Chiara, reduce dal successo della sera precedente, al numero uno femminile è stato un obbligo. Ma sentire anche il mio nome, una sorpresa. Più che altro una dose di fiducia momentanea, visto che sapevo che non sarebbe stato possibile. Ma mai rinunciare in partenza. Partenza nuovamente alla salentina.
Fiduciosi ci siamo nuovamente (e momentaneamente) posizionati dietro al gonfiabile, ma dopo qualche minuto abbiamo capito che avremmo dovuto ancora guadagnare le nostre posizioni più avanti di qualche metro. Quattrocento i partenti e una buona dose di pubblico assiepato attorno alla rotonda del chilometro zero e uno. Lo speaker ha annunciato i cinque minuti prima della partenza. In italiano. Subito dopo (con subito intendo dieci secondi dopo, nda) in inglese i munuti sono diventati improvvisamente four. E dopo neanche trenta secondi è stata la volta dello sparo. Come sempre, alla carlona. Ma a differenza della sera prima, il ritmo impostato dai primi è stato fortunatamente da crociera. Mi sono semplicemente accodato senza fatica ai primi due/tre che hanno fatto il passo e mi sono lasciato guidare. Cinquecento metri sul lungomare e poi curva ad "U" per ritornare verso il passaggio alla partenza. Appena invertita la marcia il passo è aumentato leggermente ed ho capito di non poter reggere il ritmo per tutta la gara, ma mi sono sforzato di rimanere in gruppo fino a quando avremmo lasciato il paese svoltando a destra. Non più di due minuti e in sesta posizione ho cominciato a fare la mia gara mentre il piccolo gruppetto più avanti si è allungato poco a poco.
I top li ho avuti a vista fino a metà gara qualche centinaio di metri poco più avanti. Ma sono rimasto concentrato esclusivamente sulla fatica del tardo pomeriggio. Lasciato il paese alle spalle ci siamo ritrovati dispersi nelle campagne salentine. Ettari ed ettari di ulivi, circondati da muretti, su strade asfaltate alla bell'e meglio, in un continuo sali-scendi in falsopiano. Non mi ricordavo che in tutto il Salento fosse così difficile trovare tratti pianeggianti come la Martesana. Ma comincio a pensare che quella sia porprio una caratteristica unica della Pianura Padana. Qualcuno mi ha raggiunto dalle retrovie, qualcuno ha rallentato più avanti, e le posizioni si sono rimescolate strada facendo, mentre il ritmo è andato sempre più rallentando dai 3' 34" del primo chilometro ai 3' 55" di metà gara. Primi cinque/sei chilometri velocissimi, quasi dritti, con l'unico passaggio più lento all'interno di una masseria, che ha rotto un po' il ritmo, prima di immetterci nuovamente verso la campagna.
Anche questa volta non ho mai guardato il cronometro, seguendo le sensazioni più che il tempo, ma non nego che a metà gara sarei stato felice di essere già arrivato. L'ombra degli ulivi non è bastata a darci conforto dal caldo ed anche i ristori con l'acqua ormai calda al nostro passaggio non hanno dato una sferzata in più. Ma il fatto di essere ancora davanti e senza troppi concorrenti alle spalle è stata una dosa di fiducia per proseguire. L'unica sorpresa negativa è stato il passaggio dopo metà corsa.
L'asfalto, seppur non lineare, ha lasciato spazio allo sterrato dopo una nuova curva e il secondo attraversamento in masseria. Ottimo per controllare la posizione e la rimonta alle spalle. Ma trovarsi proiettati in un piccolo boschetto per i successivi due chilometri non è stato d'aiuto. Terreno pesantemente sconnesso, con buche profonde e larghe, tipico delle tapasciate. Il ritmo si è automaticamente ridotto e contemporaneamente sono stato raggiunto alle spalle. Col mio nuovo compagno abbiamo corso quasi affiancati per alcuni minuti accorciando la distanza da chi ci precedeva, fino a quando con un piccolo allungo in corrispondenza del ristoro ho preso qualche decina di metri di vantaggio. La vista di qualche sporadica casa e il ritorno di una strada meno distrutta mi ha dato un po' di fiducia, anche se la visione dell'arrivo sarebbe potuta essere l'unica cosa che mi avrebbe potuto dare un po' di sollievo. Nonostante il passare dei minuti il caldo e l'umidità sono diventati sempre più opprimenti, col sole in fronte negli ultimi chilometri e la polvere a seccare la gola.
Al nono chilometro uno dei passaggi più belli, lungo la passerella di legno a pochi metri dal mare. Tantissimi spettatori a ridosso delle assi di legno sulla spiaggia. Un tifo da stadio, con saluti e continui cinque ai bambini tutti con la mano tesa. Tanti applausi, qualche spontanea doccia ristoratrice fuori programma e una spinta in più per le gambe. Forse un po' troppo presto per riaumentare il passo, ma l'emozione e l'euforia difficilmente si controllano quando si è stanchi. E proprio poco prima del cartello del decimo chilometro, mi sono riappropriato della sesta posizione di inizio gara. Ma ho fatto male i conti, sia con le mie forze residue che con la distanza finale.
Decimo chilometro, come da programma, non ha corrisposto con arrivo. Ma soprattutto non avevo valutato che correre sulla passerella sarebbe stato così faticoso. Ritornando sull'asfalto ho calcolato male il finale credendo di ritrovare il gonfiabile dell'arrivo subito dopo l'ultima curva. Non cinquecento metri più avanti. E il mio avversario alle spalle ne ha approfittato. Nel momento in cui ho dovuto riprendere fiato, lui ha allungato di qualche decina di metri rubandomi la posizione. Ho reagito, ma troppo tardi. I metri non sono diminuiti e anche allo sprint finale la nostra distanza è rimasta invariata. 41' 27", settimo assoluto e secondo di categoria (per due maledetti secondi, nda). Una lezione da imparare. Ma una corsa bellissima e unica nel suo genere. Dopo l'arrivo.
Neanche il tempo di rifiatare e mi sono posizionato dietro l'arrivo sperando che Chiara arrivasse poco dopo. Una riconferma al primo posto dopo quello della sera prima a Poggiardo, sarebbe stata una bella sorpresa. E infatti, ancora una volta, nonostante la distanza ridotta, la fatica e il caldo, è stata ancora lei a tagliare il traguardo come prima donna assoluta. Terza tappa del Running Summer Tour e terza serie di podi. Dimostrazione che è sufficiente fare quello che piace per farlo bene. E' stato il nostro saluto al Salento, lu sule, lu mare e lu ientu. Quello di Corro Ergo Sum. L'ultima (forse) e nuova tappa mercoledì 19 agosto a Martinsicuro per La Corsa di Nemo. Ci vediamo alla partenza.