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L'uomo con l'ombrello

L'uomo con l'ombrello è un animale difficile da incontrare. Esce solo in alcune stagioni particolari e solo con certe avversità metereologiche. Sa quando abbandonare la tana e non trovare in giro nessuno e si guarda bene dal farsi notare. L'uomo con l'ombrello è un abile mimetizzatore. Un attimo prima è lì che corre, subito dopo lo trovi immobile come se fosse solo il murales che ricopre la tinteggiatura di una casa. E' in tutto e per tutto uguale ad un runner se lo si guarda bene, ma in mano regge un ombrello sopra la testa. E' difficile capire come possa mantenere l'equilibrio, la spinta, la voglia. Ma prosegue imperterrito con lo sguardo vigile e il sorriso attento di chi sta allerta. Sembra quasi vergognarsi quando lo incroci e fai finta di non vederlo, ma dentro di sè sa di essere un passo davanti agli altri. Poi è un attimo. Spunta un raggio di sole e ritorna a mimetizzarsi in mezzo alle persone normali. Ma solo fino al prossimo temporale.

Oggi ne ho incontrati addirittura due. Uno sicuramente più esperto dell'altro. O forse solo più imprudente. Scarpe da running, pantaloni lunghi pesanti, maglia pesante, smanicato anti-vento, guanti, cappello e ombrello aperto. Una follia. Eppure c'è chi lo riesce a fare. Era da mesi che non ne incrociavo uno, ma la mattinata sulla Martesana oggi era l'ideale. Pochi corridori, nessun ciclista e nessun camminatore. Non so come facciano e mai mi salterebbe in mente un'idea simile. Per quanto mi riguarda siamo al limite della ragionevolezza umana. Ma come sempre dico, ognuno è libero di far quel che vuole. Certo, forse, ci sarebbero metodi più facili.

Come la prova che ho fatto quest'oggi. Ho approfittato della giornata non troppo fredda ma decisamente umida per testare l'ultima giacca Nike Shield Light in dotazione dopo il viaggio a Portland. Premetto che non ho mai corso con una giacca anti-pioggia prima d'oggi. Devo dire che sono sempre stato molto spartano parlando di corsa. Il massimo che mi sono permesso è stato un giubbino o uno smanicato anti-vento sopra ad una maglia termica pesante. Alla fine correre con la pioggia è bello. Sentire le gocce che bagnano la testa, i rigoli di acqua che scendono lungo il viso o le gambe. Il senso di libertà, di sfida che l'atmosfera regala. Tutto bene fino a quando le temperature lo permettono. Primavera, estate. In autunno quando non fa ancora troppo freddo. Il problema è sempre stato l'inverno. Meglio qualche grado in meno, ma una corsa asciutta. Nelle giornate come quelle di oggi avere addosso vestiti inzuppati è decisamente controproducente. Dopo i primi chilometri il costante umido/bagnato invade le ossa e non c'è più speranza di ritrovare calore fino a fine corsa sotto la doccia bollente.

Ho sempre creduto che le giacche fossero un po' troppo. Troppo pesanti, troppo ingombranti, troppo calorose. Troppo costose anche. Ma devo dire che oggi mi sono completamente ricreduto. E' bastato un doppio strato leggero (termico+tecnico) sotto al giubbino per farmi stare bene. Ho addirittura alzato il cappuccio, che è adattabile al capo, e non una goccia di pioggia è entrata. Non ho avuto caldo, non mi sono stati impediti i movimenti, non mi sono bagnato. Certe volte è solo necessario avere la voglia di provare per valutare. Con un'attenzione anche al grado di anti-pioggia che si desidera. Idrorepellente (water repellent) e impermeabile (water resistant) sono due prestazioni diverse, in cui nel primo caso l'acqua viene fermata esternamente al tessuto che non si bagna, mentre nel secondo caso non viene fatta penetrare dall'esterno verso l'interno. Piccole sottigliezze, ma che possono fare la differenza, ad esempio nella traspirabilità.

Probabilmente in un allenamento di qualità/ripetute non lo userei, ma per un lento come quello di oggi o per un lungo come previsto per domani, è l'ideale. Alla fine la sensazione di stare bene è quello che interessa. E infatti nei 12 Km di questa mattina l'unico mio errore è stato quello di usare i pantaloni trequarti. Errore che di solito non faccio. Quando piove (e fa freddo) bisognarebbe cercare di limitare gli indumenti che si possono inzuppare di acqua e i pantaloni sono forse i primi da valutare. Dopo quattro-cinque chilometri sotto il battito costante della pioggia le gambe completamente fradice hanno iniziato a raffreddarsi. Meglio un paio di pantaloni corti che faranno stare le gambe fredde per i primi dieci minuti ma poi andranno in temperature col resto del corpo. Lo stesso vale per i guanti (che fortunatamente avevo lasciato a casa) o il cappello invernale. Piccole attenzioni che possono fare diventare un semplice allenamento una disfatta totale. Anche se poi rimane sempre possibile l'opzione ombrello.