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Il Santone

Prima di partire pensavo che oggi avrei dovuto parlare solo ed esclusivamente dell'ultima parte di allenamento, quella che sapevo sarebbe stata la più dura. E invece il Naviglio ancora una volta mi ha offerto lo spunto per un simpatico siparietto. Un nuovo incontro. Un nuovo personaggio da aggiungere a quelli che ogni giorni riempiono l'alzaia. Il Santone. Stavo correndo i primi chilometri, tra il secondo e il terzo, quando ho intravisto ancora da lontano un uomo in piedi dentro al Naviglio. Stivali di gomma, vestiario mimetico, barba incolta, cappello da pescatore, strani ammennicoli appesi tra braccia e gambe.

Possibile, perchè i canali milanesi sono stati tutti svuotati per la pulizia del fondale in occasione di EXPO 2015. Poca acqua e lui che voltandosi a braccia alzate verso la piccola cascatella creata da un gradino artificiale, mi è sembrato la volesse benedire. E questa volta non sono stato l'unico pubblico ad assistere alla scena. Già qualche telefonino era in posizione pronto a registrare la scena. Io ho poi proseguito per i miei 14 Km di giornata. Prima dieci di corsa lenta fino a Villa Pompea a ritorno. Seconda parte veloce, da Cernusco a Vimodorne e ritorno in direzione opposta. Sapevo che l'ultima parte sarebbe stata dura e difficile e proprio per quello ho studiato un tratto che mi permettesse di correre almeno senza interruzioni.

Come ieri ho sentito pesantezza nelle gambe. Ma sapevo anche questo. Questa sarà una settimana dura. Ho volutamente corricchiato nei diecimila lenti cercando di non forzare mai oltre il ritmo dei 4' 30". Sensazioni non belle, da un lato. Ma dall'altro vuol dire che sto lavorando, altrimenti la fatica non si accomulerebbe. Ritornato al ponte vicino al centro sportivo, invece di attraversarlo ho proseguito dritto, aumentando il ritmo. Per il primo chilometro non ho avuto grossi problemi, che sono usciti poco dopo. Solite gambe di legno, pesanti. Lavoro lipidico, quello che mi pesa maggiormente in questo periodo. E ho fatto più che ho potuto, diminuendo involontariamente però poco a poco la velocità. Al giro di boa una breve-forzata pausa che ha riempito le gambe di acido lattico e poi il ritorno. Stesse sensazioni. Sudore che è colato negli occhi copioso, fiato corto e gambe che hanno spinto più che hanno potuto. Non ho avuto nemmeno la forza di salutare i pochi che ho incrociato. Il ponte del centro sportivo è sembrato sempre troppo lontano, fino a quando non mi sono trovato ad attraversarlo quasi inconsciamente. 1h 00' 08" e la sola voglia di finire sotto la doccia. Domani non sarà da meno, anzi domani sarà un'altra battaglia.