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Praticamente imperfetto

Doveva essere una domenica come tante altre. Sveglia, vestizione, corsa. Una domenica tranquilla, con un medio quasi in scioltezza. Cielo azzurro e sole. Tutte le prerogative per una bella mattinata. Voglia di correre che scorre nelle gambe. Con la motivazione in più data dalla prova delle nuove Nike Air Zoom Elite 7. Un allenamento tutto sommato non troppo pesante, con un riscaldamento lento di cinque chilometri e un medio a seguire. Se confrontato alla gara della scorsa settimana praticamente una corsetta. Ma non bastano le premesse, le buone intenzioni, la voglia e una bella giornata per fare di un allenamento un'uscita perfetta. Ci vogliono le gambe. E quelle forse erano rimaste a casa.

In realtà, tutto mi era sembrato pertire per il verso giusto. Ma un lento di riscaldamento non può essere troppo indicativo. Invogliato dal provare le scarpe anche il ritmo è venuto subito, nonostante le gambe fossero ancora addormentate. Tra l'altro voglio aspettare le prossime uscite per dare un giusto e reale parere sulle Elite 7. L'alzaia la domenica mattina è terra di ciclicsti. Ricordatevelo. Veloci o lente sono le due tuote a comandare. La corsa è solo un optional nello slalom continuo tra le scie che si sorpassano e incorciano. In effetti pochi i podisti incontrati, anche perchè la maggior parte ha ormai imparato a sfruttare tapasciate e gare anche per gli allenamenti più intensi. E quando si può è meglio farlo. Tutto sommato fino a Inzago non ho avuto grossi problemi, forse le scarpe legate un po' troppo strette.

Al segnale del Garmin ho aumentato il ritmo a 4' al chilometro. Praticamente perfetto. Quello che non mi è però tornato subito è stata la fatica. Per mantenere il ritmo. Per alzare le gambe. Per respirare. Avevo programmato di arrivare al giro di boa del settimo chilometro, ritornare a Gessate e aggiungere un ulteriore chilometro. Ma col passare della strada mi è sembrato sempre più difficile. L'allenamento è durato 14 Km invece dei quindici previsti (beh, nulla di eclatante), ma soprattutto l'ultima parte è stata pura sofferenza. Quello che mi rincuora è vedere che che il ritmo impostato è rimasto costante per tutta la seconda parte di corsa. Anche qualcosa in più in alcuni tratti. Ma la fatica è andata oltre la velocità impostata. Il caldo, seppur non quello d'agosto, è diventato poco alla volta insopportabile. La canotta mi si è appiccicata al petto come se avessi avuto una ventosa. Il sudore ha iniziato a colare sulle lenti degli occhiali. Ma le gambe.... come due pezzi di legno. Spero sia stato ancora il seguito dell'allenamento di venerdì. Fatica ad alzare le ginocchia, a piegarle, a spingere. In alcuni tratti mi sono stupito di essere riuscito ancora a mantenere il ritmo impostato. E la gola presto si è seccata. Nel lungo rettilineo verso Bellinzago immaginavo in lontananza la fontanella d'acqua di fianco al ponte pedonale. L'ho vista avvicinarsi, piano piano, un metro alla volta, nascosta all'ombra degli alberi. Nemmeno il Naviglio, prosciugato negli ultimi giorni, mi ha dato un po' di sostegno con la vista dell'acqua che solitamente lo riempie. E appena arrivato al mio traguardo volante non ho potuto far altro che dissetarmi. Non tanto, ma quanto è bastato per rompere ritmo e sofferenza. Il problema è stato poi ripartire, dopo una sosta che non ci sarebbe dovuta essere e dopo un minuto da fermo. Le gambe sono crollate ed ho deciso di ritornare verso casa chiudendo la mattinata dopo 58' 36" con uno scarico di due chilometri. Non sarebbe dovuto essere così. Ma mi sono accontentato. Nelle ultime settimane ho sentito spesso le gambe stanche e affaticate. Gli allenamenti si fanno sempre più duri e la settimana che è appena iniziata sarà ancora più pesante. E' il momento di stringere i denti e anche di provare a capire fin dove arrivare. Prima o poi i risultati saranno da raccogliere.