Questo sito utilizza cookies, anche di terze parti, per personalizzare i contenuti e gli annunci, fornire le funzioni dei social-media e analizzare il traffico generato. Continuando a navigare in questo sito web acconsenti all'uso dei cookies.

Progressivo col piede sbagliato

Non avrei mai e poi mai pensato di fare più fatica in un progressivo piuttosto che in un allenamento di ripetute. E invece è possibile. Basta che qualche fattore cambi e un allenamento tutto sommato facile si può trasformare in una ben più impegnativa seduta. Scarpe sbagliate in partenza, accompagnate da calze troppo fini. Umidità e caldo leggermente più alte. E stanchezza residua per la qualità del giorno prima. Un mix che già in partenza mi ha fatto capire che non sarebbe stata una serata tranquilla. Ma alla fine quello che conta è il risultato, anche se con qualche goccia di sudore in più E quello l'ho portato a casa. 

Appena uscito dal cancello avrei voluto tornare a casa per cambiare calze e scarpe, un'accoppiata totalmente sbagliata. Le Diadora N6100 sono scarpe troppo pesanti anche per ritmi medi. Ormai sono giunto a questa conclusione. Nessun problema particolare, ma essendo anche un mezzo numero più lunghe del normale, un po' di fastidio lo danno quando il passo non è da lento. Accoppiate poi ad una calza anatomica e troppo fine hanno subito dato sensazione di piede instabile, di fastidio, di scivolamento. E non è bello partire subito con qualcosa che non va. Anche i pochi grammi in più si fanno sentire quando le gambe sono un po' più stanche. L'appoggio non è più perfetto, la rullata sfasata. Diciamo un allenamento partito col piede sbagliato.

Ma per la prima metà a 4' 30" dei 14 Km in programma grossi problemi non ce ne sono stati. Le ripetute nelle gambe le ho sentite fin dai primi metri, ma non me ne sono preoccupato troppo. I muscoli indolenziti fanno più fatica a ritmi bassi che a quelli più alti. Anzi, ho lasciato che il ritmo venisse piano piano da solo senza forzare il passo. Il Naviglio sempre ben popolato. Sembra quasi che nessuno sia in vacanza. Ho incrociato Chiara, partita qualche minuto prima di me, poco prima del giro di boa e del cambio di ritmo. Qui l'allenamento è cambiato. Da un certo punto di vista le gambe sono state contente di passare ai 4' 10" per i successivi quattro chilometri. Ho subito sentito il beneficio dello sciogliersi dell'imballamento dei muscoli. Ma contemporaneamente la fatica è aumentata. E' difficile da spiegare come correre a ritmi più alti a volte sia più facile che un lento. Tra la'lto in continuo su e giù della parte centrale del percorso sul naviglio non ha inciso molto sul passo. Hanno inciso invece gli ultimi tre chilometri a 4' 00". Pensandoci bene sarebbe il ritmo da provare nella prossima maratona (magari anche qualcosa in meno). E al momento mi sembra quasi impensabile poterlo fare. Ma c'è tempo, ci sono un'estate un'autunno e una primavera e soprattutto ci saranno settimane e settimane di lunghi e ripetute. Ma soprattutto prima c'è da pensare a migliorare i tempi sui ventuno chilometri

La cosa che più mi ha fatto piacere è stato vedere come nel cambio di ritmo, sia nella prima parte che nell'ultima, le gambe abbiano indovinato subito il passo da tenere semnza sbagliare nemmeno di un secondo. Son soddisfazioni. Anche se poi mantenerlo fino a fine allenamento non è stato uno scherzo. Ma ho pensato a cosa significa arrivare negli ultimi chilometri di gara e dover soffrire per non mollare. Ed è stato più semplice portare a casa l'1h 00' 05" di allenamento finali. E altrettanto tempo dev'essere passato prima che riuscissi a smettere di sudare. Stasera si replica e non sarà da meno.