Ritorno all'antico
Ancora sole. Ancora Naviglio. Ma questa volta sui cari vecchi percorsi dove tutto è iniziato. Mi ricordo ancora la prima volta che ho corso sull'alzaia Martesana, ormai sette anni fa. I ritmi erano ancora più lenti di quelli di oggi, le strade sconosciute, la corsa un'amica appena trovata. Non avevo nessun obiettivo, se non quello di perdere peso. Oggi, mentre l'acqua del canale veniva increspata dal vento freddo ero in compagnia di Chiara, ma a ruoli invertiti. E' stata lei a dovermi aspettare, a vedermi arrancare, soprattutto nel ritorno verso casa quando la strana piana è diventata in salita col vento in faccia e le gambe stanche. Non è facile convivere con situazioni inusuali. Essere abituati a soffrire per arrivare sempre più in là e ritrovarsi invece poi un minuto indietro.
Lo so, ci vuole pazienza. Me lo ripeto ogni giorno. Dal letto sono passato in una settimana alla strada e questo è già un buon risultato. Quando siamo partiti faticavo a mettere una gamba davanti all'altra. I muscoli, soprattutto delle cosce, erano rigidi e gridavano ad ogni passo. Ci ho impiegato più di un chilometro a farli scaldare. Il primo allenamento di venerdì si è fatto sentire eccome. Ma come l'altro ieri non avevo nessuna ambizione se non quella di correre. Ero dubbioso se fare ancora sei chilometri o provare qualcosa in più e non ho deciso se non una volta arrivato al terzo chilometro. Il passo mi è sembrato buono, addirittura sui 4' 35", la fatica non esagerata e quindi ho proseguito fino al chilometro successivo, 8 Km totali. L'alzaia mi è sembrata popolata come nei migliori giorni primaverili, merito anche del cielo azzurro e del sole. Ma non mi sono accorto dell'apporto del vento a favore fino al giro di boa. Appena voltati una folata fredda e pesante ci ha rallentati all'istante. Il ritorno verso casa si è trasformato in una lotta. Ecco svelato il motivo del passo leggero dei chilometri precedenti. Chiara mi ha abbandonato negli ultimi tre, continuando nel suo allenamento. Non ho fatto altro che provare a mettere un piede davanti all'altro fino alla fine, 38' 25". Tempo con cui qualche mese fa chiudevo in allenamento i diecimila.
Una pausa così lunga dalla corsa in realtà non la prendevo dal 2009 credo, quando mi ero fermato per una distorsione alla caviglia. Quando cinque anni non pesavano così tanto sul recupero. E ancora mi ricordo com'era stato difficile riprendere il ritmo che allora era nettamente più basso. Ci pensavo oggi durante il ritorno verso casa. Ad ogni stop, ci vuole almeno una ripresa dello stesso periodo per ritornare quasi allo stesso livello. Ricadute permettendo. Per cui non mi voglio illudere, prima di metà marzo nulla potrà essere com'era prima di dicembre. E visto che gennaio e febbraio sono sempre stati mesi di fatica sulle brevi distanze ai cross, anche quest'anno non me le sono fatte scappare, anche se solo da spettatore. Ma sentire l'odore del fango ieri al Campionato Brianzolo è stato come sentire il profumo di salsedine appena arrivati al mare. Chiara ha fatto il suo (seconda di categoria, nda), anche se con poca convinzione. Io ho guardato quelli che sarebbero dovuti essere i miei nuovi avversari dell'SM40. Sarebbe stata una bella battaglia calcolando che i primi dieci di batteria erano tutti della mia categoria e che lì in mezzo ci sarei dovuto essere anche io. Mentre là davanti ci sono un certo Pietro Colnaghi e un certo Orazio Bottura. Beh, almeno per una volta volta lì ho visti correre da vicino.