Giro podistico dell'Isola (Bonate) [A2]
Una sorpresa. Mi aspettavo di uscire di casa sotto la pioggia e il cielo plumbeo, di correre in mezzo al fango e terreno pesante, di avere freddo e finire la corsa bagnato fradicio. Ma questa volta le previsioni hanno completamente sbagliato. La temperatura mi è sembrata subito più che buona. Lungo la strada nessuno, zero traffico. Il sole nascosto dietro le nuvole che si sono sempre più aperte. Non ho mai corso nella zona di Bonate. Anche il punto di ritrovo al centro sportivo mi è sembrato subito ben organizzato. Non tantissime le presenze. Ma meglio così, vuol dire meno traffico lungo le strade.
Ho provato ad informarmi prima sul percorso. Fulvio mi ha vietato salite a sette giorni dalla maratona, ma alle tapasciate non si sa mai cosa si possa trovare. Dalle descrizioni trovate in internet mi è sembrato tutto abbastanza piatto, anche se i tracciati lungo la riva di un fiume non possono essere troppo morbidi. Il giro dovrebbe essere abbastanza lineare: prima parte lungo la sponda destra del Brembo fino a Madone e ritorno a Bonate Sopra lungo le campagne più interne. 15 Km che dovrei fare mantenendo un ritmo attorno ai 4' 00" aumentando a 3' 55" l'ultima parte di allenamento. Ho seguito i dettami della tabella correndo da solo. Filippo è rimasto con gli altri del gruppo per la prima parte di corsa, facendo poi il giro più lungo di ventidue chilometri. Tra le vie di Bonate Sopra non ho trovato molta gente. Un po' di slalom prima di buttarci nelle campagne che si avvicinano al fiume. Ritmo subito nelle gambe. La discesa mi ha poi aiutato ad aumentare il passo anche oltre quanto avrei dovuto. Anche se poi ho sempre avuto ben presente che a tanta discesa sarebbe poi corrisposta altrettanta salita. Qualche pozzanghera qua e là nelle strade di campagna, ma una volta arrivati sul sentiero del bosco che copre la riva del Brembo strada morbida ma ben corribile. Ho preferito le A2 in questa domenica per non rischiare di inzuppare le Jazz 16 e lasciarle poi umide per tutta la settimana prima dei quarantadue chilometri di domenica prossima. Un po' più di fatica in alcuni tratti in cui le scarpe non hanno fatto bene presa al terreno umido per la suola più liscia, ma mi sono trovato sempre bene con le Mirage I, leggere, reattive e ben aderenti. Bella scarpa, nonostante i ritmi non fossero eccelsi. Il posto è bellissimo. Il letto del fiume ampio, l'acqua tranquilla. La sponda ricoperta di alberi scuri che si contrappongono al terreno verde-marrone. Il sentiero slalomeggia salendo e scendendo leggermente tra gli alberi. La pioggia non si fa vedere e in compenso il sole spunta a tratti tra le nuvole che sembrano apririsi con l'inoltrarsi della mattinata. Rallento un po' il ritmo sul terreno morbido superando di tanto in tanto gruppi un po' più numerosi e singoli runner. Ma la strada è sempe abbastanza libera. Non ho molti riferimenti per sapere dove mi torvo, solo il chilometraggio del percorso. Conto di lasciare la sponda del fiume dopo sette-otto chilometri e ritornare al punto di partenza. Ma il giro di boa non sembra arrivare. In due o tre punti incontriamo qualche salita un po' troppo pesante, anche se corta. Prima una scala che risale il boschetto fino a portarci in campagna, poi alcuni strappetti che prima ridiscendono verso l'acqua ma poi ritornano verso l'interno. Non mi preoccupo più di tanto e rallento quanto serve per non sforzare i quadricipiti. Corsa leggera e poi di nuovo ritmo nelle gambe per i tratti più piatti. Dopo il ristoro attorno al nono chilometro finalmente la strada inverte la direzione. Sfioriamo Madone rimanendo sui tracciati di campagna fino alle porta di Bonate Sotto. Tutto il tratto di ritorno è in falsopiano. Si sente la strada salire. Il ritmo delle gambe però è costante. Appena entrati in paese sento dei passi alle spalle e un respiro affannato che mi seguono per alcune centinaia di metri. E' molto caratteristo il giro disegnato tra le vie del centro e della zona più vecchia del paese. Strade compeltamente in ciottolato, lunghi muraglie che delimitano i vialetti tra le vecchie corti. Un'atmosfera di altri tempi, senza auto e senza confusione. Ma una volta attraversata la strada principale riconosco anche il tratto che manca all'arrivo. Dovrei aumentare il ritmo solo nel finale ma comincio a togliere qualche secondo dalle gambe sempre con il fiato di chi mi segue alle spalle. Mi serviva uno stimolo. Provo a testare sia la mia che la sua resistenza. Ad ogni intermedio vedo che le gambe girano a dovere nonostante il dislivello, fino a quando il rumore dei passi dietro di me si allontana sempre di più. Manca un solo chilometro all'arrivo. Quando mi fermo, il cronometro segna 1h 01' 40". Non sono provato, le gambe non sono appesantite. Il sole c'è ancora anche se velato. Una doccia calda incorona l'ultimo vero allenamento di questi tre mesi e l'in-bocca-al-lupo per la prossima settimana dei compagni del Mulino Vecchio mi accompagna verso casa.