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14 Km Parco + 21 Km Mezza di Monza

Temevo un po' quest'uscita, soprattutto dopo l'esperienza di Parma. Troppe incognite. La forma non perfetta dopo la prestazione della scorsa settimana, il tempo inclemente che era previsto per domenica, l'incertezza di correre presto e da solo al Parco di Monza, il percorso della Mezza di Monza duro e irregolare. Certo, se tutto fosse andato per il verso giusto, un allenamento di livello. Ed alla fine ne sono rimasto completamente soddisfatto. Nonostante i quattro chilometri in più rispetto a Parma, il finale di allenamento è stato decisamente migliore. Fatica, ma ho mantenuto il passo. Anche la scelta di correre la seconda parte di allenamento nella mezza, mi ha aiutato a mantenere il ritmo ed a non mollare. Rimane l'ultimo mese di fatiche, quello che può fare la differenza.

Si ringraziano Roberto Mandelli di Podisti.net e Antonio Capasso di Andòcorri per la gentile concessione sull'utilizzo delle fotografie.

Questa volta abbiamo dovuto calcolare bene i tempi per muoverci ed arrivare per tempo al ritrovo dellla gara nei paddock del circuito di Formula 1. Fortunatamente, avendo già ritirato i pettorali il giorno prima, nessuna coda e parcheggiamo proprio dietro la partenza. Ad un'ora e mezza dal via sono già pronto in divisa con tanto di pettorale e chip. L'idea è quella di correre i primi 14 Km del lunghissimo di giornata immerso nel percorso del Parco di Monza e poi inserirmi nella griglia di partenza dei 21 Km della mezza pochi minuti prima del via. Il primo chilometro di riscaldamento lo percorro per arrivare sul giro-rosso da 10 Km del parco. La fila di auto che arriva in senso contrario per la gara è lunghissima e costante. La difficoltà più grossa nel correre al Parco di Monza è quella di mantenere il passo costante tra i tanti sali-scendi che si incontrano. Basta guardare il tracciato del Garmin per verificare quanto incida sul ritmo. Per buona parte seguo tratti del percorso della mezza che partirà poi. Ci sono un buon numero di runners lungo i viali. Il tempo sembra reggere, nuvoloso ma senza pioggia. Tratti umidi soprattutto quando la strada si immerge nei piccoli vialetti che slalomeggiano tra gli alberi. Non controllo quasi mai il cronometraggio andando a memoria sulla distanza che mi separa dall'arrivo. Guardo gli intermedi, senza preoccuparmi dei tratti di salita un po' più lenti o di quelli di discesa un po' più veloci. Una sola piccola pausa al decimo chilometro ad una fontanella per poi riprendere per l'ultimo tratto di rietro fino ai paddock. I prati trasformati in parcheggi si sono completamente riempiti di auto. In tanti sono in fase di riscaldamento. Nessuno però è completamente fradicio da testa a piedi come lo sono io. La pausa prima del via della Mezza è la parte che temevo maggiormente, soprattutto per il clima. Stare fermo sudato anche solo per 10'-15' non è buona cosa. Incontro qualche amico della Gazzetta Runner's Club e della Martesana Corse mentre mi avvicino alle griglia di partenza, dove poi ritrovo Chiara, Pier, Simone e Franco. Ci siamo proprio tutti. Fortunatamente stare in mezzo alla gente mi fa sentire meno il freddo. Il tempo di scambiare due chiacchiere e fare un po' di stretching per non fare raffreddare le gambe e si riparte. Simone e Franco sono più avanti per la loro vera mezza (rispettivamente 17° e 42°, nda). Il semaforo della partenza del circuito dà il via con il verde. La cosa buona è che le gambe, pur restando fermo per qualche minuto, non si sono imballate. Temevo. Riprendo sui ritmi che avevo lasciato poco prima seguendo i dettami dei 35 Km della tabella di Fulvio: 20 Km a 4' 10" e i successivi 15 Km a 4' 00". Avrei voluto fare da pacer a Chiara per la sua gara, ma rimane subito un po' arretrata. Non è giornata. Pier mi fa compagnia e andiamo un po' a strappi lungo tutta la prima parte di circuito, oscillando tra i 4' 03" e i 4' 13". La carreggiata di Formula 1 è talmente larga e lunga che non fa sentire i cambi di pendenza e non ci si accorge di prendere più o meno ritmo. Correrci da soli a piedi dev'essere pesantissimo, inglobati in riferimenti troppo grandi rispetto a quelli a cui si è abituati normalmente. La temperatura rimane umida ma fresca. Per il primo tratto di percorso riusciamo anche a chiacchierare di tanto in tanto. Dovrei aumentare il passo in corrispondenza all'uscita dal circuito, a metà parabolica, ma conoscendo la strada so che mi aspettano in successione due sottopassaggi, il primo pedonale e più tranquillo, il secondo lungo quasi mezzo chilometro tra discesa e salita. E il peggio sarà rifarli a fine allenamento prima dell'ultimo chilometro. Nonostante il mio timore li passo a buon ritmo e una volta arrivati sul lungo vialone dove inizia il tracciato nel parco aumentiamo un po' il passo. Facile in piano, facile nei tratti in discesa. Ma quando ricominciamo a slalomeggiare tra i tratti in salita preferisco non spingere troppo per non sfiancare le gambe. Pier rimane arretrato di qualche decina di metri prima del passaggio al 10 Km della mezza (24 Km per me). Il fatto di correre la seconda parte di allenamento in gara è stato decisamente un vantaggio, anche se all'inizio ero un po' dubbioso. Innanzitutto avere al fianco altri runners che corrono allo stesso ritmo ti fa andare più veloce o almeno ti stimola a non mollare, ti fa sentire meno la fatica del ritmo. E poi mi sono accorto che non ho mai contato i chilometri come se fossero trentacinque i totali, ma seguendo la sequenza della mezza. Per cui, psicologicamente, anche se in realtà mi sono trovato al ventinovesimo d'allenamento, la mente lo ha comunque percepito come il quindicesimo della gara, aiutando le gambe a girare in maniera diversa, subendo meno la fatica e facendomi comunque reagire non paghe dello sforzo. Un'ottima scoperta - ed anche un consiglio per chi volesse provare - da tenere presente per i prossimi lunghissimi. Il tratto che dal boschetto dietro alla Villa Reale sale lungo il rettilineo che costeggia Viale Brianza è stato pesante. Un po' per essere nella zona critica di chilometraggio, un po' per la natura stessa del percorso. Salita, tratti nervosi, andate e ritorni. Qui ho cominciato a contare i chilometri all'arrivo conoscendo il percorso restante e percorrendolo mentalmente poco alla volta. Poco prima di svoltare su Viale Cavriga ho riconosciuto Marco e mio Zio dalla distanza. Lungo il percorso di gara ma solo per un tratto di allenamento. Li ho raggiunti un chilometro prima di ridiscendere il sottopassaggio della parabolica, al 32 Km. Non sono nemmeno riuscito a scambiare due parole, se non salutandoli, per quanto ormai fossi impegnato a mantenere il ritmo. L'ultimo strappo prima dell'arrivo l'ho quasi corso in apnea, concentrato oltremodo sulla corsa. Con la testa che pensava agli ultimi sofferti chilometri di Parma, immaginando già il finale di Carpi. Con le gambe che hanno provato a spingere sempre di più, ma che hanno dovuto fare i conti con la strada, già fatta e da fare. Questa volta non ho volutamente forzato il finale accontentandomi di tagliare il traguardo con solo un buon numero di chilometri alle spalle: 2h 27' 35" sui 35,150 Km e 1h 28' 44" sulla Mezza. Passo medio come a Parma, ma sensazioni decisamente migliori. E soprattutto la sensazione di poter continuare ancora. Ma anche fiducia per le prossime settimane. Non saranno una passeggiata. Ma non lo è stato nemmeno ieri.