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CamminAdda (Spino d'Adda)

Gambe e visi abbronzati. Passi lenti. Sudore che cade copioso riempiendo maglie e canotte. Parole che si sprecano tra coppie e gruppi di amici, chi raccontando le proprie vacanze, chi fantasticando sulle prossime gare da programmare. Settembre. Inizio ufficiale della nuova stagione di corsa. Chi è stato rimandato è già pronto agli esami delle prossime settimane. Chi invece si è goduto un'estate di riposo e relax, conta ad ogni passo i chili di troppo che ondeggiano su pancia fianchi e cosce. Sfilo veloce, quasi silente, tra le centinaia di runners presenti ascoltando qua è là quel poco che riesco a cogliere dei loro racconti. Storie che poi si riassumo tutte in un unico uff, che caldo...

Più di cinque anni sono passati dall'ultima volta che ero stato a Spino d'Adda. Ma ho ancora un ricordo vivido della corsa. Passagi tra le campagne cremasco-lodigiane, la sponda dell'Adda. Tanto verde, che anche oggi non è mancato. E mi ricordo la fatica dei sentieri, a tratti sassosi, a tratti ghiaiosi, a tratti strettissimi. E bellissimi passaggi vicino alla sponda del fiume, l'attraversamento della diga, il tratto finale con l'acqua su entrambe le sponde. Arriviamo presto, per poter essere tra i primi a partire. Tempo che serve a Chiara per i suoi trenta chilometri e spazio che serve a me per non rimanere imbottigliato tra i camminatori. Ma la quantità di gente presente è disarmante. Non ero più abituado alle folle oceaniche delle tapasciate lombarde. Quando partiamo il percorso è già denso e popoloato su ogni distanza. Fortunatamente il primo bivio che divide i percorsi brevi da quelli lunghi è già subito al secondo chilometro. La strada si svuota non appena attraversiamo il Canale Vacchelli. Il gps manda il suo segnale e io inizio il mio allenamento. Strana seduta di ripetute: tre sessioni da cinquemila a 3' 55", inframezzate da un chilometro di "recupero" a 3' 45". Parto subito a buon passo mentre il sole delle otto è già caldo. Fortunatamente i sentieri sono corribili, ma la differenza tra asfalto e strade di campagna è notevole. ma non me ne preoccupo. L'importante è allenarsi e se il carico rimane uguale anche con qualche secondo in più va bene lo stesso. Non salto un ristoro, fermandomi tutte le volte per almeno un bicchiere d'acqua che finisce quasi sempre completamente versato sulla testa. Quando fa caldo è necessario fare così. Oltre a bere, naturalmente. La differenza tra terra-battuta e sentieri erbosi è enorme. Oltre alla differente pesantezza, anche il lavoro di ginocchia e caviglie aumenta. Tra piccoli saliscendi e curve il ritmo cala leggermente con l'aumentare dei chilometri. Inevitabilmente. E' quasi impossibile rimanere costanti. E quando sono quasi arrivato al secondo bivio, proprio davanti alla diga, scatta il recupero. Prima sosta per l'acqua. Alla ripresa mi accorgo che se non recupero la seconda sessione non riuscirei nemmeno ad iniziarla. La testa pulsa e il battito è alto. Converto il seguente chilometro in vero recupero e proseguo sul sentiero verso Comazzo. La strada si perde e corriamo attraverso i confini tra i prati per lunghi tratti. Quando risupero a passo più lento i pochi che non hanno sfruttato il ristoro ripassandomi avanti, qualcuno fa qualche battuta. Ma l'unica risposta che si meritano è quella di rivedermi solo all'arrivo. La seconda serie passa come la prima, mentre il paesaggio cambia continuamente. Basta allontanarsi dall'Adda e inoltrarsi tra i campi perchè rovi e alberi lascino spazio a campi coltivati e verdi praterie. Riprendo il sentiero costeggiando il fiume per ritornare verso la diga dove nuovamente ritorno alla fine del secondo step. Le gambe sono pesantissime, il fiato corto e sono completamente inzuppato di sudore. Tra sette giorni la temperatura di Parma sarà ancora la stessa. E la cosa un po' mi preoccupa. Spero più che altro che la settimana di scarico lasci alle gambe il tempo di ritornare brillanti perchè oggi sono davvero arrivate allo stremo. Nuovo chilometro di recupero e poi riparto con l'ultima sessione. Quando il sentiero si inoltra tra gli alberi lasciando un po' di ombra è tutta un'altra co(r)sa. Saluto Paolo e Luigi che incontro proprio quando la scarpa destra decide di slacciarsi. Gli ultimi chilometri sono davvero strazianti, nonostante il paesaggio offra degli scorsi bellissimi. E' un continuo canto di uccelli. Uno stormo di cigni fa da spettatore vicino alla riva. Quando finalmente ritorniamo a Spino e ritocchiamo l'asfalto non riesco nemmeno ad alzare le ginocchia. Aspetto solo il suono del gps che segni la fine anche di questa seduta. Completo i 19,5 Km defaticando fino all'arrivo, 1h 23' 55". Il tempo mi fa ben sperare che il percorso sia stato parecchio pesante. E nonostante la seduta sia andata diversamente da quella che sarebbe dovuta essere  sono comunque soddisfatto. Sono davvero arrivato allo stremo. E se questo vuol dire non essere pronto per certi ritmi vorrà dire che correrò più piano, semplice. Ma sarà Parma a dire cosa potrà essere. Per oggi va bene così.