Ator pai trois di Cerneglons (Cerneglons)
La tapasciata è sempre una sicurezza. E un po' mi mancano in questa estate improvvisata e afosa. Ti dà quel gusto di corsa pura, naturale, romantica. Ti dà quel supporto per renderti l'allenamento più leggero, meno stressante, stimolante. Ti ricorda che le gare si stanno avvicinando e che è tempo di correre in compagnia. Seconda per me in terra friulana e c'è sempre comunque qualcosa di nuovo da scoprire. Da valutare. Nessuna partenza anticipata al mattino presto. Anzi, siamo noi che abbiamo in previsione il lungo-medio ad essere i primi a partire. Nessuna confusione lungo il percorso, nessuna coda. Per lunghi tratti mi sono trovato solo, disperso, immerso nella quiete e la calma della campagna udinese. E ristori che ti fanno vanire fame e voglia di fermarti. Altro che solo un bicchiere d'acqua. Frutta fresca in gran quantità. E finalmente quei 20°C tanto agognati. Correre così è tutta un'altra cosa.
Il temporale che mi ha svegliato anche questa notte con scrosci fortissimi d'acqua e tuoni a ripetizione era il segno che sarebbe stata una domenica mattina d'agosto diversa, come anticipato dalle previsioni. Cielo pumbleo e continui piccoli temporali in sequenza. Quando siamo arrivati a Cerneglons non c'era ancora quasi nessuno. Per noi è strano leggere come orario di partenza ottoetrenta. E se la giornata non fosse stata brutta, climaticamente parlando, il caldo sarebbe davvero stato forse un po' troppo. In vista del giro doppio partiamo subito. Io praticamente faccio da apri-pista sul percorso breve di sei chilometri (in realtà 7,5 Km a fine giro, nda). Supero quattro o cinque persone che mi hanno anticipato di qualche minuto e poi vado alla scoperta delal campagna friulana. Sentieri che si alternano tra passaggi carrai di campagna, sterrato tra fanghiglia e sassi, sottobosco. Di asfalto neanche l'ombra, se non nei piccoli attraversamenti stradali. Quando passo io non c'è ancora nessuno appostato a fermare le (inesistenti) auto di passaggio e nemmeno i ristori sono ancora preparati. Tenere il passo di 4' 30" per i primidieci chilometri non è un problema. La pioggerella che cade a sprazzi è manna dal cielo che aiuta a non sentire nemmeno l'umidità che si diffonde tra prati e campi. Mi preoccupa invece un po' il cambio di ritmo della seconda parte di allenamento. Slalomando tra i sentieri ad un certo punto un piccolo gruppo di cinque-sei conigli selvatici attraversa la strada disturbato dal mio passo. Rimango quasi sbalordito dalla loro dimensione. Mi è capitato di vedere qualche leprotto, ma questi sono di tutt'altra razza. Svolto l'angolo e ancora mi fanno da pubblico con le orecchie che si rizzano sulle teste. I percorsi sono tutti segnati, ma in alcuni tratti qualche precauzione in più non avrebbe guastato, soprattutto nei pressi dei bivi. Quando il gps mi segnala la fine del sesto chilometro all'arrivo manca ancora un buon chilometro e mezzo. Cosa strana: solitamente quando le indicazioni nele tapasciate sbagliano, tolgono chilometri invece di aggiungerli. Ritorno alla partenza mentre tante macchine stanno ancora arrivando e il parcheggio inizia a riempirsi. Non posso nemmeno fermari al ristoro finale dato che ancora non è pronto. E proseguo. Riprendo i sentieri di inizio corsa e al primo bivio inizio la parte per me nuova. Scendiamo lungo l'argine del fiume su ghiaia e pozzangheroni. La pioggia aumenta e anche il mio passo, dopo il decimo chilometro. Come immaginavo riuscire a tenere il passo dei 4 min/km è quasi un'impresa con i continui piccoli saliscendi, il terreno molliccio, le curve che si susseguono. Cerco di spingere al massimo e di non preoccuparmi del ritmo. In qualche piccolo tratto ritorno poi sulle strade già percorse. La gente lungo il percorso è aumentata e anche ad incroci e ristori sono spuntati nuovi volti. Saluto e ringrazio con un sorriso quando li incrocio. Costante del giro da 18 Km diventano, nella seconda parte, i tratti all'interno dei boschetto. Un su-e-giù continuo, curve destra-sinistra in sequenza. Qualche zona troppo fangosa in cui si slitta e forse un po' troppe poche indicazioni. In qualche punto ho avuto dubbi su che direzione preseguire. Le gambe sono diventate pesanti rispetto all'inizio e anche il ritmo un po' calato. Ma anche senza caldo e afa la corsa non è semplice. A due-tre chilometri dalla fine dei miei ventiquattro previsti mi ritrovo in un campo senza sentiero. Solo cartelli che si vedono piccoli in lontananza. Li seguo a fatica, cavalcando più che correndo nell'erba incolta del campo fino a quando non ne intravedo più attorno a me. Perso. Orientandomi a casaccio seguo i confini dei campi fino a quando non incrocio un sentiero che sembra quello corretto. E il chilometraggio non sembra nemmeno d'averne subito conseguenze. Sulle gambe (e la schiena) il fango si sta seccando quando il sole comincia a fare capolino. Intravedo tra gli alberi la piccola ciminiera (in disuso, nda) di Cernaglons e cerco di mantenere il ritmo per l'ultimo chilometro prima di entrare in paese. Raggiungo il papà di Chiara anche lui alla fine del suo medio e defaticando finalmente riesco a far riposare le ginocchia dopo 25,4 Km. Ginocchia che si sono lamentate molto meno rispetto al solito nonostante 1h 50' 46" di sforzo. Chiara è già seduta sulle panche del ristoro con in mano il suo bicchierone di macedonia fresca. Non c'è nemmeno bisogno di fare la coda. C'è già pronta anche la mia porzione.