10 Km al Parco di Monza
Siamo tornati al Parco di Monza dopo una decina di giorni. Ci eravamo ripromessi di farlo non appena ne avremmo avuto l'occasione e così l'abbiamo colta al volo. Correre subito domenica mattina dopo l'uscita di Lazzate mi sembrava un azzardo. Sarebbe stato bello andare a Missaglia per la Marcia nel verde di Contra dove manco da due anni, ma salita e trail non credo vadano d'accordo con l'infiammazione alla bandelletta. Aspettare invece il tardo pomeriggio e rifugiarsi poi tra l'ombra degli alberi del parco è stata un'ottima scelta. Peccato che tutto poi non sia andato per il verso giusto.
Prima di partire mi sono studiato i percorsi certificati FIDAL tracciati all'interno del parco, in modo da avere dei riferimenti nel caso avessi perso qualche cartello segnaletico. E dato che le distanze segnate sono 3 Km (giallo), 5 Km (azzurro), 10 Km (rosso), 21 Km (verde) ho optato per un classico diecimila di allenamento. Dopotutto è quella la distanza che il ginocchio ha sofferto sempre nei giorni scorsi, soprattutto nel secondo giorno consecutivo di corsa. Sono partito tranquillo all'altezza del settimo chilometro del percorso. Ma essendo un circuito non fa differenza iniziare da un punto o da un altro, basta poi seguire le indicazioni. I temporali di sabato notte hanno rinfrescato decisamente l'ambiente e al riparo degli alberi non sembrava nemmeno d'essere a luglio. Nemmeno dopo il primo chilometro ho sentito il fiato sul collo di un altro runner che ha approfittato del mio riscaldamento per sverniciarmi. Coscientemente ho mantenuto il passo accelerando un po' solo dopo essere entrato in clima. I muscoli delle gambe erano un po' rigidi inizialmente. Ma avendolo davanti a me di un centinaio di metri l'ho sfruttato per seguire il percorso e imparare a leggere i segnali rossi disegnati sul terreno, per capire più che altro dove trovare i riferimenti in caso di svolta. La prima parte di sentiero è stata forse la più divertente, con anche un tratto in terra battuta. Un vialetto ondulato completamente in ombra, che porta fino ai cancelli sul retro della Villa Reale, prima di sbucare sul lungo vialone asfaltato che attraveersa tutto il parco. Ho aumentato un chilometro alla volta il passo fino a raggiungere e superare il mio avversario di giornata che mi aveva passato poco prima. Una piccola rivincita. Il ginocchio non mi ha dato particolari problemi. Il tratto di rettilineo che porta a Porta Monza ed all'inizio ufficiale di tutti e quattro i percorsi è stato forse il più duro. Credo anche in leggero falsopiano. Essendoci un po' più di confusione e non essendo più immerso completamente nell'ombra la fatica è aumentata. Molto interessante invece il tratto dopo il chilometro zero. Ancora un lungo viale alberato dritto, ma questa volta inframezzato ogni 100 m dai segni per gli allenamenti di ripetute. Poco dopo il ginocchio ha cominciato a sricchiolare. Nessun dolore, ma un fastidio che poco alla volta è aumentato fino a quando ho smesso di correre. Finalmente, sfiorando la parte di parco in cui è inserito il circuito di F1, un po' di discesa. Purtroppo anche accompagnata dal sole, libero dagli alberi. I prati erano ormai vuoti. Ho cercato di mantenere il passo anche le gambe erano più affaticate. Anzi, a dire il vero, più pensavo di diminuire, più mi sono accorto di mantenermi costante. E questo è un bene. Mi sono goduto molto meno la seconda parte di percorso, assorto più dalle sensazioni delal gamba che dal resto. Anche perchè prima di svoltare nuovamente nel boschetto per gli ultimi due chilometri sono solo passato lungo due vialoni lunghi, larghi e dritti. Noiosi a tratti. Ma buoni per il ritmo. Ultima parte invece tra l'ombra degli alberi, proprio dove avevo creato il mio percorso dieci giorni fa. Ho finito come avevo iniziato, rallentando leggermente. In totale 41' 51", circa 4' 10" al chilometro, con il garmin che ha segnato come sempre qualche metro in più rispetto ai chilometri FIDAL. Giusto per ricordare che non sono i gps a decretare la vera distanza. Ma la cosa preoccupante è stata il ginocchio. Dopo trenta secondi dalla fine dell'allenamento, come settimana scorsa e come martedì dopo le ripetute, il dolore alla bandelletta è uscito, come una morsa. Soliti dieci minuti di quasi immobilità e incapacità di piegare la gamba. Ho capito subito che se non mi fermo la cosa potrà solo peggiorare. E anche Fulvio ha pensato la stessa cosa: stop di una settimana.