Marcia d. Colline Brianzole (Monticello)
In attesa della primavera, del sole e del caldo non rimane che godersi lo spettacolo che questa coda di inverno ci regala. Mai avremmo pensato di ritrovarci a metà marzo con le scarpe da running immerse in uno strato bianco di neve soffice e bianca. E lo spettacolo di correre in un bosco imbiancato, fatato, silenzioso, seguendo la linea disegnata da una striscia di terra che sembra portarti sempre più dentro. Piccole e leggere palle di neve che cadono dai rami, il sordo sumore del passo che calpestra il sentiero. Piccoli stralci tra due strade di asfalto che colmano la stanchezza dei chilometri e della salita.
Le previsioni davano acqua neve e freddo, ma appena alzati i 4°C ci hanno fatto ben sperare in una giornata diversa. Ma man mano che ci siamo avvicinati a Monticello, ad ogni chilometro, la situazione è precipitata, portando la temperatura sotto zero e venendo sommersi da fiocchi di neve gonfi e soffici. Situazione non semplice visto che l'allenamento di giornata prevede 36 Km. Con l'aggiunta delle salite e delle discese dei colli brianzoli. Lascio Chiara al ritrovo e parto in solitaria per il mio primo giro da 6 Km. Il percorso dei trenta è stato tolto in questa edizione per cui ho optato per un 6+24+6. Conosco bene il percorso, soprattutto nella prima parte, per averlo fatto più e più volte, non ultimo ad inizio gennaio in occasione di altra tapasciata, sempre sotto la neve. La salita inizia subito, inframezzata da una piccola devizione tra le campagne. Sono fresco e per strada non c'è ancora molta gente. Oltretutto la grande presenza degli altri anni è stata scoraggiata dal clima. Ma chi non è venuto non sa cosa si è perso. L'unico fatto degno di rilievo del primo giro accade verso il quarto chilometro, mentre passo per Villanova. Solo, lungo le vie, prima di girare verso le campagne di Monticello sento belare e alzando lo sguardo su un balcone di una piccola palazzina alla mia destra vedo una capretta intenta a seguirmi con lo sguardo. Rimango basito e mi scappa un sorriso. Data l'ora sulle strade non c'è ancora quasi nessuno e in 29' 03" sono già di ritorno al ritrovo. Mentre rientro incrocio Paolo (compagno della Monza-Resegone) e gli amici di Villasanta che partono per il loro giro. Proprio qui tre o quattro anni fa ci eravamo, per caso, conosciuti. Il tempo di una foto col gruppo e riparto. I primi chilometri sono in compagnia di Filippo. Il mio programma prevede un passo sui 4' (in piano), per cui traduco l'allenamento in una corsa tirata e non troppo rilassata. Ma a circa metà della primissima salita, lunga ma non eccessivamente ripida, rimango solo quando Filippo decide di rallentare. Mi rimangono circa trenta chilometri in solitaria. Dalla frazione di Cortenuova risaliamo verso Monticello per poi scendere verso Missaglia. Strade percorse più e più volte. La neve cade fastidiosa, soprattutto per gli occhi, bersagliati continuamente. Mentre sorpasso un piccolo gruppetto sento dei passi che mi si accodano. Sorrido e accetto la sfida. Aumento leggermente il passo aiutato dalla leggera discesa mentre attraversiamo le piccole viette di Missaglia. Dopo qualche minuto lascio che mi si affianchi e facciamo qualche chilometro in compagnia chiacchierando di maratone e trail. Intanto usciamo dal paese, cominciamo a passare qualche strada infangata ma non ancora coperta dalla neve che continua a cadere, ma sembra non prendere sul terreno. Forse qualche grado di troppo. Alla prima vera salita in zona Molinata, rimango ancora però da solo. Sono circa al decimo chilometro che sommati ai primi sei fa 16 Km. Mi sento bene tutto sommato, con l'unico problema alla solita anca destra che mi tormenta dall'inizio della mattinata. Soprattutto in salita, quando c'è da spingere un po' di più. L'altimetira comincia ad aumentare e anche la temperatura a scendere. I fiocchi diventano più grossi e ghiacciati. Andiamo verso Perego dove so che la strada diventa più impegnativa. Sorpasso molti dei tanti partiti prima di me. Quando svoltiamo a sinistra in direzione che non conosco inizia forse il più bel tratto di tutta la corsa. Invece che correre lungo le strade asfaltate e le solite salite veniamo deviati verso un boschetto. L'atmosfera cambia in un secondo. Asfalto e case lasciano posto a alberi spogli e cespugli ricoperti di neve candida e bianca. L'asfalto grigio viene sostiuto da erba e terra nascosti da una sottile coperta bianca. E in mezzo, davanti a me, solo un piccolo sentiero largo non più di due metri che curva e ricurva in mezzo al silenzio. Non c'è nessuno. La corsa viene assorbida dal terreno morbido e senza fango, quasi trascinata sempre più all'interno. Solo alberi, neve e silenzio. Mi sembra di correre tra le nuvole, senza sentire il peso delle gambe e dei chilometri. I chilometri e l'altezza aumentano man mano, tra piccoli strappetti in salita e qualche discesa fino a quando non riemergiamo sulle strade asfaltate di Sirtori. Fa molto più freddo che alla partenza, la neve cade più forte. Ma mi sento bene. Le gambe girano a buon ritmo sia in salita che in discesa ma sono solo al sedicesimo (ventidue totali) chilometro. Veniamo nuovamente diretti verso i boschi ma questa volta l'atmosfera è totalmente diversa. La strada sterrata è ricoperta da cinque centimetri di neve. In alcuni tratti le buche e i sassi sono invisibili, in altri il fango è denso e scivoloso. La strada scende. Sbuchiamo appena prima di Viganò e riconosco il percorso. Rimane solo il ritorno verso il punto di ritrovo tra gli ultimi sali-scendi. Case, zona industriale, il cnetro sportivo di Monticello, la campagna già percorsa nel primissimo giro. Attorno al ventiduesimo chilometro (ventottesimo totale) il tratto piano forse più lungo poco prima dell'arrivo lo corro a gambe levate. Sto bene. Scaldandosi e con i movimenti tra salita e discesa anche l'anca sembra stare meglio. Nessun segno di cedimento alle gambe. Mi sento bene. Riparto praticamente subito dal ritrovo per l'ultimo giro da 6 Km, uguale al primo. Incrocio Chiara che ha finito i suoi diciotto. Alla salitona dove Filippo mi aveva salutato la fatica dei trentuno chilometri precedenti comincia a farsi sentire. La neve non sembra attecchire in paese, ma la temperatura rimane comunque bassa. Comincio a sentire le gambe più rigide e affaticate. La salita sembra non finire più e anche in discesa le gambe girano più a fatica. Mi ricordo perfettamente la strada anche se sul percorso non è rimasto praticamente nessuno fino all'ultima parte dove si incrocia con le altre distanze. Cerco dimantenere il passo, ma i piccoli crampettini di fatica si diramano ad ogni passo. Ma i chilometri passano. Uno alla volta. Guardo il balcone dove la capretta mi aveva salutato al primo giro, ma non c'è più. Il cartello dell'ultimo chilometro è manna per gli occhi e per le gambe. Spingo fino alla fine e mi fermo, finalmente, dopo 2h 49' 17", 36,5 Km e 800 m di dislivello. Praticamente quasi il tempo di una maratona. Non pensavo di reggere così bene i trentasei totali, soprattutto con salite e discese. Sono contento, fiducioso. Mancano solo tre settimane alla Milano City Marathon e ogni giorno mi sento meglio. Sarà quel che sarà, ma sarà di sicuro una gran giornata.