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Marcia per la vita (Medolago)

Giornata densa di appuntamenti ufficiali, per chi corre, quella di ieri. Divido il mio pensiero in varie città appena alzato tra Treviso, Perugia, Piacenza, Roma. Amici carichi di adrenalina dietro la linea di partenza, chi alla ricerca di un pb, chi solo di qualche chilometro di lungo, chi di un successo. Sarebbe bello essere sempre presenti, affiancarli, incitarli. Ma quando cerchi il risultato ho imparato che prima ci vuole allenamento, abnegazione, sacrificio. Per poi dare tutto quando sarà il tuo giorno.

Arriviamo a Medolago che è ancora presto, qualche minuto dopo le 7.00. Prima della partenza ufficiale col gruppo io e Chiara abbiamo in programma un mini-giro di 7 Km in solitaria. Il raduno è già pieno di gente al nostro arrivo nonostante i 2°C del mattino. Per lei è la prima volta lungo la riva dell'Adda e so ancora prima di partire che rimarrà abbagliata dalla bellezza del percorso. Soprattutto per una come lei che arriva dal trail. Quanti non sanno cosa ci regalano posti inimmaginati vicino a casa. Stiamo insieme per i primi chilometri e la guido lungo i sentieri ancora immersi nella nebbia. C'è già tantissima gente lungo i piccoli viottoli che si immergono nel bosco. Come sempre difficile superare almeno fino la primo bivio dove i camminatori si dividono dai corridori. L'allenamento di giornata prevederebbe, su un percorso piano, dodici chilometri a respirazione facile e diciotto a quattro. Ma il percorso non è proprio adatto a certi ritmi. Ritorniamo dopo 33' alla partenza risalendo i 120 m di dislivello che separano il paese dal letto del fiume. Neanche quasi il tempo di fermarci a salutare amici e compagni e ripartiamo subito per il lungo di 21 Km. Ho ancora poco più di cinque chilometri da correre tranquillo e rimango ancora insieme a Chiara, in compagnia di Filippo e Alberto. I ritmi sono decisamente più bassi rispetto a quello che dovrebbero essere, ma il percorso è davvero duro. Una volta ridiscesi sulla riva riprendiamo i sentieri in single-track che attraversano il bosco. Ci sono ancora lunghi serpentoni di camminatori da superare. I continui sali-scendi e gli stop&go spezzano il ritmo, il fiato e le gambe. Un buon allenamento. Non c'è fango ma il terreno non è comunque duro. Qualche fiore sta tentando di sbocciare timidamente. L'acqua dell'Adda è bassissima, dormiente. Anche cigni ed anatre non si sentono ma rimangono assopiti sull'acqua calma, passivi mentre passiamo al loro fianco. Passato il primo bivio la situazione migliora. Il percorso si allarga per qualche chilometro e superare i gruppi più lenti diventa più agevole. Allo scoccare del nostro dodicesimo chilometro saluto Chiara e allungo il passo per andare a riprendere Filippo che ha preso un po' di distacco. Le gambe sono decisamente pesanti, i muscoli imballati dalle continue salite e discese. Ma la temperatura è pressochè perfetta. Il sole filtra timidamente tra la foschia e i rami degli alberi e non da fastidio. Ormai i sentieri che corriamo li conosco a memoria, fatti e rifatti negli anni tra le tante corse che passano da Medolago fino a Capriate. Scorgo in lontananza la maglia azzurra di Filippo quando gli alberi si diradano e con passo costante lo raggiungo nel tratto tutto a gobbe prima dell'ultimo bivio. Mi sembra che il passo sia buono anche se le cosce si lamentano parecchio per lo sforzo. Ripreso Filippo lascio che sia lui a fare il passo e recupero per qualche chilometro. Ripartiamo lungo il single-track che porta all'isolotto di fronte alla Centrale di Trezzo. C'è poca gente lungo il tracciato dei ventuno. Molto meno rispetto agli altri anni. Sento il gps suonare ad ogni intermedio ma non guardo mai il ritmo. Non avrebbe senso. Mi fido dell'istinto e delle sensazioni per sapere che stiamo andando bene e forte. Quando cominciamo a risalire la strada verso il paese il giro di boa è ormai alle spalle. Tornati per un breve tratto sull'asfalto (sempre comunque in falsopiano) sento le cosce tirare nella parte posteriore, come per il solito principio di crampi. Il carico di lavoro settimanale e le salite cominciano a farsi sentire decisamente. Fortunatamente il fastidio rimane tale e dopo qualche chilometro si trasforma solo in tanta fatica. Filippo fa bene il passo e chiacchieriamo molto lungo le vie che ci riportano alla partenza. Il caldo di mezza mattinata che temevo non arriva fortunatamente. Nella parte finale, tra Bottanuco e Suisio allunghiamo un po' il passo. Certo non sui ritmi di 4 min/km previsti, ma decisamente al limite per come stanno le gambe. Raggiungiamo e superiamo tutti quelli che abbiamo davanti che siano superstiti dal percorso lungo o da quelli più brevi. Dopo l'ultimo strappetto in paese chiudiamo i (poco-meno) 21 Km in 1h 34'. A memoria so che è un buon tempo dato che lo scorso anno li avevo fatti sette minuti più lenti e senza il primo giro nelle gambe. Ancora una volta non mi fermo e ritorno sui miei passi percorrendo l'arrivo al contrario per andare incontro a Chiara e allungare l'allenamento verso i trenta chilometri previsti. La incontro dopo cinquecento metri e insieme facciamo l'ultima parte. Parliamo e corriamo, col sole alle spalle, con le gambe dense di acido lattico e stanchezza, col sorriso di chi non vorrebbe fare altro. All'ennesimo ritorno finalmente mi posso fermare, dopo 29 Km e 2h 16' 28". Il pranzo ce lo siamo guadagnato.