Di mattina
E' la prima volta che esco la mattina presto d'inverno. Atmosfera strana. Dormiente. Buio, ma diverso dalla sera. Silenzio, ma più lento. Per strada solo i primi che si trascinano verso la metropolitana, qualche auto senza fretta. Il canto del gallo. Il tempo sembra in stand-by. Anche le gambe fanno fatica a svegliarsi, lente. L'aria è fresca e leggera. Il vantaggio è quello di poter correre per strada senza il pericolo di essere travolti evitando i marciapiedi ancora pieni di neve. Non riesco a capire bene il ritmo che sto tenendo nemmeno quando arrivo sull'alzaia. I sensi sono ancora addormentati.
Avevo paura del freddo e mi sono coperto troppo. Avevo voglia solo di godermi questa mattina, magari in attesa dell'alba, ma non è mai arrivata. E' aumentata la luce piano piano come se anche il sole fosse a risparmio-energetico, ma nessuna alba. La ciclabile sul Naviglio è ormai praticamente sgombra dalla neve tranne che per l'unico tratto sempre in ombra lungo una siepe. Un piccolo passaggio nella neve farinosa e ghiacciata. Veloce e indolore. Ma le gambe hanno fatto fatica. Ho sperato che fosse per il ritmo alto, ma non ho mai voluto guardare il cronometro fino alle fine dei 12 Km. Non ho incrociato nessuno se non al ritorno verso casa, quando l'atmosfera tranquilla della notte ha lasciato spazio in meno di un'ora alla frenesia del lavoro: gente in attesa alle fermate dell'autobus, mamme in auto che accompagnano i figli a scuola, ritardatari che rincorrono i mezzi in partenza, studenti incappucciati con lo zaino in spalla. Mi guardano come fossi un marziano, ma sto solo correndo. Quando ritorno al parcheggio davanti a casa tutto sembra essere come l'ho lasciato 49' 08" prima. Si accende qualche luce, io rientro in casa.