N'so e n'zo de l'Ada (Bottanuco)
Ultimo lunghissimo. E per nulla facile. Ho optato per due giri alla tapasciata di Bottanuco, il primo da 20 Km e il secondo da 11 Km, per un totale di 31 Km abbondanti, ma soprattutto tra sali-scendi continui. Visto il tempo complessivo di 2h 30' 48" l'equivalente di circa trentacinque chilometri in piano. La temperatura fredda, 2°C appena uscito di casa, e soprattutto la nebbia che dall'Adda non si è mai alzata durante la mattinata, mi hanno fatto optare per pantaloni al ginocchio e maglia sociale a maniche lunghe. Scelta poi verificatasi perfetta. Al via col gruppo mi sono accodato a Filippo e cugino mentre ci siamo diretti verso Suisio
per iprendere i sentieri corsi appena qualche settimana fa lungo la sponda sinistra del fiume. Una lunga lingua di asfalto per i primi cinque chilometri per poi passare al saliscendi dei sentieri completamente ricoperti di fogliame. A differenza dell'ultima volta, siamo prima passati lungo le stradine adiacenti la riva dell'Adda per poi risalire subito verso Bottanuco lungo una scalinata di roccia tanto ripida quanto scivolosa. Il fatto positivo della prima parte di corsa è stata l'assenza dei camminatori, che solitamente intasano i sentieri per i primi chilometri. Il bivio poco dopo la partenza aiuta la selezione per i percorsi più lunghi e il problema si ripropone solo poco più avanti. Infatti, appena ridiscesi lungo nel boschetto, il nostro ritmo di corsa si è subito frastagliato tra mille sorpassi in zone più o meno strette con continue accelerazioni e decelarazioni. Proprio durante queste fasi verso il quattordicesimo chilometro Filippo riesce a prendere qualche decina di secondi di vantaggio mentre i resto imbrigliato nella colonna. Quando riesco ad uscirne, attorno all'isolotto di Trezzo, ormai non l'ho più in visuale. Mantengo comunque il mio passo risalendo la via crucis di Capriate sapendo di dover risparmiare un po' di energie per il secondo giro. Tornato sull'asfalto e sulle strade canoniche ginocchia e caviglie cominciano a riposare. Le caviglie soprattutto hanno subito l'irregolarità del terreno tra sassi e radici nascosti ra le foglie. Quando mancano tre chilometri all'arrivo scorgo poco più avanti Filippo nella sua tenuta azzurra e nera, ma desisto dal provare a raggiungerlo. Mantengo il passo sui 4' 15" rientrando nuovamente a Bottanuco lungo le strade più regolari del paese. Ultima uscita in campagna e poi c'è l'arrivo, dopo 1h 34' 04". Una quindicina di secondi di pausa per un breve ristoro con acqua gelata, un saluto veloce al ritrovo e sono subito ripartito. Le gambe stavano decisamente male, doloranti e poco propense a sostenere articolazioni e tendini. Dopo il bivio, ma in direzione opposta a quella presa la prima volta, mi accorgo di ritrovarmi sul precedente percorso, appena dopo la salita della scalinata. Un sospiro di sollievo, smorzato subito però dal dolore al ginocchio per scendere dalla lunghissima discesa che mi riporta sulla riva dell'Adda. Ho verificato che il ginocchio soffre soprattutto in questa condizione. Cercando di fare leva più sui quadricipiti che sulle caviglie per frenarmi sono ridisceso, prendendo però una strada un po' più interna ed agevole rispetto al primo giro, ritrovandomi poi presto ancora in direzione dell'isolotto. La cosa bella del secondo giro è stata la quasi totale assenza di runners per la prima metà del sentiero. Ho cominciato a superare gli ultimi, solo verso la risalita di Capriate, dove poi man mano il numero è aumentato. Intorno al ventiseiesimo, una volta ritornato ancora sull'asfalto le gambe hanno cominciato a far sentire la pesantezza del percorso ed ho diminuito un po' l'andatura anche per evitare di farmi male. Alti sopra la riva dell'Adda per lo meno il sole ha cominciato a scaldare, anche se i gradi non sono mai aumentati di molto. Solito percorso del primo giro e in due ore e trenta ho chiuso anche quest'ultima sfaticata. E' sempre una soddisfazione arrivare, ma misto anche accorgendo che ho bisogno di una pausa. Ma resta ancora qualche settimana di sacrificio.