Tra Campi e rogge (Carugate)
Il nemico di oggi era me stesso. Il problema al ginocchio mi assilla ed avevo paura di rovinare tutto, maratona e campionato sociale. Uscire di casa con appena 2°C non è stato poi l'inizio migliore per la giornata. Un freddo cane in pantaloncini corti. Oggi sarebbe dovuto essere il giorno della mia maratona se non avessi avuto i problemi alla schiena a settembre che mi hanno costretto a rimandare tutto di un mese. Non so se sia stato meglio o peggio. Al via del signor Villa mi sono accodato a Filippo, ormai lepre del gruppo. Siamo subito rimasti soli. Fortunatamente appena il sole ha fatto capolino anche la giornata si è scaldata, anche se non abbiamo mai superato i 10°C. Filippo ha fatto il passo e io subito dietro a ruota, 4' 05" fisso per almeno i primi 12 Km.
Siamo passati dalle vie di Carugate alle campagne, per poi ritornare nuovamente in paese, reinoltrarci in campagna e avviarci verso Bussero. Ormai il percorso lo conosco abbastanza bene. Veloce, anche se i tratti in campagnia li ho sofferti un po'. Il ginocchio non ha dato fastidio all'inizio, anzi. Il passo è stato piuttosto veloce sin da subito, ma sapevo che non saremmo potuti durare fino all'arrivo, così fiducioso sono rimasto in coda fino al ristoro dove abbiamo trovato Alberto in veste di volontario per l'ordine. Un saluto veloce ed ho subito perso qualche decina di metri da Filippo. Non ho volontariamente cercato di accorciare il gap, dato che di chilometri ce n'erano ancora parecchia disposizione, tenendolo sempre controllato a vista poco più avanti. Lasciata Bussero siamo ritornati verso Carugate per prendere poi l'ultimo sentiero che ci portava verso Caponago prima dell'arrivo. All'ultimo ristoro quello che non volevo. Mi fermo qualche secondo, prendo un bicchiere d'acqua e riparto subito. Una fitta attraversa subito il ginocchio. Riprendo comunque a correre, ma il dolore non passa. Ma nemmeno mi costringe a fermarmi come settimana scorsa. Lascio perdere la gara di oggi e mi preoccupo invece per la Maratona di Reggio Emilia che sarà tra un mese. Rallento leggermente il passo, almeno per riuscire ad arrivare all'arrivo. Sono al 20 Km. Le piccole discese di sottopassi e cavalcavia non aiutano certo la mia situazione, anzi. Lasci opassare i chilometri mentro più avanti vedo la maglia azzurra di Filippo prendere più distanza, anche se con passo più lento. Sapevo non avrebbe potuto continuare con quel ritmo fino all'arrivo. Al ventitreesimo provo a concentrarmi sull'impostazione di corsa e oltre ad aumentare un po' anche il ritmo, mi accorgo che il dolore diminuisce leggermente. Proseguo e capisco di poter provare un allungo finale, anche se il fastidio non è del tutto passato. Quando ritorno sull'asfalto la situazione, con l'appoggio più regolare, migliora. Filippo avrà un due-trecento metri di vantaggio, ma la distanza all'arrivo è troppo poca per riuscre a raggiungerlo. Mantengo il ritmo fino alla fine dei 27 Km e quando mi fermo sento il ginocchio pulsare. Brutta notizia. Quella buona è aver migliorato il personale di più di venti minuti, 1h 52' 40". Adesso mi resta solo il dubbio di cosa fare. Fermarsi ancora vorrebbe dire addio-maratona. Non fermarsi potrebbe voler dire peggiorare la situazione.