Perché dobbiamo ridare lo sport (e la scuola) ai nostri bambini
Lo sport, oltre a famiglia e scuola, è uno dei momenti e dei mondi in cui ragazzi e bambini, hanno la possibilità di trasformarsi. I più piccoli per crescere, divertirsi, sudare. I più grandi per imparare a vivere, conoscersi e maturare. Un'opportunità grazie alla quale diventare migliori insieme agli altri. E sentirsi vivi.
Lo scorso week-end sono uscito a correre con Chiara. Io di corsa, spingendo il Thule Glide sul quale viaggiava allegramente Leonardo, Tommaso sulla sua nuova e sgargiante bici verde, seguito e guidato da vicino dalla mamma. L'alzaia del Naviglio era piena di gente di tutte le età, a piedi di corsa, in bici, nonostante il termometro indicasse non più di qualche grado oltre lo zero. Segno che la gente ha capito quanto l'attività all'aria aperta sia importante, soprattutto in un momento difficile come questo. Segno che la gente ha bisogno di praticare attività sportiva, soprattutto in un momento delicato come questo. Ma tra tutti, quelli che ne stanno soffrendo maggiormente, sono i ragazzi, i bambini.
Noi adulti siamo autosufficienti. Corriamo al mattino presto, usciamo per le nostre scampagnate in gravel in mezzo ai campi brinati la domenica mattina, chi riesce prova anche a partecipare alle pochissime gare che vengono organizzate seguendo i protocolli delle federazione. Addirittura alcune federazioni sportive hanno aumentato il numero degli iscritti approfittando delle concessioni di allenamento date ai soli tesserati. Ma i ragazzi, gli stessi studenti che ancora sono costretti a rimanere rinchiusi in casa davanti a un video, invece di socializzare tra i banchi di scuola, per la maggior parte dei casi non hanno nemmeno la possibilità di sfogarsi sudando dietro un pallone, tuffandosi tra le corsie di una piscina, saltando per andare a canestro, rincorrendo una piccola pallina gialla con in mano una racchetta.
Sempre la scorsa settimana sono andato al campo di atletica dietro casa. Solitamente in inverno, soprattutto quando la temperatura scende sotto lo zero, è quasi sempre vuoto. I ragazzi si allenano in palestra, facendo potenziamento, cross-training e adattando i loro allenamenti alla situazione. L'altra sera no. Dopo aver spalato la neve caduta sul tartan nelle scorse settimane e aver liberato le corsie della pista, il campo era pieno di ragazzi, con la loro mascherina (alzata o abbassata a seconda del fatto che corressero o meno), tutti intenti ad allenarsi. Insieme. Anche chi solitamente si dedica ai salti o ai lanci.
Quei ragazzi sono fortunati, perché hanno capito il vero senso dello sport. Hanno capito cosa sia meglio per loro. Hanno avuto la possibilità di farlo. E hanno vicino a loro degli adulti che "sprecano" il loro tempo per aiutarli a crescere. Ma questa è solo una piccola, misera, isola felice.
La maggior parte di bambini e adolescenti sono chiusi in casa da mesi, lontani da campi e palestre in cui invece dovrebbero passare i loro pomeriggi, lontani da quello sport che gli dovrebbe insegnare (insieme alla scuola) a diventare grandi. Già normalmente, in Italia, lo sport giovanile è relegato in secondo piano. Ma in questi mesi la situazione sta diventando preoccupante.
Da quando a metà ottobre il "mondo" si è fermato, la situazione epidemiologica non è cambiata. Evidentemente non è lo sport (soprattutto giovanile) la causa di questo male e fermare lo sport (giovanile) non è probabilmente la soluzione. Alla luce dei dati delle ultime settimane, in cui è chiaro che non sono ragazzi e bambini causa e mezzo della pandemia, sarebbe forse il caso di ripensare alla loro salute. Fisica e mentale.
Non sto parlando di riaprire gli stadi al grande pubblico e di riempire i palazzetti. Ma di ridare vita e voglia a chi ne ha più bisogno. I bambini si devono stancare, devono giocare, devono sudare. I ragazzi devono imparare il sacrificio, il lavoro di squadra, a raggiungere nuovi obiettivi. Lo stesso governo, le stesse federazioni, hanno stilato e rilasciato protocolli per svolgere lo sport in sicurezza. Che si applichino, chi si mettano in pratica, che se ne studino dei nuovi se è necessario. E non solo per pochi professionisti.
Lo sport è salute, è prevenzione, è educazione, è divertimento. Lo sport è vita. Questo periodo di crisi potrebbe essere l'occasione per far capire ancora di più ai giovani quanto lo sport sia importante, essenziale. Io i miei figli continuerò a farli correre, a rincorrere un pallone, ad arrampicarsi. Per il loro bene, per insegnargli come stare bene. Ma gli mancherà comunque la gioia di farlo insieme ai loro amici e di condividere con loro la gioia di aver tagliato per primi il traguardo.