Il piacere di correre
Tutti (o quasi) quando abbiamo iniziato a correre (come amatori) eravamo in età già adulta. Sono pochi i fortunati che hanno derivato la loro passione dall’infanzia senza interromperla mai. Qualcuno c’è arrivato praticando altri sport, qualcuno è partito da zero. In ogni caso tutti abbiamo dovuto imparare a farlo. E poi ad amarlo.
In questi anni sono state tante le persone che ho affiancato nel mondo del running. Quando ho iniziato il mio viaggio di corsa, tra le mie conoscenze si contavano sulle dita di una mano quelli che correvano. In questo senso sono stato un po’ l’antisignano, leggendo, provando, sperimentando e imparando un po’ in solitaria a diventare un runner. Ho avuto subito la voglia e la passione di raccontare la mia avventura e questo ha suscitato in molti la voglia o la curiosità di provarci. E non tutti alla fine ci sono riusciti. Ma chiaramente mi hanno chiesto aiuto. Io non mi sono mai tirato indietro, basandomi prima sulla mia diretta esperienza e sulle conoscenze qualificate da istruttore Fidal. E prendendo spunto anche dagli insegnamenti del mio coach Fulvio Massini, del quale ho sperimentando in prima persona e studiato le metodologie, cercando di capirne a fondo il significato. Tutto questo mi ha reso più consapevole.
Ancora oggi mi capita di aiutare qualcuno a iniziare a correre, a cercare di migliorarsi nella prestazione o sulla distanza. Amici, soprattutto, e compagni di squadra. Ma anche tutti quelli che ne hanno bisogno, per i più disparati motivi. Più ci ripenso, più mi vengono in mente facce e nomi sempre nuovi. Quello che tutti hanno in comune è una sana voglia di rivincita, nei confronti di sé stessi. Qualcuno di loro ha corso la maratona sotto le tre ore, qualcun altro è riuscito ad arrivare alla mezza o alla maratona partendo da zero. Traguardi diversi, ma stesse emozioni. Per me e per loro.
Correre deve essere questo. Guardare un traguardo e cercare di raggiungerlo. Non importa quale sia.
Purtroppo non tutti se ne rendono conto. Non tutti riescono a voltarsi alle spalle e ricordarsi da dove sono partiti. Io lo so bene. Mi ricordo la fatica, la scoperta, l’emozione. Troppo spesso chi ha raggiunto un livello superiore guarda gli altri con sufficienza, puntando il dito, magari con disprezzo, dimenticando di essere passato lungo le stesse salite. Probabilmente è vero che il mondo del running amatoriale italiano (ma non solo) negli ultimi anni si è abbassato di livello. Ma si è anche moltiplicato il numero di persone che lo praticano, è cambiata l’età di chi lo prova, è diverso il background da cui la maggior parte dei neofiti arriva, sono anche differenti gli obiettivi che si vogliono raggiungere. Non voglio giustificare nessuno. Ma un runner dovrebbe essere solo felice che ci siano sempre più persone con le scarpe da corsa ai piedi.
Per me vedere un amico arrivare alla fine della sua prima corsa dieci chilometri è altrettanto emozionante che vederne un altro alzare le braccia per il suo personal best in maratona. Non è il cronometro o la distanza a rendere più importante un risultato di un altro. Ogni sfida è un viaggio diverso e solo chi lo sta correndo sa quale sia il fine che vuole raggiungere e la fatica che sta provando per farcela. La prossima volta che incontrate un runner guardatelo negli occhi. Forse riuscirete a rivedere anche un po’ di voi stessi.