Di corsa ad Abu Dhabi
Di corsa. In tutti i sensi. Perché non potevo farmi scappare l’occasione di collaborare insieme a RCS Sport all’organizzazione della prima edizione della Abu Dhabi Marathon. Ma anche perché proprio tra le strade degli Emirati Arabi è ricominciata la mia rincorsa alla maratona (quale e quanto, al momento, non è dato saperlo). Stesso obiettivo. Due modi diversi di raggiungerlo.
Siamo atterrati da ventiquattro ore, appena in tempo per scappare dal gelido freddo invernale che ha colpito Milano. E con mio sommo piacere ho invece scoperto che ad attenderci è stato un mite caldo secco. Caldo durante le ore centrali della giornata con temperature attorno ai trenta gradi (ma con percezione nettamente inferiore a quanto siamo abituati durante l’estate), temperatura più mite (e ventilata) alla sera e al mattino. Tanto che correre all’aperto all’imbrunire non è assolutamente stato più faticoso del dovuto per il clima. Decisamente diversa invece la situazione interna tra uffici, alberghi e ristoranti, dove una felpa o una maglia più pesante sono obbligatorie per non rischiare di rimanere congelati. I deboli di pancia sono avvisati.
Per chi come me non è mai stato in uno dei paesi arabi affacciati sul Golfo Persico, l’attenzione non può che essere subito rapita dalle mille sfaccettature che differenziano la nostra cultura dalla loro. Una sfarzosità esasperata, un consumismo senza controllo (dalle luci che illuminano la città a giorno anche di notte - bellissimo il colpo d’occhio dall’aereo - alla enorme e continua quantità di costruzioni in opera) che si contrappongono alle tradizioni (religiose e non) radicate con forza (mi piacerebbe provare a vestire per qualche giorno la kandura - la lunga tunica bianca - e il keffiyeh - il copricapo - per vedere l’effetto che fa). Cultura e tradizioni che poi si riversano anche nel modo di lavorare e interagire con gli altri. Scoprire cosa voglia dire organizzare in un mondo diverso (per quanto simile) una maratona è una sfida avvincente. Stimolante. E probabilmente anche produttivo, soprattutto tornando poi su terreni più consoni e abituali.
Un’esperienza che ho subito reputato utile e avvincente e alla quale non ho saputo resistere, arrivata talmente in fretta da esserne quasi travolto. Rimarremo qui per tre settimane, fino al giorno della gara, il 7 di dicembre (anzi il giorno dopo). E chissà mai che i protagonisti che si sfideranno uno la Corniche di Abu Dhabi non ci regalino emozioni e risultati che vanno oltre le più rosee previsioni. Nel frattempo avrò l’occasione di scoprire più a fondo questo paese, da un punto di vista sportivo ma non solo. Ma anche e soprattutto con le scarpe da running ai piedi. Salam aleikum...