Davvero a New York
Non è un week-end come un altro. Non è una maratona come una qualsiasi altra maratona, soprattutto per chi come noi è qui a New York per la prima volta. Un'attesa frenetica, senza un attimo di pausa che non ti fa nemmeno rendere conto che domani a quest'ora saremmo già tutti riversati tra i cinque distretti newyorkesi. Qui conta solo esserci.
Sono ormai due giorni che siamo a New York e nonostante qui tutto ricordi che domani sarà giorno di maratona, è ancora (per me) difficile rendermene conto. Tra fuso orario e appuntamenti, siamo stati sballottati freneticamente, ritrovandoci quasi per caso con le scarpe ai piedi attraverso i viali che riempiono Central Park.
Ieri appuntamento con New Balance e i New York Road Runners, per un veloce allenamento in compagnia di Emma Coburn, campionessa mondiale dei 3000 siepi. Praticamente un giro turistico verso quegli ultimi metri di gara che domani saranno i più difficili e i più emozionanti per tutti. Central Park come un parco divertimenti per runners, invaso da decine di migliaia di podisti provenienti da tutto il mondo. Li avessimo messi insieme tutti, avremmo raccolto più gente che in una qualsiasi maratona italiana. Gambe che girano per forza o per piacere, cercando di interpretare i segni ad ogni singolo passo. Lo sguardo di tutto perso tra lo stupore dell'esserci e dalla voglia di provarci.
Con me anche Salvatore, Jessica e Giulia, i tre vincitori del contest MyFutureSelfNY. E' anche grazie a loro (o meglio, a New Balance e Runner's World) se sono qui, ad accompagnare ed a vivere in prima persona questa maratona. Così dopo la corsa, servizio fotografico tra le strade del parco, insieme all'amico fotografo Pierluigi, il mago della luce. Location spettacolari per immortalare questo nostro viaggio e condividerlo con chi ha seguito la sfida dei tre ragazzi già quattro (e più) mesi fa.
Senza un attimo di pausa al ritiro pettorale, in quell'immenso spazio che è l'Expo newyorkese. Nonostante siano cinquantatremila i partenti, nemmeno un minuto di coda, un attimo di pausa, un momento di incertezza. Una macchina che non si ferma la New York City Marathon, che macina consensi, applausi, soldi, chilometri come nessun altro. Per noi la sorpresa di essere VIP per una volta, che vorrà dire meno sofferenza prima e dopo la maratona. Il durante è uguale per tutti. Quello che mi ha sorpreso più di ogni altra cosa passeggiando all'interno dell'immenso villaggio è la quantità di prodotti (New Balance) marchiati NYCM che sono presenti e che sono stati presi d'assalto come fosse il black-friday. Ma con prezzi tutt'altro che abbordabili. Evidentemente per tutti essere a New York val più di una semplice maratona.
Un'idea che mi sono fatto guardandomi attorno ed allungando le orecchie è che per molti sarà la prima volta. E per molti sarà un lento suicidio. Troppi quelli che ho capito essere presenti solo perché è New York, senza nemmeno sapere cosa voglia dire correre (o camminare) per quarantadue chilometri. Questo un po' mi dispiace, perché è un po' come declassare un appuntamento che dovrebbe essere solo un premio per chi ama il running, per chi suda ogni giorno (o quasi) alzandosi ad ore improbabili, facendo sacrifici per convivere con la famiglia (e il lavoro), provando a fermare il cronometro anche un solo secondo prima. Ho avuto l'impressione che per tanti sia una moda, un evento di massa a cui esserci. O magari mi sto solo sbagliando.
Oggi giorno di relax. Che vuol dire macinare chilometri lungo le avenue cittadine alla ricerca del regalo perfetto. Temperatura che nel giro di poche ore è passata dal caldo primaverile al primo freddo invernale. Anche se ho incontrato chi gira ancora in infradito mentre io sono rinchiuso in un piumino incappucciato. Sarà l'età. Ultima corsa in Central Park, in solitaria, per godermi la calma prima della tempesta. Per assaporare quei viali che domani diventeranno infernali. E per saggiare le gambe. Le mie non stanno troppo bene, con un tendine malandato e troppo gonfio per correre così tanto e una pesantezza di allenamenti e fuso orario non ancora smaltito. Ma per me sarà diverso. Anche se qualcuno potrebbe non essere d'accordo, mi godrò la mia prima New York City Marathon senza l'ambizione di un crono. A Firenze mancano ancora ventuno giorni e per me sarà un lunghissimo in vista di quello. Avrei dovuto correre almeno metà gara insieme a Jessica per poi allungare nella seconda parte, ma così non sarà per via del suo fastidioso infortunio che la farà rallentare fin da subito. Per cui mi godrò i cinque distretti in solitaria, guardando, ascoltando, salutando quel pubblico che tanto viene esaltato nei racconti di chi già c'è stato. Saprò dirvi cosa è vero e cosa no.
Seconda parte di gara poi da inventare, a sensazione. Mi piacerebbe fermare il cronometro prima delle tre ore, ma credo che sarà un'impresa impossibile senza spingere almeno un po'. Oggi sono stato nel Bronx e le strade che attraversano New York non mi sembrano affatto piatte come sembrano in televisione. Tanto di cappello a chi è riuscito a domarle ed a regalarsi qui un personale. Poche ore e scopriremo tutto. Non avrei mai immaginato un giorno di ritrovarmi qui, seduto in una camera di albergo con alle spalle Central Park ad immaginare quel che sarà. Mi farà strano non essere davanti alla televisione per vedere lottare i top-runner lungo i ponti e i viali affollati. Domani sarà qualcosa che non avevo mai programmato. E me lo gusterò per come verrà, sperando di rimanere abbastanza lucido per poterlo raccontare. La maratona è allenamento, sacrificio, sudore, fatica. Ma anche emozione. Ed è quello per cui corriamo.
Se volete vedere tutti i miei allenamenti in preparazione della Firenze Marathon, seguite il profilo Corro Ergo Sum su Strava o Garmin Connect... #corriconme.