Reebok FloatRide, appuntamento alle otto
Ci è voluta Reebok per riuscire a strapparmi agli improrogabili impegni quotidiani e farmi respirare un po' di aria fresca al mattino con un'allenamento in centro a Milano. E, per l'occasione, la scoperta e la presentazione della nuova (nuove) linea di scarpe da running della casa anglo-americana. Non un ritorno, ma un nuovo inizio.
Milano. Arena Civica. Pista. Parco Sempione. E' sempre un piacere trovarsi in centro città con un nuovo paio di scarpe ai piedi. Nell'ultimo anno sono stati tanti gli impegni sportivi che mi ci hanno portato. Esperienze diverse, emozioni irripetibili. Ma ancora non avevo potuto vedere con i miei occhi quanto al mattino presto i sentieri del parco fossero terra di conquista (e prerogativa) dei runners. Un modo per iniziare la giornata da invidiare. Dovrò anche io riprendere l'abitudine di uscire un po' prima rispetto alla pausa pranzo, soprattutto se con l'intenzione di iniziare gli allenamenti di qualità in vista (una lunga vista) della maratona autunnale.
Non è stata una semplice corsa quella che mi ha portato a slalomare con la Vespa nel traffico cittadino di prima mattina. Ma l'occasione di vedere da vicino e soprattutto provare le nuove nuove di casa Reebok. Due famiglie distinte. FloatRide e Road Series (quella di Harmony per intenderci). Capitanati da Andrea Giocondi, mezzofondista e campione della nazionale azzurra negli anni '90, abbiamo ripercorso i sentieri di Parco Sempione a più step, suddividendo l'allenamento tra corsa e training funzionale. Un po' quello che si ripete ogni volta, ma che non si ha mai l'occasione di fare quotidianamente. Stretching, rullata, skip, balzi, allunghi. Quello che dovrebbe essere la normalità per ogni atleta, ma che tralasciamo per rincorrere il ritmo insistente delle nostre giornate.
Feel the FloatRide
La vera protagonista è stata lei, la nuova FloatRide (già riconosciuta e premiata da Runner's World come miglior debutto del 2017). Design strano, frutto dell'unione di più innovazioni e della ricerca della configurazione migliore per una scarpa che riassume nel concetto di fluttuazione tutta la sua essenza. La prima impressione è stata buona. Pianta larga, buona ammortizzazione, buona vestibilità. E buona risposta durante la corsa. Nonostante la corporatura non troppo snella, anche abbastanza leggera. Il segreto è racchiuso nelle tre parti che la compongono.
Nuova mescola nell'intersuola, con una miscela di Tpu ed Eva che l'ha resa più leggera del 50% e più reattiva, rispetto all'Eva tradizionale. Ma anche una tomaia in Knit, richiamo delle cugine boost di Adidas o della più famosa linea Free di Nike. Una maglia elastica che avvolge il piede come un calzino. Ed è proprio questa l'impressione che dà. Non sono un particolare amante di questo tipologia di tomaia per correre, ma non si può negare la comodità assoluta nella calzata. Fortunatamente i due fianchi in materiale termoplastico che si uniscono con le stringhe nella parte superiore, aiutano la scarpa a rimanere salda al collo del piede, scivolando leggermente solo nei momenti di maggiore carico e spinta. Non per altro, mi viene spontaneo pensare alle FloatRide proprio come scarpa da allenamento, per chi non ha nessuna pretesa di ritmi o tempi. La zona tallonare chiude la configurazione con una conchiglia che racchiude e protegge il tallone durante la corsa.
Momenti della mattinata con Reebok all'Arena Civica e Parco Sempione di Milano per la prova delle nuove FloatRide.
Road Series
Solo a fine allenamento, dopo un ultimo quattrocento sulla rossa pista dell'Arena, abbiamo scoperto anche la nuova serie di casa Reebok. Tre modelli che vanno a comporre e a completare una linea destinata a chi ama la strada: Harmony Road, One Distance e Harmony Racer. In ordine di velocità. Le prime (di cui ho già parlato e scritto) destinate a ritmi blandi o pesi più sostenuti, le seconde ad allenamenti di qualità ed a chi ricerca un po' di velocità, le terze solo per chi ha ritmi (decisamente) veloci (molto veloci, dato che pesano solo 175 gr).
Ma la curiosità più grossa della giornata è nata nel momento in cui, togliendo la soletta della FloatRide per sostituirla con i miei fidati plantari, mi sono accorto della presenza di una stampa in rilievo proprio sotto la pianta del piede... "1500 m 3:23:77 - 5000 m 13:01:15 - 10000 m 28:21:46". In un primo momento avevo pensato ai record mondiali, cosa che però non è stata confermata da una successiva ricerca. Il record della scarpa forse? O un obiettivo a cui aspirare? Non resta che scoprirlo...