Mai domi
Alti e bassi. Allenamenti e gare. Ripetute e lenti. Momenti che si susseguono, si alternano, si intrecciano. E ritornano. Come le uscite con Franco, a volte sporadiche, a volte frequenti. Maratone preparate insieme, corse fianco a fianco fino al momento della crisi. Per poi riprendersi, trovarsi al traguardo ancora volta per poi ripartire. E siamo ancora qua.
Perché, nonostante sia da un po' di tempo che lavoro e impegni ci separano, alla fine ci ritroviamo sempre. Ci eravamo detti vediamoci e l'abbiamo fatto. Non importa se solo un anno fa il Naviglio ci vedeva sfrecciare di corsa verso la Milano Marathon. L'importante è riprendersi e non fermarsi. Darsi il tempo. Chi ce la fa dà il passo e l'altro segue, fino al momento dello sprint finale. E di solito non sono io a vincere. Anzi, le poche volte che è successo, il cronometro ha sempre segnato il mio personal best. Un motivo in più per non mollare e inseguire sempre, fino al momento di darsi il cambio.
L'uscita di stamattina mi è anche servita per provare a togliermi qualche dubbio che mi è venuto dopo l'allenamento di ieri. Più che dubbio, un po' di terrore. Un fastidio al tibiale, ma della gamba sinistra. Quella che negli ultimi due anni aveva smesso di darmi problemi. Un dolore al muscolo esterno della gamba cresciuto piano piano, col passare dei chilometri. Non so se dovuto magari ad un appoggio scorretto sui sentieri di campagna o per affaticamento. Ma fastidio che non se ne è voluto andare per tutta la giornata di ieri. E visto che domenica dovrei accompagnare Chiara per quasi trenta chilometri, qualche dubbio sul da-farsi mi è anche venuto. Ma l'uscita di stamattina mi ha un po' tranquillizzato. Chiacchierando il peggio è sembrato passare. E' stata più la fatica di dover far correre le gambe e parlare a rendere faticoso l'allenamento. Ma la parola definitiva la lascio nel pomeriggio a William.
Il giro tra Cavenago, Basiano e Masate corso con Franco non l'avevo mai fatto prima. Ed ha reso ancora più evidente quanto dislivello ci sia in Martesana correndo da nord a sud e viceversa. Non ci si crede finché non lo si prova. Un semplice falso piano ma che entra nelle gambe quando si è stanchi. Basta guardare come il ritmo sia stato condizionato di quei pochi secondi scendendo prima verso Masate e risalendo poi verso Cavenago. Pochi metri, ma ben allenanti. Quelli che possono fare la differenza negli ultimi strappi in gara. E sarà così anche domenica alla Corsa del Principe delle Terre Verdiane. Un buon test per me, ma soprattutto per Chiara. Parte iniziale in discesa dove non farsi prendere dalla voglia di strafare e finale, dopo l'inframezzo della mezza maratona, in cui dare il tutto per tutto slalomando tra le campagne dell'Emilia. Week-end che dovrebbe essere asciutto rispetto alle ultime edizioni, anche se le temperature scenderanno parecchio. Ho ancora nella mente l'aria fredda e tagliente che congela gambe e mani prima dell'arrivo a Soragna. Ci vediamo alla partenza.