Tapasciata di Natale in compagnia
La Camminata di Natale a Trezzo sull'Adda è sempre una certezza. Soprattutto quando si è in compagnia. Un'atmosfera surreale, da favola, un freddo pungente che entra nelle ossa e una partecipazione oltre ogni aspettativa. E finalmente il solo piacere di correre, senza problemi, senza pensare troppo in là. Correre senza tempo e non voler più smettere.
La tapasciata di Trezzo credo sia uno degli appuntamenti che non mi perdo quasi mai. Ho provato ad esserci con il cielo azzurro e il sole, con la neve, col ghiaccio. E questa volta con la nebbia. Ma sempre con i suoi -4°C alla partenza. Quell'aria gelida che farebbe dire a chiunque "ma che ci faccio qui?!" e che invece è il bello di esserci ogni volta. Il percorso sempre uguale che scende lungo il versante ovest dell'Adda per poi risalire lungo il crinale che lo domina dall'alto. Uno spettacolo che solo pochi riescono a godersi, con il sole appena nato che colora il cielo di giallo proiettando il profilo del paese sull'acqua calma e gelida del fiume, la nebbia che ne accarezza il manto dispertendosi in mille fiamme di vapore, i rami degli alberi congelati che lasciano la cadere la rugiada al ritmo dei passi, i prati bianchi e spenti ricoperti di ghiaccio come in un unico grande presepe vivente.
Esserci con Chiara, Zio, Marco e Massimo è stato il regalo che mi sono fatto per questo Natale. Forse non l'ultima occasione prima della fine dell'anno, ma sicuramente la più affascinante. Avrei dovuto lasciarli andare dopo solo qualche chilometro dove il percorso deviava per il giro più corto. Fino a ieri non avevo mai corso più di otto chilometri negli ultimi due mesi. Ma l'inconscenza ha vinto. O forse la ragione. Ho sentito di avere il ritmo nelle gambe, di non avere particolari fastidi alle gambe e soprattutto la voglia di non fermarmi. Mi sono affidato a loro, senza pensare troppo, riscoprendo quello che ci piace fare più di tutto.
E l'Adda ci ha regalato scorci da sogno. Solo per quello ne è valsa la pena esserci. Avrei voluto avere la macchina fotografica per immortalare il sorgere del sole. E tutti quegli angoli nascosti che ogni volta si riscoprono con una luce diversa. Siamo partiti con calma, dando tempo alle gambe di abituarsi al clima e al giorno che stava nascendo. Paesaggi concatenati che si sono susseguiti come su una pellicola cinematografica, passando da un frame all'altro senza pausa. Il cielo azzurro ci ha accompagnato lungo la ripida salita al giro di boa, illuminando il sentiero dall'alto come in una visione mistica. E la discesa verso la fine dei 20 Km ha ridato vita a gambe e fiato, aumentando il passo anche oltre ogni aspettativa. Le parole si sono fatte sempre più rade lasciando spazio alla stanchezza. O allo stupore (mio) d'esserci ancora. Una fine che segna un nuovo inizio. Ancora. Eppure il viaggio è sempre uno solo.