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Ripetute 6x1000 salita 4% rec. 1000

Caldo. Bora. Salita. Peggio non poteva essere. O meglio. Dipende dai punti di vista. Non dovendo guardare il cronometro ma solamente valutare lo sforzo fisico, la spinta, la fatica, più le condizioni diventano sfavorevoli ed esasperate meglio è. Senza esagerare chiaramente. E mantenendo un controllo sullo sforzo muscolare che non deve andare oltre il livello massimale.

Non sarebbe stato lo stesso se invece di sfruttare una salita del 4% avessi corso su una pendenza del 10%. A quel punto il lavoro muscolare e tendineo sarebbe stato esasperato e portato al limite con il massimo rischio di infortunio. Cambiando invece solo le condizioni atmosferiche l'allenamento diventa più duro ma senza il rischio di andare oltre il giusto sforzo muscolare. L'unica cosa che ho sofferto è stata la mancanza d'acqua. Un sorso a metà allenamento probabilmente mi avrebbe reso il finale e il ritorno verso casa meno sofferente. Anche perchè è bastata la stanchezza data dalla salita a trasformare gli ultimi chilometri in una vera e propria via crucis.

Diversamente da settimana scorsa, questa volta sapevo bene fin da subito cosa mi sarebbe aspettato. Sei ripetute da un chilometro con salita del 4% e recupero in discesa per tornare al punto di partenza. Anche se la presenza del vento ha cambiato nettamente le condizioni di allenamento. Anche il sole, caldo e alto. Neanche una piccola nuvola per un attimo di refrigerio. C'è da dire che la presenza della Bora ha però reso il clima più accettabile, a sensazione. Mi sono reso conto del caldo solo quando l'aria veniva, raramente, fermata da qualche albero o dai (rari) cambi di direzione. Gli allenamenti degli ultimi giorni mi hanno appesantito molto, non ultimi i quindici chilometri di ieri sera. Poco riposo, anche di notte e stamattina già di corsa, anche se avrei dovuto recuperare un po' di più. Ma questo è il tempo che passa in convento

Memore dalla fatica di sette giorni fa sono parito con più cautela, anche perchè il vento trasversale e contrario un po' di fatica in più me l'ha fatta fare. Mi sono subito accorto di essere nettamente più lento. Non me ne sono preoccupato, visto che il lavoro muscolare percepito è stato comunque intenso fin da subito. Spero che tutto questo serva davvero per creare una base forte nei muscoli delle gambe (e anche degli addominali che ho sentito decisamente sollecitati soprattutto nella fase di spinta) come pensa il Prof. Massini, perchè di fatica ne sto facendo davvero tanta.

Ho suddiviso i chilometri di salita in tanti segmenti, prendendo come riferimenti cambi di direzione, cartelli o cespugli lungo la strada. E ad ogni step ho cercato di raggiungere il successivo. Centinaia di metri alla volta per arrivare fino alla fine. Mi aiuta. Avere sempre uno riferimento visivo è la tattica che sto adottando per ridurre la percezione della fatica. E sembra funzionare. Mi sono accorto di quanto caldo facesse solo nel momento in cui il cappellino (che fortunatamente oggi ho deciso di usare) ha cominciato a gocciolare di sudore dopo la seconda serie di ripetute. E lì è cominciata anche la parte più difficile.

Come per il percorso, anche procedere per step nella successione delle ripetute è un aiuto psicologico importante. Alla seconda ero ad un terzo del totale. Alla terza, a metà. Alla quarta addirittura a due terzi. Ed è iniziato il countdown verso il finale. Il chilometro è sembrato diventare sempre più lungo di volta in volta. Gambe affaticate, fiato corto, cuore a ritmo sempre più alto. Ma la fine arriva sempre, basta non mollare. La tranquillità mentale che mi ha dato correre senza l'assillo del cronometro credo sia stata fondamentale. Non sarebbe stato lo stesso correre in piano, col fastidio del vento sempre nemico, il caldo asfissiante e le lancette che corrono inesorabili verso il secondo successivo. Quello che mi serve adesso è solo correre, sudare, spingere, crescere. I traguardi penserò a tagliarli solo tra qualche settimana.