Camminata sull'Adda (Trezzo d'Adda)
Brutte e belle sorprese questa mattina. Per la prima volta l'allergia primaverile si fa sentire forte e insistente da quando apro gli occhi. Raffreddore, starnuti, bruciore agli occhi, naso che cola. Non proprio un un buon risveglio. Per di più sento le gambe stanche, affaticate. Il dolore sotto al piede destro che mi aveva dato tregua per qualche giorno è tornato più insistente di prima. Però, c'è anche un però, ad aspettarmi una fantastica giornata di sole (ma comunque di clima mite nella mattinata) e uno squarcio di mondo da far brillare gli occhi. E' la prima volta che riesco a prendere parte alla corsa primaverile di Trezzo. Negli ultimi anni ho sempre partecipato a quella invernale a dicembre. Il percorso è praticamente lo stesso, ma in senso opposto. Si sale sopra alla sponda destra dell'Adda andando verso Lecco e si ritorna alla partenza seguendo la ciclabile lungo l'argine. Ma da dicembre ad aprile il mondo cambia. E quando si imbrocca una giornata come quella di oggi, gambe permettendo, non si smetterebbe mai di correre, come Forrest Gump.
Al ritrovo col gruppo non siamo tantissimi, poco più di quaranta. Pochi impavidi sono alla 50/100 Km di Seregno, mentre Filippo è al suo esordio agonistico alla Mezza di Messina (e io che ero convinto che avrebbe corso la Maratona). Con mio Zio partiamo con un ritardo di due minuti dal resto del gruppo mentre aspettiamo Marco e il suo gruppo di Sesto seguiti in bici dal tecnico Mario Ruju. Massimo è più avanti ma ci sta aspettando. Sono l'unico in previsione a fare i 26 Km in programma, mentre Carmen, Simonetta, Lucia, Ivana, Antonella, Arianna e qualche altro si sono già incamminati mezz'ora prima di noi. Quando finalmente partiamo il ritmo è abbasatnza blando, complice la leggera salita iniziale. Rimango al passo con gli altri per i primi chilometri per un breve riscaldamento. Gli intermedi ogni duemila metri sono precisi al millesimo, così riesco a tenere d'occhio inizalmente il ritmo. Verso il quarto chilometro raggiungiamo Massimo, anche lui al piccolo trotto, mentre ci aspetta accompagnando mia mamma. Quando si unisce al gruppo siamo poi noi due ad allungare leggermente il passo ed a prendere qualche centinaio di metri sugli altri. Vantaggio breve, visto che poco dopo io svolto per il percorso più lungo, mentre loro cominciano a scendere verso l'Adda. Ho ancora circa tre chilometri da solo prima di tornare verso Trezzo, ma il paesaggio aiuta l'attesa. Nonostante siano solo campagne, il passaggio verso Paderno attraverso piccole stradine secondarie attorniate da campi verdi e in fiore è paradisiaco. Nessuna auto, silenzio e profumo di primavera. Da quando sono partito l'allergia non si è fatta più sentire. Fortunatamente. Comincio a recuperare su quanti erano partiti prima di me in mattinata. La discesa verso l'Adda mi segna un po' le gambe. Un viale ciottolato, scivoloso e ripido. Il ritmo rispetto all'inizio l'ho aumentato leggermente ma le gambe cominciano a sentire il peso degli ultimi sette giorni. Di bello, quello che stavo aspettando: l'Adda che fende le due alte sponde rocciose prima di aprirsi verso il piccolo calmo golfo di Trezzo. Un paesaggio diverso da quello di tutte le corse fin qui fatte. Le rapide cambiano totalmente la fisionomia del fiume, rendendolo al tempo stesso cattivo, affascinante, insidioso. Lo guardo mentre scendo lungo la sponda sassosa, al fianco del canale di regolazione delle acque. Verso il quattordicesimo chilometro la fatica comincia a farsi sentire seriamente. Non tanto per il fiato, quanto per le gambe. Cerco di mantenere il ritmo il più possibile ma senza rischiare di compromettere le prossime corse. Supero e saluto quasi tutti quelli del gruppo partiti prima di me. In lontananza vedo avvicinarsi sempre di più l'arrivo, aiutato anche dai punti di riferimento conosciuti avvicinandomi a Trezzo. Quando ormai credo che il supplizio sia quasi terminato gli organizzatori ci fanno una bella sorpresa: l'ultima salita verso il paese seguita da una sconosciuta scalinata che ci fa passare sul ponte verso Capriate. E questa lascia il segno. Dopo 2h 02' 32" mi fermo, ma non indenne dalle fatiche di giornata. Ora è forse il momento di pensare ad una settimana di recupero in vista dei prosimi impegni.