Tra Campi e Rogge nel Parco della Molgora (Carugate)
Utlimo lungo in vista di Firenze. Come successo in molte delle ultime tapasciate domenicali il percorso viene modificato a causa del maltempo e i chilometri passano dai ventisette che dovevano essere ai 26 Km che poi saranno. Quasi ne avrei preferito anche un altro in meno. Partiamo in una decina per il percorso più lungo, per la maggior parte tutti presenti tra due settimane in terra toscana. Zio, Massimo, Walter, Fabio, Pietro non ci sono o sono su altri percorsi. Ma per fortuna c'è Vito. Giusto venerdì o sabato pensavo che ultimamente, un po' per le varie defezioni, un po' per il ritmo abbastanza alto che devo tenere da tabella, ho corso quasi sempre solo anche durante le gare domenicali. Mi manca la corsa di gruppo, che si sia in due o più di due. Mi mancano i primi chilometri spensierati a chiaccherare. Mi mancano i tratti di fatica in cui si viene trascinati dagli altri per non rimanere indietro. Mi mancano i momenti in cui sei tu a fare i ritmo per gli altri. Mi manca l'incoraggiare chi rimane un po' più indietro. Mi manca lo sguardo o la parola di chi ti vede in difficoltà. Mi manca lo sprint finale, tirato o no. Correre in gruppo (parlando di corse amatoriali) è tutto questo.
Partiamo alle 8.00 precise. Con Vito ci mettiamo subito in testa al gruppo e con buon ritmo sorpassiamo un gran numero di partenti. Mi ero riletto preventivamente la corsa di due anni fa visto che non mi ricordavo benissimo il percorso. Non avevo avuto una bella impressione sulla corsa (allora avevo fatto però i 18 Km). La strada si snoda soprattutto in campagna, su percorsi molto ondulati e, visto il tempo, anche pesanti e pieni di fango. Dopo aver lasciato le vie del centro lungo le campagne si arriva a toccare Bussero. Toccata e fuga per ritornare nuovamente verso Carugate sempre lungo i vialetti di campagna. Poi nuovo retro-front verso quel di Bussero, ma questa volta quasi interamente su asfalto e piste ciclabili. Al decimo chilometro un bell'acquazzone di cinque minuti ci lava completamente, non fossero bastate pozzanghere, fango e umidità. Il tratto di Bussero è forse quello che ho preferito. Nonostante non ci sia nulla da vedere il solo passaggio all'asfalto mi riposa le gambe. Attraversato il paese in lungo e in largo usciamo e sfioriamo questa volta Pessano per fare ritorno a Carugate. Non rimango sorpreso come due anni fa quando i percorsi più lunghi si riallontanano nuovamente verso le campagne, mentre sguardo e mente sperano già nell'arrivo. Un attraversamento trasversale dei campi, dove non capisco dove mi trovo, ci porta a Caponago. Appena riconosco la mia posizione il ritorno verso Carugate diventa meno pesante anche se so di dover attraversare un ultimo chilometro faticoso lungo la sponda di un piccolo canale. Con Vito non ci separiamo mai. Il ritmo mi sembra praticamente costante dall'inizio alla fine. Non so se lui riesca a fare di più, io mi sento quasi al limite con tutti i chilometri che mi sono messi nelle gambe nelle ultime settimane. Ventisei chilometri a 4' 27" di media non sono proprio uno scherzo. Lungo il canale troviamo Michele e subito dopo averlo salutato prendo una bruttissima storta alla caviglia destra, proprio quella reduce dalla piccola distorsione di venerdì. Un po' mi spvento, ma non avendo sentito nessuna fitta correre su per la gamba e vedendo che la caviglia reagisce bene mi tranquillizzo. Nell'ultimo tratto prima dell'arrivo superiamo per la terza volta Lucia e Ivana reduci dal loro percorso dei diciotto, che in più occasioni si è intrecciato col nostro. Nell'ultimo chilometro aumentiamo piano piano il ritmo verso lo sprint finale, tirato più da Vito che dal sottoscritto, ma arriviamo assieme, spalla a spalla. Il tempo è buono sotto le due ore che mi ero prefissato di fare, 1h 56' 10".
All'inizio di corsa ho avuto qualche problema con le scarpe. Non è la prima volta che mi succede. L'allacciatura asimmetrica delle Nimbus 12 mi fa male al collo del piede, soprattutto a freddo. Se sono in allenamento la cosa mi preoccupa meno, ma in Maratona... dopo qualche chilometro la cosa si è risolta, ma resta un fatto preoccupante.