Stramilano
Déjà vu. Milano. Pioggia. Corse e ricorsi che si intrecciano in una stracittadina che sembra non avere tregua. Avevamo lasciato Piazza Castello un anno fa, infreddoliti, bagnati, al termine della Maratona. Siamo ripartiti allo stesso modo ieri, in senso contrario, alla Stramilano, come ad esorcizzare questa pioggia insistente che sembra non lasciarci tregua in questo inizio stagione. Amo correre a Milano. La amo perchè è la mia città e non a tutti capita di poter correre sotto la madunina. La amo perchè quando ci corri si trasforma, la vivi in una maniera nuova. Puoi assaporare i palazzi signorili del centro, i vialoni senza traffico che la attraversano, vederla da una prospettiva diversa e meno frenetica. La amo perchè è veloce, forse la più veloce d'Italia, qualsiasi distanza si voglia percorrere. E mi piace esserci tutte le volte per dimostrare a chi critica per partito preso che i fatti sono sempre diversi dalle parole. Quasi seimila partenti nonostante freddo e pioggia. Pietro Mennea è lì con noi, sulla linea di partenza in mezzo ai top, nel minuto di silenzio che precede lo sparo. Poi non conta più nulla. Non c'è pioggia, freddo, traffico che tenga. I piedi calcano asfalto e lastroni di marmo, provano a correre sulle infinite pozzanghere che attraversano le strade da un lato all'altro. E tra le migliaia di passi ci sono anche i nostri che in coppia attraversano Corso Sempione, i Bastioni, Corso Buenos Aires, la Circonvallazione interna, i Navigli, la nuova Fiera City per ritornare fino all'Arena civica. Sembra che siano i secondi a darci il passo, preciso, costante. Come gli applausi della gente che, nonostante la pioggia, ci accompagnano in quell'entrata epica nell'Arena come tanti piccoli Baldini. Ed ogni volta che qualcuno taglia il traguardo è una nuova vittoria: abbracci, occhi lucidi, mani alzate al cielo, sorrisi per i fotografi. Cade ancora la pioggia ma è come se fossero tanti piccoli coriandoli che per festeggiare. Noi siamo fatti così. A noi piace correre.
