14-41: sfida sui 400
Ritrovarsi in pista, su asfalto, con 30°C alle sette di sera non è proprio uno degli allenamenti più piacevoli che si possano provare. Però se poi le gambe girano, la fiducia aiuta anche a tenere duro e continuare. Ripetute 14x400 in 1' 24" con 90" di recupero. Un buon allenamento, soprattutto per le condizioni fisiche precarie delle ultime settimane. Un dolore all'inguine che ogni tanto si fa sentire e il mal di schiena persistente degli ultimi giorni. Se non avessi da preparare la Monza-Resegone di fine mese e non avessi una squadra da dover rispettare e onorare, mi sarei preso una pausa. Ma conoscendo la strada che risale piani piano fino alla montagna, provare uno stop proprio adesso renderebbe tutto troppo difficile poi. Meglio stringere i denti e provarci.
E la serata si è messa subito in salita. Con un numero, 14, che si è trasformato alla fine dell'allenamento (rileggendolo) come un segno distintivo. Quattordici come le serie da affrontare. Pensandoci bene, una dura seduta anche senza le condizioni climatiche estreme che si sono presentate. E' vero che il ritmo da impostare non è stato dei più proibitivi, ma quando non si è in condizione anche la più piccola salitella diventa una montagna. Ma non mi sono certo tirato indietro ed ho voluto provare a vedere cosa ne sarebbe uscito. Partendo tranquillo, con calma. E infatti la prima parte di allenamento è andata in crescendo. Ho leggermente aumentato il ritmo di ripetuta in ripetuta (tra 1' 23" e 1' 19"), diminuendolo man mano invece quello del recupero (mooooolto lento, ma sempre a sensazione e per recuperare bene). Tutto in modo più che naturale.
A farmi compagnia i ragazzi dell'Atletica Gessate. Quando le giornate si allungano ed esce il sole, abbandonano il caldo della palestra e si allenano al campo. Ed è bello per una volta non trovarsi da soli a girare lungo la pista. Pochi quelli di corsa, tutti concentrati per lo più su lanci e salto in lungo. Mi è venuta un po' di nostalgia osservandoli, pensando che se ci fosse stata l'occasione, forse, da adolescente, avrei potutto anche dire la mia. E adesso sarebbe stata tutta un'altra cosa. Io ho cercato di disturbare il meno possibile, prima correndo le prime sette ripetute in senso antiorario e invertendo poi il senso di marcia per la seconda parte di allenamneto, come faccio sempre per non sbilanciare troppo schiena e gambe in un'unica direzione. D'altronde io non devo certo correre in pista.
Le ultime quattro serie si sono dimostrate però ben più dure del previsto. Ho faticato ad arrivare alla fine dei 400 m, entrando spesso in crisi già a metà pista. Ma pur non forzando non sono mai andato oltre l'1' 25". Cosa che mi ha dato fiducia per provare a dare il massimo nell'ultimo definitivo allungo. Ma qui c'è stata la sorpresa più grossa. Uno dei ragazzi che fino a quel momento si era semplicemente riscaldato corricchiando e camminando per qualche giro, alcune decina di metri dopo la mia partenza decide di sfidarmi. Più che altro umiliarmi. Lui 14 anni, alto, magro, fresco e davanti agli occhi della fanciulla da impressionare. Io 41 (14 allo specchio) anni (quasi), stanco, con quasi un'ora e 12 Km di allenamento alle spalle, fradicio di sudore e con la schiena a pezzi. Vi lascio immaginare come sia finita. Mi ha superato con una falcata e un appoggio che in quelle condizioni non sarei riuscito a copiare nemmeno se fossi stato una marionetta, rimanendomi davanti di qualche metro quasi dicendomi vieni a prendermi. Io ho spinto, ben sapendo che nel giro di qualche secondo avrei finito la mia seduta, ma non c'è stato nulla da fare. Ma è stato bello. Anche la solo vedere la sua voglia di scendere in pista. E' bastato quello per rimettermi il sorriso mentre ho trotterellato verso casa defaticando. Anche perchè, se avessi avuto venticinque anni in meno sarebbe stata tutta un'altra storia.