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Du is megl che uan

Peccato che tra un impegno e l'altro non lo si riesca a fare più spesso. E magari anche insieme a qualche altro compagno. Perchè correre in due è un altro mondo. Lo è in gara e forse ancora di più in allenamento. Come se le gambe fossero quattro per davvero. La spensieratezza di divertirsi insieme e la involontaria certezza di farlo bene.

Sarebbe bello programmare settimanalmente delle uscite insieme sul Naviglio, magari con i compagni di squadra e qualche altro che si voglia unire. Magari in un futuro prossimo potrebbe divenare realtà, ma al momento, per come stanno le cose, rimane solo un'utopia. Troppo poca la mia attuale affidabilità su tempi e spazi per allenarmi. Ma il messaggio di ieri sera di Franco è arrivato nel momento giusto. Solo qualche aggiustamento di orario e questa mattina ci siamo rivisti in canotta e pantaloncini dopo troppo tempo. E non ci siamo lasciati scappare l'occasione per fare un allenamento a buon ritmo. Improvvisato.

Non ci siamo neanche chiesti cosa fare. Ci siamo solo diretti verso l'alzaia, preferita a qualche giro tra le campagne per la facilità di corsa a ritmi più sostenuti e per i temporali che si sono rincorsi attraverso la Martesana. Abbiamo anche sperato che qualche grigia nuvola ci inseguisse fin sulla ciclabile o ci desse il benvenuto appena arrivati, ma senza risultato. Senza sole la temperatura è rimasta decisamente più bassa rispetto alle scorse settimane, ma l'umidità e l'assenza di aria si è fatta sentire. Come nostro solito non ci siamo mai risparmiati nel chiacchierare e di fiato ne abbiamo subito iniziato a sprecare senza preoccuparcene troppo. Non abbiamo nemmeno fatto troppa attenzione al ritmo scelto dalle gambe, controllando solo di tanto in tanto gli intermedi del gps. E il passo è cresciuto da sé senza mai il bisogno di provare a fare di più.

Quando si corre in coppia è così. Per primo c'è il piacere di stare insieme, di condividere la strada e la fatica. Che sembra dimezzarsi. Non è come essere in bici, in cui si ruba la scia. La corsa è condivisione. Più che in qualsiasi altra disciplina. Solo dopo viene la collaborazione. Perchè a comandare non è mai solo uno. E allora è come se le crisi non ci fossero, se l'intera corsa fosse un unico lungo respiro fatto insieme, rilasciato solo nell'istante in cui cade l'ultimo bip del cronometro.

Se avessi immaginato di correre i 14 Km di oggi da solo, con la progressione che abbiamo avuto, me ne sarei preoccupato. Col sudore caldo e salto a dar fastidio agli occhi, la canotta appiccicata al petto, la fascia cardio prima troppo stretto e dopo troppo larga a togliere la concentrazione. Si, non saranno stati come i ventiquattro fatti insieme alla vigilia della maratona, ma adesso non è neanche il tempo per doverli fare. Per quello c'è ancora tutto l'autunno, aspettando che le temperature diventino più amiche e le gambe re-imparino ritmi e distanze. Ma già quella di oggi è stata una buona verifica. Piccole tappe obbligatorie da cui passare. Per le gare, quelle vere (nella sezione Calendario 2016 le prossime aggiornate), c'è ancora tempo.