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La Martulada (Pozzuolo Martesana)

Tapasciare. Verbo sconosciuto ai più, lontano dalle terre lombarde. Deriva dal dialetto tappasciare, che propriamente significa far passi piccioli e frequenti. Camminacchiare. Sgambare. Scarpettare. Zampettare. Marciare. Ossia correre alle camminate non competitive di paese. Quelle dove tutti iniziano a rincorrere i sogni di una maratona. E dove tutti, inveitabilmente, ritornano dopo averli raggiunti.

Perchè alla fine è proprio lo spirito delle tapasciate che affascina. Quando questa mattina aprendo le finestre sono stato accolto dal diluvio universale ho avuto la tentazione di richiuderle e ritornare sotto le coperte. Ma sapevo che me ne sarei pentito. E' più facile trovare le motivazioni per uscire di casa per una gara anche quando la voglia non è troppa. Fortunatamente non ho ceduto. Ritrovare i vecchi compagni del Mulino Vecchio e salutare tanti amci dei Reds Runners (organizzatori della Martulada, da Màrtul, letteralmente lo stupido) e del GP Melzo è stato piacevole. Anche se tutto è iniziato in salita.

Neanche il tempo di fare due chiacchiere prima della partenza ed il gruppo era già partito con qualche minuto di anticipo. Così mi sono ritrovato a doverlo rincorrere per i primi chiometri. E addio programma di iniziare con calma. Fortunatamente nel giro di una decina di minuti ho recuperato i compagni perduti. Chiacchierare e scherzare senza dar peso al cronometro mi è mancato. Anche correndo in settimana da soli in mezzo alle campagne non è comunque la stessa cosa. La fatica e la stanchezza pesano meno, il bip del gps accompagna la corsa senza l'assillo di dover tenere il passo o raggiungere un obiettivo, allenando comunque le gambe con i continui passaggi tra asfalto in città e sterrato in campagna. Mi mancava. Mi è mancato. E sono contento di esserci stato.

E come ogni volta, il finale è diverso per ognuno. Chi sceglie la distanza più corta, chi la media, chi la lunga. Chi arriva con lo stesso passo e chi allunga nel finale. Come ho scelto di fare oggi per non allontanarmi dai programmi  del prof. Massini. Avrei dovuto correre ieri allungando i cinque chilometri finali, ma ho sostituito la corsa con un po' di adrenalina e un lancio da 3000 metri. Ed ho recuperato oggi, allungano negli ultimi cinque a 4' al chilometro. Quella che solo un mese fa doveva essere la velocità maratona e che oggi mi è sembrato invece il finale dei 400 metri. Ma anche a questo serve tapasciare. Per ritorvare la forma senza l'ansia da prestazione delle gare. E per oggi è andata bene così.

Chiudo l'articolo con uno stralcio di più di vent'anni fa, scritto dall'amico Fabio, mio compagno nel nostro esordio alla Maratona di Milano del 2007. Un racconto di quello che era il tapasciare quando ci siamo avvicinati alla corsa per la prima volta e che ancora oggi rimane il modo più facile per imparare a correre. "Sono l'espressione più bella del dilettantismo. Durante la settimana lavorano o studiano allenandosi quando possono, e la domenica mattina, pantaloncini e maglietta, si scatenano nelle corse non competitive. Le più belle assomigliano alle feste di paese piuttosto che a gare. [...] Si definiscono tapascioni con il vezzo di sminuirsi, perchè è chiaro che loro corrono per divertirsi e ottengono i risultati che ottengono, ma se si allenassero, se non avessero quel fastidioso dolorino, se il percorso non fosse accidentato, o se non ci fosse così poco asfalto... beh, sarebbe un'altra cosa. Uno dei più famosi di questi gruppi è il GPA Mulino Vecchio di Gorgonzola, che ha compiuto 15 anni (ormai quasi 40, nda). [...] Ruotano attorno al gruppo almeno 120 persone, una cinquantina delle quali partecipano pressochè a tutte le gare. Sveglia alle 6 di domenica mattina, ritrovo alle 7.00, partenza alle 8.00 e via alla faccia degli acciacchi e dell'età, che piova o faccia bello. Ogni gara, in base alla lunghezza del percorso e al piazzamento, assegna un certo numero di punti e tra gli iscritti si disputa un verso e proprio campionato. Ogni tanto capita anche di vedere qualche campione [...] che si sta riprendendo da qualche infortunio correndo con i tapascioni del Mulino Vecchio" [di Fabio Todesco, pubblicato su 'Il Giornale dell’Adda' del 30 Novembre 1992].