Questo sito utilizza cookies, anche di terze parti, per personalizzare i contenuti e gli annunci, fornire le funzioni dei social-media e analizzare il traffico generato. Continuando a navigare in questo sito web acconsenti all'uso dei cookies.

Milano Marathon: sulla linea di partenza

Ho corso. E domenica correrò la Milano Marathon. Quello che volevo era solo avere una chance, la possibilità almeno di provarci. Solo sette giorni fa mi sembrava impossibile. Sarò alla partenza e la sfida sarà arrivare alla fine. Ma quello lo è sempre. Questa volta in modo ancora diverso. Perchè ogni maratona è un viaggio a parte. Inizia un lunedì mattina qualsiasi con un lento di qualche chilometro e (a volte) finisce a braccia alzate sotto l'arrivo.

Ho corso per la prima volta senza dolore questa mattina. Ho corso bene. E solo oggi ho avuto la (quasi) certezza che almeno ci proverò. Per quanto, dipenderà solo ed esclusivamente da se-e-quando il dolore ricomparirà in gara. Ho corso e sono contento. Basta poco per cambiare l'umore e la giornata. La settimana. La gara. E le prospettive. Gli obiettivi. Che da piccoli diventano grandi e magari irraggiungibili. Ho corso ed ho solo pensato a cogliere ogni minimo segno di cedimento. Con l'orecchio teso sul tibiale, la caviglia, la gamba. Senza nemmeno guardare la strada. Ho ascoltato il battito cardiaco aumentare insieme al ritmo. Anche troppo. E questo un po' mi ha allarmato. Fatica, ma non nelle gambe. Forse solo nella testa, ancora troppo tesa per potersi rilassare e godere l'ultimo lento (che alla fine è diventato un progressivo) prima del via.

Solito scaramantico giro di sei chilometri lungo il Canale Villoresi. Quello che ogni volta anticipa i quarantadue domenicali. Il ritmo è venuto da sè. Ai piedi le fidate Nike Pegasus 32 che ho deciso saranno le mie compagne sulle strade di Milano. Piede leggero, passo libero, comodo. Correre senza sentire fastidio è stato come ritrovare il piano dopo una lunga salita. La pace. Nonostante dovessi solo muovere le gambe ho voluto provare ad aumentare il ritmo, anche un po' oltre i 4' al chilometro da mantenere domenica in gara, per vedere se il tibiale sforzandosi iniziasse subito a soffrire. Ma non ho avuto risposta. E chi tace acconsente.

Sarà la mia gara. L'ho voluta. La aspetto da un anno. Di anno in anno. Ci sarà bel tempo e sarà festa. Correrò con gli amici che in questi anni hanno condiviso con me i chilometri. E anche qualcuno di nuovo. Correremo per la prima volta come Corro Ergo Sum Runners, nella nostra Milano. Ci saranno le nuove divise, luccicanti, abbaglianti. E ci saranno tante braccia tese che ci staranno aspettando. Mani pronte per un cinque, applausi, sorrisi, grida e incitamento. Ci sarà da soffrire. Forse per me ancora più del solito. O solo in modo diverso. Di sicuro ci sarà un motivo in più per arrivare ancora una volta al traguardo.