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Ripetute 4x2000 7' 40" rec. 1' 30"

Potrei scrivere di tutto sulle ultime ventiquattro ore. Un tutto che nasce e arriva dalla corsa, ma non solo e semplicemente. Perchè il bello di correre sono le occasioni che nascono, le persone che incontri, il modo di vivere diverso. E correre. Pensare che siano solo le ripetute della sera a parlarne, a raccontare, sarebbe riduttivo. Quello è solo il tramite per raggiungere sempre nuovi obiettivi.

Ho iniziato la mattinata sul set di un cortometraggio, tra scene ripetute e scatti fotografici immersi nel freddo dell'inverno milanese. Una giornata intensa insieme a Federica, Nicola, i nuovi ragazzi della troupe, Giorgio (Calcaterra) e Giovanni (Storti). Freddo, quello vero, riscaldati solo dal piacere di esserci, di provare qualcosa di nuovo, di imparare. E scoprire set inimmaginabili. Viste inedite del Duomo, qualche scatto promozionale tremando al freddo. E il pensiero continuo di correre a casa per uscire sul Naviglio. Voglia e non voglia che si sono alternate come il lieve caldo del sole nascosto nella foschia.

Mi sarebbe piaciuto accompagnare Giorgio al Parco Sempione o tra le vie di Milano in serata, magari per fargli scoprire in anteprima qualche tratto della Wings for Life World Run dell'8 maggio, ma il tempo non c'è stato. Sarà per la prossima, speriamo. E mi sono ritrovato inevitabilmente lungo la Martesana, col buio ormai calato, col freddo residuo delle ore passate in piedi da scalzarmi di dosso. Devo dire che rileggendo gli ultimi allenamenti a posteriori, il prof. Massini ha sempre ragione. Non so come sia stato possibile correre subito forte ad inizio dicembre, come se tutti i problemi autunnali non ci fossero stati. Oggi non ci riuscirei. Ed ho scrupolosamente seguito i suoi dettami. Quattro serie da due chilometri a 3' 50". Come al solito pensavo fosse roba semplice, ma i conti con l'oste vanno sempre fatti alla fine.

Correre sul Naviglio sicuramente è un po' più complicato che lungo il circuito del ginestrino. Percorso meno regolare, per la maggior parte senza luce e senza riferimenti, se non spannometrici. Ma mi sono reso conto negli ultimi tempi che allenarsi con qualche difficoltà in più aiuta. Il tempo che conta è quello di gara e abituarsi a fare un po' più fatica in allenamento è meglio. Con la sera ormai calata il Naviglio è praticamente isolato e solo qualche sporadico runner in uscita dopo il lavoro. Ho cercato di non partire troppo forte, come mio solito. Freno a mano un po' tirato per i primi due chilometri di allungo (3' 45" e 3' 49") e il più mi è sembrato già fatto. Il polpaccio non mi ha fatto male, ma non è nemmeno stato inidfferente. Si è fatto sentire, rubando un po' di attenzione e un po' di tensione emotiva dal resto dell'allenamento.

Ripartendo ho ricercato le stesse sensazioni del primo tratto, ma più a fatica. Fortunatamente il cronometro è stato amico nonostante i continui lievi sali-scendi di Inzago che spezzano il ritmo, ancora 3' 47" e 3' 48". Il giro di boa nonostante si trovi a metà, diventa uno slancio verso il ritorno anche se la fatica, principalmente nelle gambe, ha iniziato ad accumularsi, soprattutto nel finale (3' 48" e 3' 52"). Tutto normale. Ho pensato che solo qualche mese fa (e tra qualche settimana a venire) quella è stata (e dovrà essere) la normale andatura di una gara di mezza. Ci vogliono solo pazienza e fatica. Come quella nell'ultimo tratto, in cui arrivare a quel traguardo volante da cui tutto è partito prima di far sciogliere le gambe verso casa. Ancora 3' 49" e 3' 52". Vivere di ricorda non avrebbe senso, per cui questi numeri devono solo essere stimolo per provare a fare meglio già da domani. In ogni caso un buon allenamento visto i 13 Km portati a casa ad una media di 4' 04". E soprattutto il cardio che sta rientrando piano piano nella norma, soprattutto nella FCMax (173 bpm) e nel recupero (a proposito, Garmin Forerunner 235 è una bomba. Ma di questo avrò tempo di parlarne, nda).

Il risvolto più bello di tutto questo è stato però sprofondare in un sonno profondo ancora prima di mezzanotte. Cosa che mi capita di rado. Mi ero dimenticato la bellezza della sensazione di sentirsi stremati dopo cena quando la stanchezza dell'allenamento serale e della giornata fuoriescono. Il dolce abbraccio del materasso e del piumino che ti stringono per tutta la notte fino al suono della sveglia. Altro che mal di schiena. Non sarà facile e rilassante come correre di giorno, ma ho ritrovato un motivo in più per riprovare anche a correre col buio. Col freddo. In solitudine. Ma per stare meglio.