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Da Monza al Lambro

Ci eravamo lasciati lungo i viali alberati del Parco di Monza e da lì siamo ripartiti. Magari capiterà ancora più spesso nelle prossime settimane. E visto che gambe e schiena mi sono sembrati reggere il peso delle ultime corse non ho potuto dire di no a qualche chilometro in più lungo la ciclabile che risale il Lambro nel cuore della Brianza. Panorami che riappacificano mente, anima e corpo. Una lunga rincorsa verso la stagione invernale.

Mi sono rimesso a sgambettare in coda dietro a Zio, Mario e Marco, in compagnia anche di Francesco. Cosciente degli ultimi errori questa volta in pantaloncini corti e maglia più leggera. E' andata nettamente meglio. Anche perchè la mattinata, diversamente da quanto successo con la nebbia in martesana, ha presentato sole e cielo azzurro. La cosa strana è stata trovare il Parco di Monza quasi deserto. Vero che non fosse domenica, ma comunque è stata una giornata di festa. Evidentemente non per tutti ferie significa anche corsa. Direzione opposta rispetto al week-end per attraversare il parco costeggiando l'autodromo e risalire verso la Brianza. Strada che conosco molto bene essendo esattamente la stessa del tratto iniziale della Monza-Montevecchia.

La cosa che mi ha preoccupato maggiormente è stata la distanza. Non correvo più di dodici chilometri dalla Maratona di Valencia e il giorno successivo era iniziato il fastidioso problema alla schiena che ancora mi sto trascinando. Ma, diversamente da quello che mi ripropongo e poi non faccio mai, l'andatura iniziale è stata tranquilla crescendo poi piano piano col passare del tempo. Quello che ci vuole in questo periodo per riprendere confidenza con la strada. E per dare tempo al corpo di riabituarsi allo stress dei chilometri. Non mi ricordo esattamente quando fosse stata l'ultima volta sulla stessa ciclabile, probabilmente un paio di anni fa, ma ho perfettamente presente quell'uscita. Sempre nella pausa invernale, immersi nel freddo dell'umidità e della nebbia, insieme a Cris e agli amici di Villasanta.

Ben sapendo la direzione che stavamo prendendo mi sono goduto il Lambro. Diverso dal Naviglio, diverso dall'Adda, ma sempre un piacere da gustare. Acqua tranquilla che scorre dentro alla stretta valle rocciosa. Solo in alcuni tratti scoscesi il rumore è più forte, quasi rilassante, ovattato dall'apparente calma dormiente creata dall'autunno. La pista ciclabile completamente ricoperta dalle foglie cadute dagli alberi. Le roccie verdi di muschio e marroni di terra che seguono il corso del fiume, fiancheggiate dalla parte opposta della strada dalle paratìe in legno nei punti più pericolosi. Silenzio interrotto solo dal rumore dei passi e dalle poche bici che ci sfrecciano affianco. Il profumo di terra e umido. Un mondo che tanti conoscono, ma del quale certe volte si sente il bisogno. Il richiamo. Come per purificarsi.

Il passo è andato poco a poco aumentando, ritmato dalle curve e dai piccoli sali-scendi naturali della strada. Poche parole e tanti fatti. E come in ogni corsa di gruppo che si rispetti, lungo la strada del ritorno le strade si sono leggermente divise. Diluite. Io ho seguito Mario nei suoi cambi di ritmo e di percorso mentre Francesco, Marco e Zio poco alla volta si sono allungati staccandosi dietro di noi. Nessuno spazio per parlare quando il passo si fa più veloce, ma solo la voglia di aumentare sempre di più, per dare sfogo alle gambe e sentire l'adrenalina salire verso un traguardo immaginario che un passo prima si spera sia ancora un po' più in là e in quello successivo si vorrebbe subito davanti. Siamo ritornati sull'asfalto del Parco di Monza, col gps che ha suonato sempre prima ad ogni chilometro, ma senza sapere a quanto stessimo correndo. E' stato solo il piacere di farlo. Sognando nuovamente un pettorale da indossare. Esattamente al 19 Km ci siamo fermati, dopo un viaggio 1h 29' 42". Non è stata la stanchezza ad avere il sopravvento. Forse solo un po' di freddo dopo qualche minuto da fermi. Sarei ripartito ancora e ancora e ancora. Basta poco per capire quello che ci piace fare. Basta farlo per saperlo.