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Prova e riprova

Per una volta ho fatto davvero quel che si dovrebbe fare. Stop. Ascoltare il corpo e consigliarsi come se non si stesse parlando solo con sè stessi. Dopo prove e riprove tra singoli allenamenti e successivi mal di schiena ho deciso di farmarmi per cercare di capire se il riposo avrebbe potuto giovare di più, anche se non è stata la corsa la causa principale dei miei problemi. Sono passati cinque giorni. Poi due giorn. Ed oggi correrò ancora.

Dopo la corsa a Monfalcone della scorsa domenica ho deciso di dare un taglio drastico per cercare di lasciarmi alle spalle il prima possibile questo periodo. Un allungo deciso verso il traguardo. Per cui cinque giorni di pausa e solo qualche seduta di fisioterapia e stretching. Con la schiena non si scherza. Inutile stare bene di corsa e soffrire il giorno successivo. Ci è voluto un po' di tempo, ma poco alla volta i muscoli si sono arresi alla pazienza e alle sante mani di William. Perchè poi il problema non è stato così semplice da risolvere. Conoscere con precisione causa e fastidio permette di trovare subito l'antidoto per la guarigione. Dolore o indolore che sia. Ma nel mio caso siamo dovuti andare un po' per gradi, quasi a tentativi. L'unico fatto certo è stato che la schiena fosse completamente contratta, come se mi fossi insaccato. Muscoli rigidi e chiusi in una postura del tutto innaturale. Prima i quadrati dei lombi, poi gli (notare il plurale) psoas, il gluteo, il dorsale, il trapezio. Di tutto e di più. Una volta sbloccato uno è stato il turno dell'altro e un po' alla volta la schiena si è rilassata. E sono anche riuscito finalmente a dormire meglio. Il perchè non è dato saperlo? Di ipotesi ne ho fatte, ma di sicuro la causa non è stata una sola.

Sabato ho potuto poi finalmente riprovare a correre. Sono ormai tre mesi che i problemi si susseguono e anche solo correre 8 Km diventa stancante. Ma la cosa buona è stata non sentire dolore e fastidi. Inizialmente, per i primi tre chilometri sono stato bene. Corsa sciolta, nonostante il freddo pungente a cui dovrò abituarmi, gambe reattive e schiena rilassata. Sul Naviglio non ho quasi incontrato nessuno. Non mi sono quasi neanche reso conto dell'arrivo dell'inverno in questo periodo, podisticamente parlando. Sono passato dalla primavera valenciana alle temperature rigide della pianura padana. Ma col passare dei minuti la fatica del non-correre è aumentata. Pensare che solo due settimane fa di chilometri ne avevo fatti ventiquattro. E anche la schiena ha provato a dirmi qualcosa. O forse è stata solo l'influenza e la preoccupazione di una possibile ricaduta.

Guardando a posteriori la registrazione del gps ho notato comunque un aumento di velocità costante. E ciò è cosa buona. Anche perchè ho corso totalmente a sensazione e sapere che le gambe hanno mantenuto la tendenza e la capacità del progressivo mi dà almeno un po' di fiducia. Oggi riproverò ancora dopo una giornata di pausa. Qualche chilometro in più, giusto per dare un po' di strada alle gambe e basta. Non nego che la paura di non riuscire ad uscirne sia tanta. Ma forse, senza pensare troppo in là, poco alla volta si risistemerà tutto. Mi manca tapasciare, come mi manca non essere in pista per le ripetute. Mi manca il pettorale. E ancora di più non avere corse o gare da raccontare, da rivivere, da condividere. Corro e scrivo. Ma senza correre, anche le parole a volte vengono meno.