2 Km risc. + 1x5000 al max + 2 Km def.
Ci sono sempre tanti modi per interpretare un allenamento o una gara. Dipende dallo stato di forma, dallo stato d'animo, dalle aspettative che si hanno, dal risultato ottenuto, dal clima. E uno stesso tempo, una stessa performance, assume un significato diverso. L'importante è imparare a leggere tra le righe. Saper interpretare tutti i segnali che si hanno. Sapersi accontentare dei risultati raggiunti o trovare gli stimoli per ripartire più forte. Essere onesti con sè stessi, soprattutto. Non nego che dall'allenamento di stasera avrei voluto qualcosa di più, ma bisogna anche fare i conti con il contorno. Col periodo. Il clima. Le giornate. Credo di non essermi mai trovato in uno stato psico-fisico così buono a fine luglio. E se tutto andrà come deve andare, settembre ottobre e novembre saranno mesi da ricordare. Ma tutto comincia già adesso.
Per come stanno andando le cose, credo di aver fatto la scelta giusta. Rilassarmi appena finiti gli impegni più grossi e ricominciare senza fretta a riprendere confidenza con la velocità. Caldo permettendo. Ma anche senza affanno. Si fa quel che si può quando si può. Ma se poi vado a rileggere il calendario del mese di luglio trovo praticamente solo tre giorni di pausa su ventisette. Eppure la cosa non mi ha pesato, probabilmente perchè fatta con coscienza. Spingere quando si riesce, rifiatare quando serve. E l'allenamento di stasera è stato proprio uno di quelli in cui il piede doveva essere schiacciato sull'acceleratore.
Sono rimasto in dubbio fino all'ultimo se correrlo al fresco del mattino della Val d'Aosta o aspettare il rientro in città e sfruttare la velocità delle gambe in serata, ma con il rischio di rimanere vittima del caldo. Ho optato per la seconda ipotesi. Ho cercato e sperato di trovare una garetta per sfruttare il lancio agonistico ma purtroppo questo non è periodo nemmeno per le serali. Così mi sono accontentato dell'alzaia del Naviglio. Fortunatamente il tratto che va, senza interruzioni e incroci, da Bellinzago a Inzago è lungo, tra andata e ritorno, poco più di 5 Km. Praticamente perfetto, dritto e pianeggiante. Di contro ho avuto altri fattori: nessuna spinta agonistica che in gara ti permette di fare stringere i denti un po' di più, il caldo non asfissiante come negli scorsi giorni ma sempre sui 30°C, la stanchezza nelle gambe per la salita sui 3000 m del Parco del Gran Paradiso del giorno prima. Ma nessun alibi.
Già mi devo ritenere fortunato d'avere un percorso perfetto per un allenamento simile, con due chilometri di riscaldamento e defaticamento per arrivare/tornare dal Naviglio. Due chilometri che mi hanno dato fiducia e quando il bip del cronometro ha dato il via alla mia corsa contro il tempo è stato quasi come sentire lo sparo della pistola in gara. Vantaggio/svantaggio di correre contro sè stessi è non farsi trascinare al primo chilometro ad un passo troppo veloce, ma anche non avere alcun riferimento se non le proprie sensazioni. Sono rimasto indeciso se provare a correre senza mai guardare gli intermedi, ma alla fine ho preferito controllare il ritmo ad ogni chilometro. Fortunatamente la ciclabile è stata abbastanza sgombra visto l'orario e non ho avuto nessun ostacolo o distrazione. E dover dividere la fatica in sole due parti tra andata e ritorno è stato un ottimo aiuto psicologico. Non ho spinto al massimo nel primo intermedio e tutto sommato il 3' 36" dopo mille metri è stato quello che avrei voluto. Gambe affaticate, ma che hanno tenuto bene il ritmo. Il trucco per ingannare la mente è stato quello di mettermi dei traguardi intermedi di volta in volta, grazie ai riferimenti che ho correndo tutti i giorni su quella stessa strada. Il 3' 39" al secondo chilometro mi ha un po' sorpreso, ma è andato bene in vista della seconda parte che sarebbe iniziata dopo il giro di boa. Pensavo che dover completamente invertire la rotta mi avrebbe fatto perdere qualche secondo prezioso e invece i primi metri mi hanno regalato un'accelerazione insperata. Forse anche grazie all'incrocio con Chiara, che nei successivi duecento metri mi è rimasta davanti facendomi da lepre fino a quando non l'ho raggiunta e superata. Risultato di nuovo 3' 36". Dopo tre chilometri le gambe hanno iniziato però a fare fatica e gli ultimi duemila metri non sono stati una passeggiata. Psicologicamente un vantaggio perchè il più è fatto, ma una lotta continua per non mollare la spinta delle gambe. E leggere 3' 40" allo scoccare dell'ultimo chilometro non è stato certo d'aiuto. In gara probabilmente ci sarebbe stata tutt'altra reazione, ma non avere avversari con cui combattere per una posizione in meno e non avere qualcuno da raggiungere o da cui farsi trascinare è stato uno svantaggio e anche nell'intermedio finale il tempo non è andato oltre un 3' 39". Speravo di chiudere meglio, sotto i diciotto minuti, ma per ora mi accontento dei 18' 12" portati a casa.
Ho aspettato qualche minuto che arrivasse Chiara riprendendo fiato, per poi tornare insieme piano piano per gli ultimi due chilometri di defaticamento. Fatica che si è dissolta quasi senza che me ne accorgessi. Avessi corso al mattino non credo sarei riuscito a ripetermi in meglio. Direi che meglio di così non sarebbe potuto andare.