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Marcia dell'Approdo (Rivolta d'Adda)

Sarebbe dovuta essere una domenica di gara o almeno di ripetute lunghe e veloci. Ma come capita spesso in questo periodo, navigo molto più a sensazoine che a cadenza tabellare. E' lo scotto da pagare quando le temperature superano certi limiti. Una parte di lavoro però ho cercato di recuperarla in settimana correndo venerdì sera al Circuito serale di Orino, quando in realtà avrei dovuto riposare. Ma meglio approfittare delle condizioni climatiche favorevoli e delle poche gare di questo periodo. E, anche se avrei voluto dedicare la domenica al riposo mancato in settimana, alla fine con Chiara abbiamo deciso di andare a tapasciare insieme in quel di Rivolta d'Adda. Marcia dell'Approdo che ho corso per la prima volta, pur conoscendo già bene tutto il percorso, essendo disegnato sulla falsariga di quello invernale della Strarivolta. E non è certo stata una passeggiata.

Il nemico numero uno, neanche a farlo apposta, è stato il gran caldo. Il tempo di iscriverci alla corsa, tornare all'auto e cambiarci e la temperatura si è trasformata da accettabile (circa 27°C) a fastidiosa (sui 30°C). Ma parliamo di una decina di minuti. E in quel momento non ho affatto invidiato tutti quelli che alla Maratona della Franciacorta si stavano accingendo a partire per l'ultima delle tre tappe del week-end. Il percorso è stato tutto disegnato nelle campagne che costeggiano l'Adda. Discesa a sud lungo i campi e ritorno verso il paese scivolando lungo la sponda del fiume. Ho riconosciuto subito i sentieri corsi tante volte e per più di una nella stessa giornata per allungare il cronometraggio in periodo di maratona. Correndo insieme a Chiara non ho mai controllato il passo, sicuramente più agile per me e un po' più spinto per lei. E nonostante tutto faticoso.

E' incredibile come lo sbalzo termico riduca le energie. Doversi auto-temperare ruba costantemente forza alla corsa. Sapersi vestire in maniera corretta e saper riconoscere il giusto passo è importante, soprattutto in giornata come queste. Attraversando i sentieri ho visto tanta gente correre a petto nudo. Mi chiedo quanto la cosa possa essere realmente intelligente, al di là del punto di vista del buoncostume. Faccio un ragionamento a voce alta. Correndo senza maglia il sole scalda direttamente la pelle. Aumentando la temperatura della pelle, aumenta la produzione di sudore che serve ad abbassare la temperatura corporea esterna. Ma correndo senza maglia il sudore evapora quasi istantaneamente. E il ciclo si ripete. Tutte energie bruciate a vuoto. E (credo) solo la sensazione benefica dell'aria un po' più fresca sulla pelle. Con una maglia tecnica, soprattutto quelle termiche, la situazione dovrebbe essere invece ben differente, con il tessuto che aiuta il corpo a controllare la temperatura. Ci penserei quindi un po' su prima abbandonare una maglia per avere meno caldo. Situazione inversa invece a quelli che ancora si ostinano ad uscire coperti come se fosse inverno.

Fortunatamente buona parte del percorso, soprattutto nel ritorno verso Rivolta lungo il corso dell'Adda, è stato coperto dall'ombra degli alberi. Una differenza enorme dallo stare al sole. Anche perchè ad affaticare le gambe ci aveva già pensato il terreno, per molti tratti molto sconnesso, passando dai sentieri carrai per i trattori in mezzo ai campi, alle vie sabbiose lungo il fiume. Credo che nonostante non abbiamo corso i 13 Km a ritmo sostenuto, l'1h 02' 12" sia stato un buon allenamento. Anche a giudicare dalla fame che ho avuto una volta arrivati al ristoro finale. Pane&Nutella e acqua&menta posso essere una colazione di tutto rispetto. Soprattutto dopo aver corso praticamente a digiuno.