Diminutivo, semplice
Predico bene e razzolo male. Malissimo. Se (forse) prima di iniziare a correre provassi anche ad ascoltarmi, potrei anche riuscire a portare a casa un'usicta sotto il caldo senza ritrovarmi sfinito. Che l'allenamento in programma non sarei riuscito a farlo sotto i 36°C della serata era abbastanza evidente. Sarebbe bastato rendersene conto e magari partire un po' più piano. Ma la voglia di fare è quella che a volte ci frega. Soprattutto quando ci si sente bene. Alla fine invece di un progressivo, o meglio, di una prima metà di allenamento lenta e una seconda un po' più veloce, ne è uscito esattamente il contrario. Ritmo troppo alto fin dall'inizio e drastico calo di energie ritornando verso casa. Praticamente un diminutivo. Un errore da principiante. Semplice.
Non basta leggere il programma settimanale per programmare. In questi giorni è anche necessario saper scegliere, decidere, riflettere. A che ora uscire, mattino o sera. Che ritmi tenere, in base al caldo. Che allenamento svolgere, solo lento o anche veloce. E se avessi fatto tutto questo, probabilmente adesso starei scrivendo tutta un'altra storia. Avrei dovuto correre 14 Km, sette lenti a 4' 40" e sette più veloci a 4' 00". Ma il risultato finale è stato (im)prevedibile. Nonostante il caldo quando sono partito le gambe stavano bene e avevano voglia di correre e infatti i primi due chilometri sono stati fin troppo veloci. Mi sono anche un po' sorpreso di come il ritmo fosse alto ben oltre il dovuto. Ma non mi sono allarmato più di tanto, pensando solo a ridurre il passo ed a godere della serata. Non molti i runner lungo il Naviglio Martesana. In prevalenza donne. Mentre quasi tutti gli uomini incrociati senza maglia. E nonostante il caldo la fatica ha latitato ad uscire. Ho cercato l'ombra nei pochi tratti dove è stato possibile ripararsi ma fino al quinto chilometro non ho avuto particolari problemi. Poi la situazione è drasticamente cambiata.
Arrivato ad Inzago, ho cominciato a sentire le gambe molli, deboli, non più reattive. Ho approfittato dell'unica fontanella prima del giro di boa per una veloce rinfrescata ed ho poi ripreso il ritmo. Ma l'acqua fredda non è bastata. A rotta invertita il cambio di ritmo non c'è stato. O meglio, c'è stato per qualche chilometro, ma non come sarebbe dovuto essere. La cosa più intelligente che avrei potuto fare, sarebbe dovuto essere partire 10"/15" più lentamente (4' 50"/55") e provare il cambio di ritmo nel ritorno alla stessa maniera (4' 20"/25"). La fatica sarebbe stata la stessa dell'allenamento previsto in condizioni normale e non sarei arrivato a casa strisciando. Chissà se per la prossima volta avrò imparato. Il ritno invece è stato tutt'altra cosa.
Le gambe, ritornati al parchetto della prima sosta, si sono indebolite passo dopo passo. L'acqua non ha ridato vitalità per più di qualche secondo. E il ritmo è calato inesorabilmente, vittima dei piccoli cambi di pendenza e del sole ancora troppo caldo. Ho sentito il cuore battere troppo velocemente rispetto i miei standard e per due volte ho approfittato dell'ombra trovata lungo l'alzaia per fermarmi qualche secondo a recuperare. Cosa che non mi era mai capitata prima. Fortunatamente quando vedo che le cose non vanno per il meglio ho imparato a non fingere di essere un supereroe. E caracollando qua e là, provando a superare qualche bicicletta fin troppo lenta e distreggiandomi nel traffico nell'ultimo tratto di strada, mi sono potuto finalmente fermare e riprendere fiato dopo 1h 03' 21" di sofferenza. Non invidio chi decide di provare ad iniziare a correre in questo periodo. In realtà, non sa ancora cosa si perde e vede solo il lato oscuro della corsa.