Ripetute 20x200 42" rec. 60"
Per molti è un tabù, per altri la motivazione per iniziare. Parlo del caldo. Del sole. dell'estate. Ma credo non ci sia periodo più difficile in tutto l'anno per correre. Soprattutto quando le temperature diventano estreme come negli ultimi giorni. Eppure vedo ancora gente correre con pantaloni lunghi e pinocchietti (soprattutto donne), giacche smanicate. Ma anche, fortunatamente, molti con la borraccia dell'acqua in mano. Da un estremo all'altro. Ed io mi ritrovo in mezzo. Credo che per correre in questo periodo sia necessario esclusivamente il buon senso. Non sempre è possibile scegliere le ore migliori e più fresche al mattino, ma è sufficiente conoscersi un po' per sapere quanto chiedere ancora alle gambe e ai polmoni e quando fermarsi e rifiatare. Anche una volta in più. Non è adesso il momento di fare gli eroi. Adesso è il momento imparare a soprav-vivere da comuni mortali.
E quando sono uscito per ripetute in pista pensavo proprio a questo. A quando sarebbe arrivato il momento di prendere il coraggio e dire stop. Ho notato nelle ultime uscite che anche con l'afa e il caldo inizialmente il passo si è sempre assestato sui ritmi abituali. Un po' a sorpresa. Salvo poi accorgermi, dopo la metà dell'allenamento, di avere le gambe pesantissime e le forze ormai allo stremo. Sarebbe meglio quindi imparare a dosare le energie fin dall'inizio e correre qualche secondo più lento (10/15"), per avere qualche residuo in più da spendere nel finale. E così ho pensato di impostare l'allenamento, anche se la scorsa settimana ero riuscito a correre bene. La novità di giornata è stata avere ai piedi le nuove Nike Zoom Elite 8, rielaborazione del vecchio modello nella nuova ottica della famiglia Zoom: tomaia in flyknit e maggiore spinta grazie al drop abbassato, le novità più grosse. Ma di questo parlerò dopo averci macinato un po' di chilometri. Spero solo che i vecchi difetti siano stati corretti.
Ad accogliermi, come sette giorni fa, sono stati gli irrigatori del campo da calcio. Ma questa volta purtroppo solo per qualche minuto. L'ombra è sempre rimasta però a coprire i 200 m scelti per le venti serie di ripetute. Per comodità e dato il gran caldo ho sostituito i 60" di recupero con gli altri 200 m per completare il giro di pista, non preoccupandomi del tempo ma solo di riprendere le forze. In realtà per la prima parte di allenamento i secondi sono anche stati meno, aumentando poi man mano fino alla fine. Ma per rimanere in piedi non avrei potuto fare in altro modo. Le prime dieci serie in senso antiorario non mi hanno dato grossi problemi. Non ho spinto da subito al 100% per non bruciare tutte le energie, ma sono sempre stato nell'intorno dei 40". Ma ad ogni giro la situazione fisica è andata leggermente peggiornado.
Mentre le gambe sono diventate sempre più pesanti, la testa ha dovuto combattere duramente per resistere ad affaticamento e surriscaldamento fisico. Cambiando la direzione di corsa in senso orario per gli ultimi dieci giri (in pista c'ero solo io e quando posso cerco di bilanciare le curve su entrambe le gambe per non crearmi inutili scompensi, nda) il conto alla rovescia è diventato quasi uno strazio. Come mi succede quasi sempre (a ancora non ne ho capito il motivo), cambiando direzione ho iniziato anche a correre leggermente, ma involontariamente, più forte. E di conseguenza anche la fatica è aumentata. La canotta si è inzuppata completamente di sudore, le gambe sono diventate rigide e ogni movimento più legato, il recupero necessariamente più lento. Ma finchè il cronometro mi ha dato supporto è stata una spinta in più. Fino a quando ho sentito che continuare non avrebbe avuto più senso. A tre ripetute dal termine, quando il gps ha segnato 43" ho deciso di prendere la direzione della fontanella. Acqua fresca (tiepida) in testa, qualche sorso e qualche minuto per riprendere le forze. E' bastato poco e sono ritornato a terminare da dove avevo lasciato, 10,7 Km in 46' 57". Meglio essere prudenti e prendersi una pausa in più quando le forze cedono, piuttosto che insistere e ritrovarsi poi, nel migliore dei casi, con un infortunio. Sono cose che si imparano strada facendo. I chilometri non vanno solo macinati, ma devono anche trasformarsi in esperienza. Potrebbe essere quella la prossima volta a farmi arrivare prima al traguardo.