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Praga RunCzech

E' stata una due-giorni strana. Sveglia presto e corsa metropolitana in aeroporto. E appena atterrato subito su e giù per il centro, lungo il pavé, in mezzo ai turisti. Poi una lunga discesa sulla sponda ciclo-pedonale del fiume, seguendo il corso dell'acqua. Gambe stanche e i muscoli che mi hanno sempre ricordato di avere qualche problema. Ma tutto mi ha riportato all'ultima trasferta prima dell'estate a Salisburgo. Corsa serale e scarico mattutino. Ma erano altri tempi. Questa volta è stata solo una passeggiata. Bella. Come bella è la stessa Praga. Ma senza quel sapore che sa regalare la corsa. E' mancato quel gusto piccante dato dal vedere scorrere tutto velocemente, di scegliere destra o sinistra senza avere il tempo di pensare, di prendere in mano la cartina e decidere. Quel sapore dolce di colori che si mischiano veloci, passando dalle strade trafficate ai vicoli del centro, dai parchi verdi attraversati in un secondo, ai palazzi colorati che si affacciano sul fiume. Quel profumo fresco e pieno regalato dal vento che soffia sempre contrario raccogliendo odori e rumori della città in movimento.

E' stato diverso, strano. Mi è mancato non poter scendere nella hall in canotta e pantaloncini e passare in mezzo alle giacche incravattate che aspettano l'arrivo della navetta per andare in centro. Ma soprattutto mi è mancato quel rito ormai quasi sacro di scoprire la città sotto i piedi. Averla ad un passo e non poter saltare. Un'occasione fuggita, un'avventura mai nata.

La gamba, seppur malandata, è stata comunque una buona alleata. Mi accorgo di non camminare bene, un po' intimorito dalla paura di peggiorare la situazione, un po' dai muscoli che non lavorano bene. La cosa inusuale è il fastidio persistente che invece ritorna ogni qualvolta stia seduto o mi fermi troppo in piedi. Una cosa strana, mai successa. Ma viste le sensazioni in movimento, spero che la non staticità possa essere positiva. Speriamo.

Di sorprendente invece c'è quello che ho scoperto sul running Ceco. Quello senza la "i", che si vede e soprattutto si sente tra la gente. Un movimento in parte figlio d'Italia (il fondatore e patron è il napoletano Carlo Capalbo, nda) amata e martoriata quando si parla di maratona, ma che invece ha avuto un gran seguito e un'enorme crescita in Repubblica Ceca da quando il progetto RunCzech è nato vent'anni fa. Grandi numeri, grande partecipazione, grande passione e anche grande innovazione (ne parlo più approfonditamente nel prossimo numero di Runner's World). Ho quasi sofferto nel vedere scorrere le immagini di diecimila, mezze, maratone. Mi sono emozionato al pensiero di ritrovarmi alla partenza e all'arrivo. Che sia Praga, Valencia o Milano non fa differenza. Quello che davvero conta è esserci. Rivivere il rito dei quarantadue chilometri ancora. E poi ancora. Perché, se ancora non lo avessi capito, è quella l'essenza della corsa. E' solo questione di saper aspettare. Aspettare. Aspettare...